Capitolo 82

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Non trascorse molto tempo prima che qualcuno tornasse nella stanza.
Ray e Lucas entrarono dalla porta e, mentre quest'ultimo accese le luci per poi cominciare a sistemare una telecamera, il primo si avvicinò a me perfidamente.

"Nemmeno un 'Bentornati'?"

Fui sul punto di ribattere, quando ritenni più saggio rimanere in silenzio.

"Dai, non fare la scorbutica." si lamentò a pochi passi da me.

"Che cosa avete intenzione di fare?" domandai, ignorando il fatto che Ray mi stesse stuzzicando.

"Diciamo che...abbiamo bisogno della tua sofferenza per ferire altre persone." rispose Ray vago.

Tremavo impercettibilmente a causa del dolore che in quel momento stava affliggendo il mio intero corpo.

"Questo che cosa vuol dire?" mi agitai.

"Se vuoi vedere il lato positivo, dobbiamo far sapere al mondo intero che sei ancora viva." affermò Lucas infastidito.

"Volete mostrarmi in queste condizioni al mondo intero per scatenare il caos." lo corressi sofferente.

Il mio corpo era ricoperto di sangue, lividi, lacrime e ferite.
Avevo freddo e non mangiavo o bevevo da chissà quante ore.
Era difficile mantenere la mia mente lucida, cercare di non abbandonarmi al mio destino.

Parlare e rimanere cosciente mi risultava essere complicato, tenevo a malapena gli occhi aperti.
Dovevo avere un aspetto terribile e trasandato.

"Vedila dal punto di vista che preferisci, non me ne frega un cazzo di quello che pensi tu." disse quello.

"Credete veramente che collaborerò in tutto questo?" domandai con un tono quasi derisorio, ma continuando a pronunciare le parole con una certa fatica.

"Oh tranquilla, lo farai." spostò il cavalletto al centro della stanza e lo abbassò fino ad arrivare alla mia altezza.

"Non ho intenzione di finire su tutti i telegiornali, tantomeno voglio che le persone che tengono a me vedano che sto soffrendo fino a questo punto. Non se lo meritano." dissi, non sopportando il bagliore di quelle luci elettriche.

Il mal di testa era divenuto uno dei dolori minori in quel momento ma, nonostante ciò, comunque peggiorava la situazione.

"Invece devono sapere tutti quanti. Almeno crederanno alla tua storiella da povera vittima, no?" ridacchiò Ray, mentre mi squadrava dall'alto.

Lo fissai in tralice mentre il mio tremolio cominciava a divenire evidente.

"Lucas, non pensi che forse dovrei sistemare meglio il suo 'trucco'?" domandò il ragazzo dopo poco.

"Finirai per uccidermi." la mia affermazione rimase sospesa in aria e solo dopo pochi secondi Lucas parlò.

"Per ora può bastare, deve essere qualcosa che tutto il mondo può vedere, dopo potrai farle del male quanto ti pare." commentò "Cerca di non ucciderla, ci serve." aggiunse.

"Hai sentito? Le tue ferite non saranno mai abbastanza per le mie aspettative." mi minacciò avvicinandosi a me.

"Non me ne frega un cazzo di quello che pensi tu." citai le precedenti parole di Lucas.

"Pensavo che ormai avessi capito che con me non devi giocare." disse Ray in tono minaccioso e prima che potesse farmi del male, Lucas lo fermò.

"Ray, non la toccare." lo richiamò e potei sentire il ragazzo davanti a me ribollire di odio nei miei confronti.

"Ma dai, non ho intenzione di esagerare." si lamentò quello.

"Forse non hai notato che l'hai ridotta parecchio male, sono certo che in questo momento stia soffrendo come non ha mai fatto.
Non puoi superare così tanto la sua soglia del dolore, non voglio avere un cadavere di cui dovermi occupare." affermò Lucas tranquillamente.

Ray mi squadrò meglio e notai la sua espressione variare.

"Lascerò che si abitui a questo, poi può stare certa che non mi conterrò nell'infliggerle dolore." si rivolse al ragazzo, guardando me.

"Pensiamo a terminare ciò per cui siamo qui ora." parlò l'altro con freddezza.

Lucas accese la telecamera e la registrazione ebbe inizio, ma io rimasi ferma, cercando di mantenere a fuoco la vista.
Nel frattempo i due mi fissavano in silenzio, in attesa di qualche mia reazione.

"Nicole," mi chiamò Ray cantilenando in modo inquietante "se non vuoi che tuo padre muoia, devi collaborare."

"C-Cosa?" chiesi "Non potete farlo davvero." supplicai agitata mentre la mia mente cominciò subito a formulare orribili ipotesi.

"Ha intenzione di venire in città, ma se lo farà, noi saremo pronti ad ucciderlo.
Dovresti convincerlo a non intralciarci, la sua vita dipende da te." aggiunse.

Rimasi spiazzata per qualche istante, ma continuavo a non riuscire a ragionare abbastanza lucidamente.
Strizzai gli occhi, non sopportando più quei bagliori.

"Cosa dovrei dire?" domandai, non accennando ad alzare la testa.

"Qualunque cosa tu voglia. Ti avverto: è inutile fare la furba e dire i nostri nomi, tanto li potrò togliere in post produzione." disse Lucas.

Riaprii gli occhi e fissai colui che per mesi avevo creduto essere uno tra i miei amici più fidati.

"Non ne avevo intenzione, non sono stupida come credi." affermai, fissando il ragazzo in tralice.

Ero ferita da ciò che aveva fatto contro di me, mi sentivo tradita nel profondo.

"Ma non sei nemmeno così intelligente come sei tu a credere." rispose quello.

"Io mi fidavo di te e ti volevo bene, ma a quanto pare è proprio vero che l'amore fa fare cose stupide e rende ciechi." dissi, continuando a fissarlo.

"Se ami tuo padre, allora farai questa cosa stupida di collaborare, no?" chiese retorico.

Sospirai, cercando di trovare un minimo di concentrazione.
Rimasi qualche istante ferma, provando a pensare a qualcosa invano.

Non ero in grado nè fisicamente nè mentalmente di rimanere ancora cosciente.

"Ray, puoi andare a prendere un bicchiere d'acqua da portarle? Non ho intenzione di aspettare ancora per registrare un video decente." si rivolse con freddezza al complice, notando che fossi in procinto di abbandonarmi a me stessa.

"Pensi che sia in grado di farlo ora? Potremmo tornare a piani precedenti e aspettare che si riprenda almeno un po'." commentò l'altro.

"Ray." lo richiamò duramente "Voglio farlo ora, in qualunque stato si trovi lei non mi interessa minimamente."

"Allora vedi di non perdere altro tempo e falla parlare." rispose a tono e poi uscì dalla stanza.

"Comincia col dire il tuo nome, poi inventati qualcosa." si rivolse a me.

"Lucas..." provai a parlare "...per favore, liberami da queste catene, non ce la faccio più."

"Dì il tuo fottuto nome." scandì ogni singola parola.

Ci furono dei secondi di silenzio, tagliati dai nostri respiri.

"Bene, hai appena deciso di uccidere tuo padre."

Fallen In FloridaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora