Capitolo 11

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Ero stanca della settimana che ancora non era finita: rimanere sulle spine per tre giorni non era stato affatto semplice. Solo quando tornò Nora mi accorsi di quel che avevo passato, era come se avessi corso senza mai smettere e una volta fermatami avessi provato il vero sfinimento.

Ero continuamente in ansia, addirittura in classe non mi sentivo più al sicuro, ma ciò che mi aveva stressato maggiormente erano state le notti. Ogni sera avevo paura di rimanere da sola in camera, non riuscivo a dormire e dei tremendi incubi si instauravano nella mia mente. A quel tempo non sapevo che l'agonia sarebbe stata più lunga di ciò che avessi immaginato.

Durante quei pochi giorni, che mi sembrarono settimane, Nora mi aveva chiamato e inviato messaggi raccontandomi ciò che le stava accadendo dall'altra parte del mondo. Aveva lasciato il suo fidanzato, ma non ne aveva sofferto molto perché in fondo era come se questo fosse già accaduto quando era partita per lasciare la sua patria. Più che altro le mancava l'idea di avere una persona accanto che l'amava.

In quel momento ero con Nora in un bar che si trovava non molto lontano dai dormitori, chiaccheravamo del più e del meno.

"Non credo che andrò più via, hai certe occhiaie...come mai non hai dormito?" mi chiese, scrutandomi con maggiore attenzione.

"Ho dormito, ma non molto bene e in più la settimana è quasi finita, è ovvio che io sia stanca." mentii, guardando la superficie del tavolino.

Avevo paura che potesse capire dal mio sguardo che quella non era la verità, non ero mai stata brava a mentire senza sentirmi agitata.

"I tuoi genitori cosa hanno detto quando sei tornata a casa?" cercai di cambiare discorso.

"In realtà niente. Ora che ci penso non hanno nemmeno cercato di convincermi a rimanere. Strano..." borbottò, aggrottando le sopracciglia.

Quella mattina il locale era particolarmente affollato e un brusio di sottofondo interrompeva un silenzio imbarazzante che sicuramente si sarebbe creato durante la conversazione.

"Bene, io direi di incamminarci per la scuola, non manca molto al suono della campanella." dissi dopo aver bevuto l'ultimo sorso del mio caffè con panna.

Mi accorsi solo dopo che probabilmente l'avessi interrotta, ultimamente ero un po' assente.

"Sì andiamo." ci alzammo e mentre ci dirigevamo verso l'uscita buttammo in un secchio i nostri bicchieri ormai vuoti.

Una volta all'esterno venimmo 'accolte' da un'aria leggermente umida ma rovente, a Miami il clima era caldo tutto l'anno e quasi non esistevano stagioni. L'aria condizionata era quotidianità in ogni luogo chiuso e sembrava che fosse sempre estate, il mal tempo si presentava raramente.

Una volta giunte a scuola, fummo costrette a separarci a causa dei corsi differenti che seguivamo. Quando entrai in classe mi accorsi del fatto che fosse completamente vuota e con mio grande piacere mi accomodai al mio solito posto per ripassare. Presi il mio quaderno degli appunti e stranamente lo trovai parecchio sgualcito, non era mio solito rovinare qualcosa, così mi insospettii.

Lo sfogliai cominciando a controllare ogni singola pagina su cui avevo scritto e notai che quelle fossero stranamente in perfette condizioni. L'arrivo di Jill mi costrinse ad abbandonare ciò che stavo facendo.

"Buongiorno." la salutai con un sorriso.

"Ciao Nicole." quel giorno sembrava particolarmente solare.

"Qualcuno qui è di buon umore...cosa è successo?" chiesi con un sorrisetto furbo.

"La mia compagna di stanza ha lasciato il college per sempre!" esclamò entusiasta, piegando i suoi occhi in una smorfia di gioia.

Fallen In FloridaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora