Capitolo 86

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Jason's POV
Ero in attesa da più di un'ora per essere interrogato dall'FBI, non ne potevo più di aspettare.

Ormai era trascorso un giorno dalla diffusione del video in televisione ed ovviamente tutte le persone con stretti legami con Nicole erano state chiamate per parlare.

Eravamo tutti lì: Nora, Lucas, Clare e Jack.
Mancava solo Jill che a quanto pareva vagava per le strade di Miami senza avere più uno scopo preciso.

I genitori di Nicole erano stati chiamati ma, da quel che avevo capito, avevano affermato di non avere idea di che cosa fosse accaduto alla figlia, rimandando così l'interrogatorio poiché non ritenuto indispensabile.

Voglio dire, se avevano affermato di essere ignari di tutta questa situazione, come avrebbero potuto aiutare?

Sbuffai per l'ennesima volta, agitandomi sulla sedia nel corridoio.

Quando avevo visto Clare e Jack ero rimasto sorpreso, era da mesi che non parlavo con loro.
Mi avevano riferito di essere partiti per raggiungere la città appena avevano visto il video.

In quel momento scoprii tutto sul fatto che Nicole fosse stata isolata da loro e dai genitori e che questi si fossero liberati da quel 'blocco' il giorno della scomparsa della mia fidanzata.

Fu così che riuscii a spiegarmi varie cose a proposito dell'ancora più strano comportamento di Nicole nelle ultime settimane.

"Jason Sykes?" venni chiamato, vedendo Lucas uscire dalla stanza.

Mi alzai.

"Com'è andata?" sussurrai a Lucas, incrociandolo nel corridoio.

"Bene, ma mi raccomando: non farti intimidire. Per loro siamo tutti possibili sospettati." rispose.

"Jason Sykes?" venni chiamato ancora una volta.

"Grazie, amico." lo sorpassai, entrando nella stanza.

Le pareti erano composte da mattonelle bianche lucide, un lungo tavolo in ferro era posto al centro della camera.
La luce era fredda e su di una parete vi era un vetro specchiato tramite il quale mi potevano osservare e ascoltare.

Mi accomodai ad una delle due sedie, l'altra era occupata da un uomo.

"Buongiorno," risposi al saluto "ora le farò alcune domande, risponda solo con la verità e non avrà nulla di cui preoccuparsi." cercò di rassicurarmi.

Devo ammettere che mi sentissi nervoso, non mi ero mai trovato a dover affrontare una situazione del genere.

"Jason Sykes, giusto?" annuii.

"Sono costretto a chiederle di utilizzare la voce, stiamo registrando la conversazione." affermò quello con gentilezza.

Non appariva poi così minaccioso.
L'uomo dimostrava di avere circa cinquant'anni, era un po' in carne e della barba non troppo lunga gli conferiva un aspetto stranamente rassicurante.

"Hem certo...mi scusi." dissi nervoso "Sì, sono Jason Sykes."

"Bene..." mormorò, distogliendo lo sguardo per sfogliare dei documenti "Noto che è molto giovane...come si è trovato in questa situazione?" tornò a fissarmi.

"Lunga storia...dovrei partire da settembre per raccontarle tutto, ma suppongo che abbiate il pdf scritto da Nicole, perciò conosce bene i fatti." affermai, non volevo perdere tempo in domande che avevano già una risposta.

Volevo essere d'aiuto sul serio.

"Sì, ho letto tutto, ma volevo ottenere un suo parere personale." mi fissò.

"C-cosa? Questo che significa?" domandai incredulo "Secondo lei come mi sento in questo momento? Come mi sono sentito per tutto questo tempo?" chiesi retorico.

Non capivo a cosa volesse arrivare.

Dopo qualche secondo rispose.

"Violato, spaventato, impotente, abbandonato, esausto-" lo interruppi.

"E potremmo continuare per ore." conclusi "Voglio essere d'aiuto, veramente, non desidero essere psicanalizzato." sospirai.

"Volevo solo rompere il ghiaccio, non desidero spaventarti...questa situazione non appartiene di certo ad un ventenne." spiegò.

"Ormai ci ho fatto l'abitudine, se prima non mi apparteneva, ora a quanto pare invece sì." abbassai lo sguardo tristemente.

"Perché ha preso di mira proprio lei?" domandò l'uomo.

"Non ne ho idea, nessuno sa chi sia o cosa voglia da Nicole." lo vidi appuntarsi qualcosa su di un blocco per le note.

"Pensi che sia qualcuno che lei non conosca? Uno stalker che in un certo senso l'ha scelta senza avere un reale legame con lei?"

"No, sicuramente no. Ha sempre detto di conoscerla, che le avrebbe fatto pagare ciò che gli ha costretto a far vivere." risposi risoluto.

"'Ha sempre detto'?" ripetè.

"Per messaggio." chiarii.

Egli sospirò, appoggiando la penna sul tavolo e incrociando le dita delle mani tra loro.

"Seguivate delle piste?"

"No...non abbiamo mai scoperto nulla su di lui." ragionai "Aspetti, invece qualcosa avevamo trovato."

Subito ottenni la più completa attenzione dell'uomo.

"Dovrebbero essere due complici, due ragazzi. Uno è legato in qualche modo alla famiglia di Nicole fin da quando lei aveva tre anni, mentre lui ne aveva circa sei o sette.
Non so come, nemmeno lei lo sapeva." parlavo della mia fidanzata al passato perché probabilmente ora conosceva l'identità degli stalker.

"La sua famiglia lo dovrebbe sapere allora, no?" chiese confuso.

"Sì, il padre di Nicole sa chi sia." affermai, cosciente di aver messo nei guai Douglas.

Ma non mi importava, volevo solo salvare la mia ragazza, sua figlia.

"I genitori mi hanno detto di non avere idea che Nicole Colbay stesse vivendo questa situazione." mi riferì.

"Beh, non è vero. Io, Nicole, Jack e Clare durante le vacanze natalizie abbiamo scoperto dell'esistenza di quello che a quel tempo era un bambino.
È stato proprio lo stalker a portarci sulle sue tracce a proposito dell'infanzia: voleva che Nicole parlasse con il padre e ci fosse un litigio.
In questo modo li avrebbe allontanati e isolato la mia ragazza dalla propria famiglia.
Parli con Douglas Colbay." affermai, scandendo bene le ultime parole.

Quello si alzò rapidamente, lo imitai.

"Devo andare, ogni minuto è prezioso.
Grazie per ciò che mi ha detto, la richiameremo in caso ne abbiamo bisogno." mi strinse la mano e uscì dalla stanza, lasciandomi lì da solo.

Fallen In FloridaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora