Capitolo 62

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Erano le tre del mattino e quasi nessuno di noi era andato a dormire o era tornato a casa propria.
Grace si era sistemata nella stanza dei miei genitori ed era già andata a dormire da mezz'ora.

Noi ci trovavamo nella sala e stavamo sorseggiando del tè, io mi sentivo tesa.

"Okay ora basta col silenzio." annunciai improvvisamente, risvegliando tutti dai propri pensieri "Dobbiamo parlare di...questo." non riuscii a definire la situazione.

"Cosa c'è da dire? È tutto molto chiaro." commentò Clare, guardando di sottecchi mio padre.

"Dobbiamo parlare dello stalker, è stato lui a fare tutto questo e...io ho un terribile vuoto di memoria di un'ora." ammisi.

"Cosa?" domandò Jack sbigottito.

"L'ultima cosa che mi ricordo è di essere uscita dal locale, poi il vuoto. Successivamente ero sotto casa ed ero completamente lucida...non so cosa sia successo durante quel lasso di tempo, ma penso che c'entri con lo stalker."

Ignorai il fatto che mio padre fosse lì, parlai esplicitamente dell'essere sobria o meno.

"Ma che diavolo..." sbuffò Clare "Preferisco sorvolare l'argomento, almeno non parliamone ora." lanciò un'occhiata contro mio padre e capii.

Lui non doveva sapere troppe cose.

"Beh dobbiamo parlare di questa 'fortunata' coincidenza." mimai le virgolette con le dita e tutti mi fissarono.

"Non è stata affatto una coincidenza, io sono qui per una ragione: lui mi ha contattato." affermò mio padre inquieto.

Tutti ci scambiammo un'occhiata mista tra stupore, confusione e ansia.

"Mi ha detto che dovevo tornare qui immediatamente...più che altro mi ha minacciato. Sono stato obbligato a non avvisarti della mia partenza ma, a proposito del mio arrivo, lo stalker non ha detto nulla."
spiegò.

"Beh è chiaro che volesse creare questa situazione." commentò Jason e tutti annuimmo.

"Mi ha detto che dovevo trovarti se non volevo che ti accadesse qualcosa di brutto, poi mi ha spaventato dicendomi che qui c'era una sorpresa. Non sapevo cosa aspettarmi." continuò mio padre.

"E il vestito di Grace? Io ne ho uno uguale, ovviamente regalatomi da lui." chiarii "Ma forse dovrei chiedermi perché lei dopo tutti questi anni si è presentata qui, avendo ricevuto quel biglietto."

"Hai ragione...tu ed Emma avete continuato a contattarla negli anni, vero?" Clare si rivolse a mio padre.

"Beh sì, ogni tanto le mandiamo dei messaggi a cui lei non risponde mai, ma non ci arrendiamo comunque." affermò mio padre pensieroso.

"Come ha potuto credere che voi sappiate dove lei abiti? Non ha pensato che in quel caso sareste già andati a trovarla molto tempo fa?" aggiunse Jack.

"Ma soprattutto perché è venuta qui? Avrà pur avuto dei sospetti, non penso che sia così ingenua." sospirò Jason "A meno che anche lei in realtà non sia stata minacciata e ci abbia mentito per paura." concluse il mio ragazzo e tutti lo fissammo.

"Hai ragione! Potrebbe anche essere il suo complice, anche se hanno molti anni di differenza non vuol dire nulla." esclamai.

"Come ti viene in mente che lei sia dalla sua parte?" mi chiese mio padre accigliato.

Ricambiai lo sguardo.

"Solo perché è mia sorella non vuol dire nulla, non la conosco e non mi fido di lei." affermai decisa.

"Ma è la tua famiglia." si lamentò lui.

"Beh anche tu sei la mia famiglia eppure stai permettendo a quel malato di mente di continuare questa tortura," mi alzai, afferrando il cellulare e poi attraversando la stanza "quando mi ucciderà, sarai tu ad avermi sulla coscienza." afferrai il cappotto.

Tutti mi guardarono attentamente.

"Voglio solo fare un giro, qui c'è troppa tensione, l'aria è pesante. A dopo." spiegai alterata prima di sparire oltre la porta.

Scesi le scale rapidamente e appena fui per strada, feci un respiro profondo.
Cominciai a camminare tra la gente felice che ancora a quell'ora festeggiava l'arrivo dell'anno nuovo.

Per me il 2017 era iniziato malissimo, il peggior capodanno di sempre, e sicuramente l'anno non si sarebbe concluso in modo migliore.

Sbuffai.

Odiavo il fatto che quelle persone fossero felici e che io potessi trovarmi a un passo dall'essere di nuovo spensierata, se solo mio padre mi avesse parlato...

Ad un tratto il cellulare vibrò.
Lo sbloccai e notai che Jill mi avesse scritto su Instagram.

Mi dispiace per tutto questo, mi dispiace per essermi comportata da vigliacca.

Sospirai malinconica.

Non sei l'unica, ma in questo caso riesco a capire la tua "scelta", in fondo tu non puoi sapere molto bene i fatti...
scrissi, sorridendo amaramente dall'altro lato dello schermo.

"Buon anno!" gridò un ragazzo correndo accanto a me, risi spontaneamente.

Lo sentii correre sempre più lontano, fino a sparire.

Purtroppo so tutto...probabilmente più di quanto sappiano i tuoi genitori.
mi insospettii.

Mi domandai per la prima volta dove e come avesse potuto acquisire tutte quelle informazioni, ma sapevo che quella domanda sarebbe rimasta senza risposta.
Molto tempo dopo scoprii tutto.

So che non mi dirai niente, perciò buon anno, almeno tu.
dopo aver scritto questo messaggio non ne ricevetti altri.

Mi sentivo abbandonata, ero sola la notte di capodanno ed avevo paura.
In quel momento volevo scoprire cosa mi fosse accaduto dopo aver litigato con i miei amici e Jason ed essere uscita dal locale.
Non sopportavo l'idea di non averne un ricordo.

Mi venne la folle idea di scrivere allo stalker, non era la prima volta che agivo d'implulso.

Che cosa mi hai fatto? Dopo che sono uscita dal locale non ricordo più nulla, devo sapere cosa c'entri, devo sapere cosa è successo durante quell'ora mancante.
scrissi con le mani che mi tremavano sia per il freddo che per il nervosismo.

Stranamente, o forse no, ricevetti un messaggio poco dopo.

È palese che io c'entri qualcosa con il tuo vuoto di memoria...ma scoprirai tutto quando ci sarà la resa dei conti, stai certa che non dovrai aspettare ancora molto. Intanto prova ad elaborare tutto questo, ho altre carte di valore da giocare ed è meglio che quando accadrà tu sia pronta. Sai, non vorrei essere costretto a mettere in pausa la partita. Buon anno principessa, spero che il mio regalo ti sia piaciuto.
lessi mentre ribollivo di rabbia.

"Che figlio di puttana..." sussurrai tra me e me.

Non mancava molto alla fine di tutto e non sapevo quale fosse la giusta emozione da provare.
Mi sentivo sollevata e da una parte anche un po' felice, ma ero dannatamente terrorizzata.

Ero riuscita a stare al suo gioco, lui mi controllava ormai ed io dipendevo dalle sue mosse.
Aveva lui tutto il mazzo, mentre a me spettavano solo alcune carte occasionali.
Come potevo vincere se la lotta era impari?

Fallen In FloridaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora