Capitolo 80

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Quando aprii gli occhi, mi ritrovai davanti il viso di Lucas, o meglio, Klaus.
Spaventata mi spinsi automaticamente contro la colonna, battendo la schiena e assumendo una smorfia di dolore.

"Tranquilla, non sono qui per farti del male, non questa volta almeno." sentii la sua voce entrarmi nelle orecchie e rimbombare fastidiosamente.

"Che cosa...cosa stai facendo?" domandai, cercando di abituarmi alla luce che probabilmente Klaus aveva acceso da pochi minuti.

"Devo disinfettare le ferite, altrimenti dovrò portarti all'ospedale." affermò con naturalezza.

Ma di normale non c'era assolutamente nulla.

Vidi accanto ad esso una cassettina bianca.

Sospirai.

"Che senso ha lasciare che Ray mi faccia del male per poi farmi medicate da te?" domandai.

"Oh beh, gliel'ho chiesto io, mi sembra ovvio.
Lui adora torturare, io preferisco infliggere dolore mentale. So che può essere peggiore...almeno per me lo è stato." affermò, aprendo un barattolo di disinfettante.

Lo fissai in silenzio per qualche secondo mentre era intento a sistemare il necessario.

"Klaus...che cosa ti è successo?" domandai compassionevole.

"Non chiamarmi con quel nome." sospirò frustrato "Ormai sono Lucas, quel nome non mi appartiene più da anni. Mi sono creato una nuova identità, se ci pensi ho solo cambiato la posizione delle lettere del mio nome originale." affermò ed io lo fissai confusa.

Alzò lo sguardo.

"Non potevo cancellare il mio passato, così l'ho riscritto leggermente diverso, a parte per il cognome." spiegò "Il nome per un passato da dimenticare e il cognome per un cambiamento radicale della mia persona, non è difficile da comprendere." aggrottò le sopracciglia.

"Okay." dissi titubante "Allora...cosa ti è accaduto?" riproposi la domanda.

"Ma per favore, non far finta che ti interessi." fece un sorriso amaro, mentre io continuavo a scrutarlo.

"Mi interessa...voglio sapere la tua storia, voglio sapere cosa ti ha spinto a farmi tutto questo. Voglio sapere chi sei." affermai convinta.

Evitò il mio sguardo, tornando alla sua valigetta dei medicinali.

"Te l'ho detto, sono Klaus Colbay, ma non devi chiamarmi così." rispose ovvio.

"Hai capito bene cosa voglio sapere."

Non avevo paura di lui, non riuscivo ancora a collegare il fatto che lui fosse lo stalker che per mesi mi aveva perseguitata.
Ma del resto come potevo farlo?
Lui era lì a guarirmi, nonostante lo stesse facendo contro la sua volontà.

Il mio cervello, però, non era in grado di associarlo alla persona che era veramente.
Per me Lucas era uno tra i miei amici più cari, mentre Klaus era uno delle persone che odiavo di più al mondo: purtroppo alla mia mente apparivano come due ragazzi differenti.

"Credi di conoscermi? Sul serio?" domandò quasi divertito.

"No, conosco solo la tua parte esteriore, ma vorrei imparare a conoscere anche il resto." dissi, ma lui non parlò più.

Ad un tratto sentii un bruciore intenso provenire dalla mia gamba sinistra.
Guardai in basso: il ragazzo stava pulendo rudemente la ferita con dello scottex.

Inizialmente non riuscii a parlare, faceva male la metà di quando Ray aveva tagliato quella zona della mia coscia.

"Che legame abbiamo io e te?" chiesi dopo qualche minuto con una voce quasi strozzata dal dolore.

Fallen In FloridaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora