Capitolo 6

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Correvo tra i corridoi ormai vuoti della scuola alla ricerca dell'aula in cui il preside si sarebbe presentato a noi studenti del primo anno.

Quella mattina mi ero svegliata più tardi rispetto a Nora. Infatti la sera prima avevo dimenticato di organizzare la sveglia e siccome la mia coinquilina pensava che l'avessi impostata più tardi non mi aveva chiamata.
I rumori provenienti dal bagno, provocati dalla mia amica, mi fecero rendere conto di ciò che era accaduto.

Mi ero ritrovata ancora in pigiama davanti a lei che era ormai pronta per uscire. Dopo una breve discussione sul fatto che non avesse pensato al fatto di svegliarmi, entrai in bagno per prepararmi mentre lei già uscì per andare a scuola.

In quel momento non avevo idea di dove il preside avesse raccolto tutti i ragazzi, poi mi venne in mente che probabilmente si trovassero nell'aula magna, lo spazio più grande della scuola.

Cominciai a correre, dovevo arrivare per forza in tempo altrimenti avrei perso la prima giornata di scuola. Infatti dovevamo essere chiamati in ordine alfabetico per ricevere i nostri orari scolastici e se non l'avessi ritirato avrei dovuto aspettare il giorno successivo.

Aprii la porta e con mia grande sorpresa scoprii di aver avuto ragione, fino a poco prima avevo perso le speranze e non pensavo di aver indovinato. Una folata di vento seguì alla mia entrata imbarazzante e improvvisa. Mi si alzarono leggermente i capelli e la mia maglietta ondulò impercettibilmente.
Avevo gli occhi di tutti puntati a dosso, così richiusi il portone ed entrai nella stanza.

Passai tra le file in silenzio, cercando con lo sguardo una sedia libera su cui mi sarei potuta sedere, ma non ne riuscivo a trovare. Inoltre il preside continuava a mantere l'attenzione su di me e tutti seguivano l'obbiettivo del suo duro sguardo.

Ad un tratto una mano si alzò, chiamando il mio nome con voce flebile, la riconobbi. Intercettai la sedia libera e cominciai a passare tra le file fino ad arrivare alla mia meta. Il preside continuò il suo discorso e potei già affermare la mia antipatia nei suoi confronti, mi aveva rivolto fin troppa attenzione che nel suo 'linguaggio' era un rimprovero.

"Sono molto in ritardo? Mi hanno già chiamata?" chiesi a bassa voce, sperando che la risposta fosse negativa.

"Tranquilla, ha iniziato il discorso dieci minuti fa e non ha ancora detto nulla di interessate...penso che ci impiegheremo quasi tutta la prima ora." disse soddisfatto.

"Okay, grazie." sospirai.

"Una gran bella entrata in scena." affermò, ridacchiando.

"Non spettacolare?" chiesi, facendo finta di essere offesa.
Scoppiammo entrambi a ridere, cercando di trattenerci per non dare altro spettacolo.

Dopo un altro quarto d'ora angosciante di parole proferite con lo scopo di convincerci ad amare quella scuola, finalmente passammo agli orari. Solo in quel momento notai il branco di professori, disposti in una fila perfetta, sullo sfondo della scena di cui il preside era protagonista.
Davanti alle schiere di sedie in legno e ferro, il palco grigio occupava un grande spazio e alle estremità vi erano delle grandi tende da teatro rosse. Sui muri laterali vi erano numerose finestre che riuscivano a dar luce al luogo, in fondo non era per niente male.

L'appello cominciò ed io mi ero già preparata ad essere chiamata, poiché il mio cognome iniziava con la terza lettera dell'alfabeto. Accanto a me ora avevo solo Lucas, poiché la ragazza alla mia sinistra era già stata chiamata.

"Qual è il tuo cognome?" chiese improvvisamente il ragazzo.

"Colbay...il tuo?"

"Wood" rispose "fra poco ti chiameranno." considerò.

Fallen In FloridaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora