Capitolo 99

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"Non riesco a credere che tu sia qui." Jason mi prese la mano nella sua.

"Nemmeno io...non immagini nemmeno quanto mi sia mancato tutto questo." mi appoggiai alla sua spalla, sistemandomi meglio sul divano.

"È finita una volta per tutte." sospirò gioioso.

"Già..." mormorai, ricordando come io e Lucas ci eravamo salutati.

Probabilmente ci saremmo visti ancora.

Quando ero riuscita ad uscire da quel luogo, avevo camminato per qualche minuto al buio prima di ritrovarmi davanti la polizia e l'ambulanza.
Subito mi avevano accolta per portarmi in ospedale ed essere controllata.
Ero ferita e denutrita, avevo bisogno di aiuto, ma non feci in tempo ad entrare nel veicolo che svenni esausta.

Mi risvegliai direttamente in ospedale, dove ero stata curata al meglio.
Accanto a me avevo ritrovato Jason e dopo qualche minuto la mia famiglia e le mie amiche erano entrate nella stanza per controllare come stessi.
Mi sentivo assolutamente meglio, ma le troppe domande mi avevano confusa.

Jason mi aveva protetta e aveva fatto distanziare tutti per lasciarmi respirare un po'.
La prima cosa che chiesi fu "Come state tutti quanti?".
Il che fu abbastanza divertente, dato che ero stata io ad essere stata rapita e torturata per una settimana.

Ero uscita da quella sorta di sotterranei in piena notte, al settimo giorno di prigionia.
Mi avevano costretta a rimanere in ospedale un paio di giorni per fare dei controlli.

Mi avevano chiesto che fine avessero fatto mio fratello e Ray ma, confusa, avevo domandato se non li avessero visti fuggire da quel luogo poco tempo prima rispetto a me.

Nemmeno Jason o Jill, che erano appostati in macchina un po' più lontano da lì, avevano visto niente.

Erano spariti nel nulla, ovviamente.
A quella notizia avevo sorriso amaramente.

Cara e mio padre erano già stati soccorsi quando Ray e Lucas erano fuggiti, probabilmente avevano distratto tutti.
Successivamente scoprii che Cara avesse seguito mio padre a sua insaputa, ma per fortuna era stata una distrazione dalla pericolosa situazione in cui ci eravamo trovati io e Douglas.

Nelle settimane successive giornalisti continuavano a provare a intervistarmi, mentre passò più di un mese prima che me la sentissi di raccontare tutto dettagliatamente all'FBI.
Durante il primo interrogatorio che avevo dovuto sostenere pochi giorni dopo essere uscita dall'ospedale era venuto con me anche Jason.

Non ero stata capace di raccontare tutto nei minimi dettagli, ma piuttosto gli avevo fornito le informazioni più importanti nonostante sapessi che non avrebbero mai trovato né Ray né Lucas.

Al secondo interrogatorio avevo riferito ogni piccola cosa ed era durato ore.
Stavolta Jason era rimasto con me solo per poco tempo, egli aveva un impegno a cui però non aveva intenzione di presentarsi pur di rimanere con me.
Gli avevo assicurato di essere pronta a raccontare tutto da sola e, alla fine, era andato via.

Era stato meglio così: in quel modo avrei potuto parlare soggettivamente di mio fratello e di Ray.

"Non mi ha stupito scoprire che nessuno li avesse visti uscire da lì." avevo affermato.

"Cosa vuole dire?" mi aveva chiesto il poliziotto.

"Loro sono molto abili, mi chiedo se abbia mai visto qualcuno migliori di loro. Sono sempre moltissimi passi avanti, non li troverete mai." avevo detto e l'uomo davanti a me era rimasto contrariato.

"Lei sa dove si trovino?" aveva domandato, cominciando a sospettare di me.

"Certo che no, le ho appena detto che sono sempre avanti a tutti noi."

"Okay, mi scusi. Sono costretto a chiederle se lei stia provando a proteggerli."

"Non direi esattamente così.
Ho semplicemente lasciato perdere, voglio andare avanti, senza portare rancore nei confronti di nessuno...a parte per mio padre."

"Mi dispiace molto per ciò che è accaduto a Douglas Colbay."

"A me no. Sinceramente preferisco che egli paghi per i suoi errori, se lo merita."

Al poliziotto non erano andate molto a genio le mie risposte, ma in fondo non poteva capire.

Non ero interessata a perseguitare mio fratello, al contrario di mio padre: era partito tutto da lui.
Mio padre aveva rovinato la nostra famiglia e non potevo disprezzare Lucas se ormai ero divenuta quasi come lui.
La nostra indole era simile e disprezzare mio fratello era come disprezzare me stessa.

Dopo qualche mese la gente smise di fermarmi per strada per pormi domande o farsi foto con me.
Ridicoli.

Trascorse molto tempo prima che smettessi di vedere mio fratello praticamente ovunque.
Ovviamente non era lui, mi sembrava di vederlo: dal supermercato all'università, nessun luogo era escluso.

A volte mi capitava di recarmi in camera sua per dialogare, ma poi mi ricordavo che il mio "amico" era mio fratello e che non c'era più.

All'università tutto sembrava essere più complicato: non riuscivo a concentrarmi, ogni volta pensavo alle lezioni che avevo in comune con Lucas, ma ovviamente in classe poi non c'era.
I professori erano comprensivi e per un po' di tempo mi lasciarono affrontare i miei problemi senza interferire.
A proposito del concorso di scrittura ero arrivata in posizione seconda in tutta Florida: non era assolutamente un risultato negativo, considerando anche che avevo sempre affrontato ogni competizione con altri pensieri nella testa...

Ad ogni modo avevo ottenuto crediti, ora il mio curriculum era stato ampliato e avevo vinto un premio in soldi.
Dopo molto tempo avevo usato la vincita per investire nel mio libro.
Ebbi successo, vendetti moltissime copie in tutto il mondo...ma ora non voglio parlare del mio successo.

Nessuno aveva mai coinvolto il professor Law nella storia del mio rapimento.
In fondo lui non sapeva niente di più rispetto a tutti gli altri che erano stati interrogati dalla polizia.
Avevamo trovato l'occasione per parlare a proposito di ciò, ma non avevamo mai approfondito, del resto i telegiornali erano abbastanza esaurienti.

Mio padre trascorse vari anni in carcere e la polizia si mise sulle tracce di un certo Michael, ma ero cosciente che probabilmente non lo avrebbero mai trovato.
Tutta la mia famiglia era arrabbiata con me per la storia di mio padre, ma io sapevo che quella era la scelta giusta.
Mia madre era disperata, ma oltre a questo non sapevo che fine avesse fatto.
Non la sentii mai più.

Jill era tornata a vivere a Miami, Nora era riuscita a riprendersi e a tornare alla vita quasi di sempre.
La mancanza di Lucas si sentiva moltissimo.

Clare e Jack si erano trasferiti a Miami, lontano dalle proprie famiglie. Ormai anche i rapporti con i loro familiari si erano rovinati dopo tutto ciò.
Persino Jack non era riuscito a sopportare le pressioni dei propri genitori e addirittura dei genitori di Clare.

Giusto, ho dimenticato di dirvi che qualche mese dopo il mio rapimento i miei migliori amici si erano fidanzati tra loro.
Sapete, oggi sono sposati e hanno due figli maschi.

Il rapporto te me e Jason non aveva mai vacillato: il Natale dell'anno successivo egli mi aveva chiesto di sposarlo.
Avevamo ventun'anni, eravamo giovani, ma sentivamo che era il momento giusto per sposarci.

Anche noi avremmo avuto dei figli, per l'esattezza due gemelle, ma dieci anni dopo il nostro matrimonio.

Quando rividi Lucas erano trascorsi molti anni dall'ultima volta.

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