Stavo uscendo dall'aula in cui si era svolta l'ultima lezione di quel tranquillo venerdì.
L'ultima settimana mi aveva aiutata a risolvere questioni irrisolte e nonostante il mio ricovero avesse causato altri problemi, alla fine questi si erano conclusi grazie all'aiuto di persone da cui non mi sarei mai aspettata nulla.Tutto stava tornando alla normalità, ma avevo ancora una questione irrisolta, una questione che non sarebbe potuta terminare subito.
Il professor Law lo sapeva e speravo che lo stalker non lo scoprisse, non sapevo fino a che punto si sarebbe potuta spingere una persona del genere. Ovvero una persona che ti perseguita senza motivo, che ti droga ad una festa senza farsi scrupolo e che fa soffrire le persone per soddisfare i propri desideri. Non volevo che si vendicasse su di qualcuno che non fosse colpevole, se non altro di aver capito i miei problemi.
In fondo dopo l'accaduto in ospedale con il 'dottor Lee', il maniaco sapeva che non avrei parlato con nessuno di lui.
Il professore di letteratura era perspicace, anche se non ci sarebbe voluto molto a capirlo, lui era stato l'unico. Mi aveva consigliato di seguire un corso di psicologia e, nonostante all'inizio non ne volessi sapere, poi vi riflettei e decisi che forse avrebbe potuto rendermi le idee più chiare.
Forse avrei potuto capire meglio la situazione oppure ciò mi avrebbe aiutato a far luce sugli aspetti bui dello stalker. Avrei potuto individuare e capire la sua malattia mentale, avrei potuto capire chi fosse.
Ben presto arrivai nell'aula di letteratura, dove ci si sarebbe potuti iscrivere ai vari corsi offerti dalla scuola ogni anno.
Entrai e vidi che all'interno vi erano soltanto tre persone intente a firmare i moduli d'iscrizione.
I banchi erano stati disposti lungo il perimetro della camera e su alcuni di essi vi erano state poste delle cartelline con accanto la scritta che indicava il corso.
In quel momento oltre a me e a quegli sconosciuti non vi era nessuno, così andai a compilare l'iscrizione per il corso di psicologia.
Inserii tutti i dati richiesti e, una volta guardatami intorno, uscii dalla stanza.Sospirai, sapevo che quella scelta era giusta, ma odiavo combattere quella guerra che io di certo non avevo iniziato.
Pensando a ciò, tenevo la testa bassa, finché ad un tratto non mi accorsi della figura di qualcuno davanti a me. Alzai lo sguardo e mi accorsi della presenza del professor Law il quale stava entrando nella sua aula.
Mi sentivo in imbarazzo a parlare con lui, soprattutto dopo averlo preso sfacciatamente in giro ed essere scappata.
In fondo voleva solo aiutarmi, ma io non potevo permettere che anche lui fosse in costante pericolo.Cominciai a torturarmi le mani.
"Ciao Nicole, come mai sei qui?" chiese sorridente.
"Hem...mi sono iscritta al corso di psicologia." dissi, abbassando nervosamente lo sguardo.
"Oh bene, quindi hai riflettuto sul consiglio che ti ho dato." concluse ed io annuii, cercando di guardarlo.
"Stai calma, andrà tutto per il meglio. Se questo corso non ti sarà utile, almeno avrai la mente impegnata. Pensa ai lati positivi." disse, lanciando un'occhiata alle mie mani.
Smisi di muoverle in quel modo insano.
"Sì...ascolti mi dispiace per-" mi interruppe.
"Non preoccuparti, ti capisco. Sicuramente questa reazione non è stata nulla di particolare in confronto ad altre, mi hai solo mentito spudoratamente. Lo fanno tutti per proteggere le persone che amano." affermò, sorridendo dolcemente.
"Anche lei lo farà, non è così? Manterrà il segreto?" mi accertai.
"Non so di cosa tu stia parlando." rispose sorridente e mi sorpassò per entrare nella sua classe.
Mi girai verso di lui e "Grazie." dissi.
Fece un cenno del capo e mi allontanai, quella conversazione non era stata così tremenda come mi ero aspettata.
***
"Lo sai che poi ne dovremo parlare con i nostri amici, vero?" chiesi retoricamente a Jason.
"Sì, ma per ora voglio tenere questa cosa ancora per noi."
"Beh, loro non sono stupidi, capiranno che adesso stiamo insieme. Poi Nora è una tale insinuatrice di idee puramente inventate dalla sua fantasia..." affermai, ridacchiando.
Ovviamente non lo intendevo come insulto."Sì, è un po' svitata...in senso buono." si spiegò alla fine.
"Già. Ma perché non vuoi che nessuno lo sappia?" domandai, girando la testa verso l'alto, per guardarlo negli occhi.
Eravamo seduti in un angolo appartato della biblioteca della scuola, Jason sul pavimento ed io appoggiata con la testa sulla sua spalla sinistra.
"Io...vorrei solo vivere questa cosa tra di noi, non voglio che qualcuno ci pressi a causa di questo. Voglio...non so come spiegarlo, ma è come se volessi ancora pensarci un po' su." affermò ed io mi allarmai, sedendomi di scatto davanti a lui.
"Non...non sei sicuro?" inarcai leggermente le sopracciglia.
"No, ma certo che sono sicuro! Sono innamorato di te da tempo, questo lo sai, ma..." lasciò la frase in sospeso, abbassando lo sguardo.
"Ma cosa?"
"Voglio esprimere i miei sentimenti nei tuoi confronti, voglio capire quanto sia forte quello che provo per te..." affermò e mi guardò negli occhi.
In quel momento ero visibilmente rilassata dalle sue parole.
"Sai, è un ragionamento un po' strano, ma lo capisco. Aspetteremo fin quando non te la sentirai." affermai, avvicinandomi a lui per baciarlo.
Ogni volta sentivo di osare un po' nel farlo, ma sapevo che lentamente ci avrei fatto l'abitudine. Io ero innamorata di lui e lui era innamorato di me, non c'erano problemi. In quel momento tra noi era tutto perfetto.
Quando ero con lui mi piaceva sentire lo stomaco in subbuglio, il battito accelerato e il cervello annebbiato dai sentimenti."Posso farti una domanda?" mi sedetti a gambe incrociate e lui mi prese le mani, accarezzandole.
"Certo, dimmi." sorrisi, notando il suo nervosismo.
"Quando sei stata male...sì insomma...alla festa," annuii, probabilmente pensava che non ne volessi parlare più, ma per me sarebbe stato inutile rinnegare il passato "io voglio sapere perché." affermò.
"Perché cosa?"
"Perché ti sei sentita male? Capisco quando menti, adesso hai il battito del cuore accelerato. Poco fa eri tranquilla e adesso ti stai innervosendo." disse, facendomi notare il fatto che avesse le dita poggiate sul mio polso.
"Jason, ti ho detto che non lo so e non ne voglio parlare, non ora."
"Non ti fidi di me?" chiese affranto.
Non sembrava, ma lui in realtà era molto sensibile.
"Non è di te che non mi fido, ti affiderei la mia stessa vita, ma non è questo il problema. Per favore, non voglio affrontare ancora questo argomento, oramai è inutile. È finito tutto e dobbiamo andare avanti."
Oramai qualunque prova era scomparsa, lo stalker era sempre un passo avanti a tutti e sicuramente non si sarebbe fatto beccare per qualche imprudenza del genere. Non avevo speranze di riuscire a trovare qualcosa, o almeno non ancora.

STAI LEGGENDO
Fallen In Florida
Mistério / Suspense[ COMPLETA ] Nicole, giovane donna di quasi vent'anni, è costretta ad accettare una borsa di studio in un ambito istituto in Florida, a Miami, e ad abbandonare la sua vita a Londra. Lì dovrà ambientarsi nella vita da collegiale, scoprire nuovi amor...