"D-dove siamo?" balbettai, avendo paura di parlare.
Eravamo solo a pochi centimetri di distanza, la mano di Lucas era agganciata alle grate della gabbia.
"Non possiamo rimanere sempre nello stesso luogo...ti annoierebbe, no?" chiese ridacchiando.
"Io n-non...no, io...d-da quanto sono sparita?" riuscii a formulare una frase di senso compiuto con grande sforzo.
"Quella roba ti ha stordita ben bene," considerò osservandomi "mi vorrei fare i complimenti da solo." non rispose alla mia domanda.
Strinsi gli occhi in una smorfia di dolore, non dovevo farmi vedere così debole da lui.
Lucas mi fissava quasi affascinato da come mi aveva ridotta."Questo è anche più soddisfacente di quando con un semplice bicchiere di Coca Cola ti ho mandato in coma...anche meglio della notte di capodanno..." commentò estasiato.
D'un tratto egli ottenne la mia più completa attenzione, almeno per quanto riuscissi a concentrarmi.
"C-cosa? Che vuoi dire?" domandai confusa.
A malapena ero in grado di comprendere le sue parole.
Rimanere in piedi mi stava facendo peggiorare...molto probabilmente avevo della febbre."Alla mia festa di compleanno...come pensi che tu sia finita in coma? Non avevi bevuto alcolici, ma se ci pensi, solo un bicchiere di Coca Cola che ti ho servito io...ora ricordi?" affermò maligno.
"Eri spaventata dallo stalker, credevi che mi avrebbe ucciso...peccato che fossi proprio io a gestire tutto quello. Poi da bravo amico ti ho soccorsa, ma anche da bravo attore e nemico ti ho ingannata. Ero girato di spalle quando ho versato quella sostanza nella tua bevanda, è stato così naturale che non ti sei accorta di nulla, inoltre eri molto scossa dall'accaduto." spiegò ridacchiando "Inizialmente ti ho offerto della vodka, ma sapevo bene che non l'avresti accettata. Era tutto calcolato: in questo modo mi hai visto versare da bere proprio davanti ai tuoi occhi, così poi ti sei fidata di quei pochi secondi in cui in realtà ho corretto la tua Coca Cola. Non avresti mai pensato che fosse tutto ad opera mia, nemmeno dopo il coma hai mai sospettato di me...in fondo mi avevi visto, no?" concluse, mentre io non sapevo più che emozioni provare.
"Mi hai...privato di una parte della mia vita...ho subito un terribile trauma a causa...tua." riuscii ad esprimermi meglio.
"Ne sono molto felice, sai?" lo sentii afferrare delle ciocche dei miei capelli e rigirarsele tra le dita.
"E pensare che a capodanno hai visto sia me che Ray nelle nostre reali vesti...ma a quanto pare successivamente non hai ricordato nulla. Come hai detto tu stessa, hai un'ora di buco in quella serata." parlò ancora.
Non so quanto tempo ci misi a riorganizzare i miei pensieri affollati, ma alla fine riuscii a comporre una frase con un senso logico.
"Che cosa mi hai fatto?" chiesi ormai stremata.
Egli rimase qualche secondo in silenzio, probabilmente stava notando che non riuscissi più a dargli ascolto.
Lasciò scivolare le ciocche di capelli via dalle dita.Non era proprio il momento adatto per rivelazioni di quel genere. Ovviamente sapevo che era stato lui a farmi del male per tutto quel tempo, ma non avevo ancora riflettuto su quei dubbi.
Ultimamente ero stata impegnata a sopravvivere.Cominciai ad accasciarmi lentamente, cercando di resistere aggrappandomi alle grate della gabbia.
Lucas mi sollevò prima che potessi scivolare del tutto e svenire."Non è il momento di tornare a dormire." affermò con freddezza, sostenendomi.
Mi agitai, non volevo nemmeno essere sfiorata da lui.
"Stammi lontano." gli intimai, cercando di spingerlo per lasciarmi.
Il risultato fu che mi spinsi nuovamente contro la parete della gabbia, provocando un leggero rumore metallico.
"Non sei in grado di ostacolarmi dal fare ciò che voglio." commentò, non smuovendosi nemmeno di qualche centimetro.
Constatai che in quel momento fossi priva delle forze che credevo di possedere, ma anche normalmente non sarei riuscita ad oppormi molto.
"Devi stare lontano da me, non mi devi toccare, parlare e nemmeno sfiorare." lo avvertii con un tono di voce tremendamente non credibile.
Sembrava quasi che fossi assonnata, ma non era precisamente così.
"Non credo proprio, continuerò a torturarti per tutta la vita." affermò minaccioso "Nemmeno la morte potrà salvarti da me."
Egli continuava a tenermi in equilibrio, probabilmente senza il suo appoggio fisico non sarei riuscita a rimanere in piedi un minuto di più.
"A quanto pare però hai appena fallito." dissi a fatica.
Lucas mi guardò come se stessi delirando, a malapena notai la sua presenza.
Non lo avevo quasi mai guardato veramente negli occhi durante quei minuti: la stanza buia e la vista sfocata non mi rendevano semplice avere un contatto visivo.
Cominciai a perdere sensibilità agli arti, non riuscivo più a resistere."Quello che mi hai somministrato è troppo...forte." affermai, pronta a smettere di combattere per rimanere cosciente.
Ad un tratto mi sentii cadere, ma non toccai il suolo.
Solo del tempo dopo mi accorsi di trovarmi tra le braccia di Lucas, in cammino verso una meta a me sconosciuta.
In alcuni momenti riuscivo ad aprire leggermente gli occhi e ad udire dei suoni ovattati, in altri provavo il buio totale.
Percepivo il calore del corpo di Lucas in contrasto con il mio, lo sentivo parlare ogni tanto, ma non capivo cosa dicesse, inoltre notai di non trovarmi più in quella gabbia quando, aprendo gli occhi, vidi il soffitto bianco con delle luci fredde ogni totale di metri."D-dove mi...s-stai portando?" mormorai ad un certo punto, ma ero sicura che non mi avesse sentito.
"So bene cosa ti ho somministrato, è tutto calcolato. Ci rivedremo tra qualche giorno."
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Fallen In Florida
Mystery / Thriller[ COMPLETA ] Nicole, giovane donna di quasi vent'anni, è costretta ad accettare una borsa di studio in un ambito istituto in Florida, a Miami, e ad abbandonare la sua vita a Londra. Lì dovrà ambientarsi nella vita da collegiale, scoprire nuovi amor...