Capitolo 8

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Avevo passato la notte insonne a pensare a chi potesse odiarmi così tanto da terrorizzarmi con quei messaggi.

Mi giravo e mi rigiravo, alla ricerca della posizione giusta che quella notte non avrei potuto trovare.

Avevo passato in rassegna tutte le persone che nella mia vita avevo conosciuto, ma sapevo già dall'inizio che sarebbe stato inutile. Ero sempre stata una persona buona con tutti, socievole e dolce; non avevo nemici, quindi pensai di aver potuto fare un torto a qualche sconosciuto...magari per sbaglio. Ma nessuno si sarebbe mai esposto in questo modo per una sciocchezza.

Era un vero dilemma e non riuscivo a risolverlo.
Il problema era che non avendo idea di chi fosse il mio nemico, non sapevo nemmeno come difendermi da lui...o da lei.

Ogni tanto guardavo la sveglia a cristalli liquidi sulla parete, vidi scorrere tutte le ore della notte davanti ai miei occhi, anche perché avevo lasciato la tapparella della finestra alzata.

Avevo visto il tramonto, verso le sei di mattina mi ero alzata per guardare fuori dalla finestra. Avevo una specie di fissazione per i paesaggi, mi facevano provare delle emozioni che avrei preferito durassero per sempre.

Da quell'orario in poi avevo udito solo il silenzio, la città dormiva e solo io e qualche povero essere eravamo svegli. Era impressionante il silenzio che sprigionava quella casa, quasi mi terrorizzava.

Mi era venuta l'idea di passeggiare lungo le vie di Orlando, ma temevo che mi sarebbe potuto accadere qualcosa a causa del fatto che conoscevo dalla sera precedente.

Non mi sentivo più al sicuro.
Non mi fidavo più di nessuno.

E sarebbe stato così finché non avessi scoperto chi fosse lo stalker, perché così lo potevo già definire.

Verso le dieci di mattina sentii il mio cellulare vibrare, così lo sbloccai e vidi la notifica di un messaggio che mi gelò il sangue.

È inutile che ci pensi, non capirai mai chi sono. Prova a raccontarlo alla polizia o a qualcun altro e ti faccio sparire, letteralmente. Non sottovalutarmi, non sto scherzando.

Ad un tratto sentii dei passi leggeri percorrere il breve tragitto dalla stanza degli ospiti fino alla mia camera. Clare.

Mi trovò che passeggiavo nella stanza in modo ansioso, notai il suo sguardo interdetto e le feci silenziosamente un gesto che la invitava ad entrare. Chiuse la porta e si sedette sul letto, mi girai verso di lei fissandola negli occhi anche se i miei pensieri erano ben diversi dal soffermarmi sulla sua figura.

"Che sta succedendo?" chiese timorosa.

Sapeva che non mi spaventavo per delle sciocchezze e per cose di cui non ero certa.
Poche volte mi aveva visto in quello stato.

"Clare ti devo parlare...è una cosa seria." mi sedetti sul letto, davanti a lei, gesticolando nervosamente.

Seguirono attimi di silenzio in cui lei riuscì a capire dai miei occhi quanto fosse grave la situazione, ero spaventata.

Tutta la notte avevo pensato se dirglielo o meno, ma alla fine ero giunta alla conclusione che sarebbe stato meglio avvisarla. Del resto lo stalker aveva parlato di noi due e non sapevo se considerare l'ultimo messaggio una minaccia. Se voleva veramente giocare con me, non mi avrebbe fatto del male per averne parlato soltanto a Clare.

"Nicole ti prego parla! Mi stai mettendo ansia!" esclamò con gli occhi lucidi. Forse quella che in quel momento consideravo paura, in realtà, era già terrore.

"Ieri io...ho ricevuto dei messaggi..." sospirai a testa bassa e non sapevo perché, ma trovavo difficile raccontarle quel mio timore "...il primo mi è arrivato ieri pomeriggio, dopo poco essere arrivata." continuai "Diceva una cosa insensata e il numero del mittente era bloccato, non capivo cosa intendesse. Ho pensato che qualcuno avesse sbagliato numero, ma quando me ne sono accertata...non era come avevo sperato. Ho chiesto chi fosse e di che cosa parlasse, ma non ha risposto-" Clare mi interruppe.

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