Capitolo 67

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Il giorno successivo non mi recai a scuola.
Dopo aver trascorso una notte insonne, ero riuscita a dormire inutilmente per qualche ora.
Ero rimasta a casa da sola tutto il giorno, almeno fino a sera, prima che mi chiamassero dall'ospedale.

Mi dissero che Jason era stato aggredito per strada, non molto lontano rispetto al loft, ma non era nulla di grave. Ovviamente mi spaventai e corsi immediatamente in ospedale per raggiungerlo.

Temevo che lo stalker potesse avere un piano che comprendesse l'assassinio del mio fidanzato. Ero certa che l'aggressore fosse lui, tutto ciò che stava accadendo era un avvertimento per me.
La scritta sulla porta diceva che mi avrebbe portato via tutto, avevo paura che potesse portarmi via Jason in modo permanente.

Quel maniaco stava cominciando ad uscire più allo scoperto, ma io comunque continuavo a non sapere chi fosse il bambino della foto che ora mi odiava.
Il giorno precedente a spaventarmi erano state la scritta sulla porta e l'inseguimento con Nora, mentre, il giorno corrente, l'aggressione di Jason.

Una volta in ospedale, chiesi ad un'infermiera oltre il bancone di indicarmi la camera in cui si trovava il mio ragazzo. Presi l'ascensore e mi sembrò che la salita durasse un'eternità.

Quando arrivai davanti alla porta, entrai senza bussare: ero troppo ansiosa. Rimasi a fissarlo qualche secondo e quando mi vide, abbozzò un sorriso.

"Chi è stato?" fu la prima cosa che dissi, dopo aver chiuso la porta dietro di me.

"Nicole, stai calma, sto bene." mi rassicurò.

"Se stai bene allora perché sei in ospedale?" chiesi retorica.

Ero in preda all'agitazione.
Praticamente gli stavo urlando contro.

"Mi hanno colpito dietro alla testa, ho perso i sensi, qualcuno mi ha trovato e ha chiamato l'ambulanza." spiegò.

Fissai per un po' il cerotto che aveva al lato in alto a sinistra della fronte e il livido scuro sullo zigomo sinistro, poi mi avvicinai sospirando.

"Mi sono spaventata tantissimo." affermai, sedendomi accanto a lui.

Jason mi prese la mano.

"Immagino...ma come vedi sto bene, tra poco potrò andarmene. Devono solo fare degli accertamenti per controllare che non abbia danni maggiori rispetto a ciò che sembra." continuò a parlare con tono calmo.

"Va bene..." parlai con un filo di voce, mentre tentavo di scaricare la paura.

"Ho pensato al peggio." affermai dopo qualche secondo.

"Mi hanno detto che capita molto spesso che in una città così affollata come Miami qualcuno venga aggredito e derubato."

"Ma non ti hanno derubato, vero?" chiesi e lui mi fissò incerto.

Stava per parlare, quando lo precedetti.

"Non mentire." dissi, guardandolo negli occhi.

Jason interruppe il contatto visivo e abbassò lo sguardo.

"Okay non mentirò, hai ragione." affermò.

Sorrisi amaramente.

"Raccontami cosa è accaduto." lo spronai e lui tornò a guardarmi.

"Lo so cosa credi: che sia stato lo stalker." affermò risoluto.

"A quanto pare però l'hai pensato anche tu." risposi "Forza, racconta, magari riusciamo a capire meglio la situazione."

"Okay però...c'è una cosa che dovrei confessarti." aprii la bocca per ribattere "Prima ti dirò ciò che è accaduto." mi interruppe subito.

"Va bene, allora dimmi tutto." feci spallucce.

"Stavo camminando quando ad un tratto ho sentito qualcosa avvolgermi attorno al collo: era il braccio dell'aggressore. Ha tentato di farmi soffocare, ma mi sono dimenato e alla fine sono riuscito a liberarmi. Mi sono girato verso di lui...era vestito completamente di nero, sembravano gli stessi abiti che Nora aveva ieri in dosso. Ma la corporatura era senza dubbio maschile, era molto forte e alto poco più di me." fece una pausa "Abbiamo lottato, mi ha lasciato questa ferita" indicò il cerotto sulla fronte "e sicuramente ho dei lividi sul viso." sorrise lievemente.

"Sullo zigomo alla tua sinistra." confermai facendo una smorfia.

"Anche io l'ho colpito e sono abbastanza sicuro di avergli fatto male. Poi però qualcun altro mi ha colpito con un oggetto dietro la testa e sono caduto sul marciapiede. Mi ricordo che prima di perdere i sensi sono riuscito a vedere due persone vestite di scuro che salivano su di un'auto. Ho visto anche la targa, ma non me la ricordo." terminò corrugando la fronte.

Rimanemmo in silenzio qualche secondo, poi parlai.

"Posso dirti con certezza che quelli erano lo stalker e il suo complice." affermai.

"È molto probabile. Anche perché qualche giorno fa è successa una cosa..." affermò vago.

"È legata al fatto dello stalker?" chiesi e lui annuì.

"Quelle cose che sono successe ieri e poi oggi...sono state a causa mia."

"C-cosa intendi?" mi cominciai a preoccupare.

"Qualche giorno fa mi è arrivato un messaggio da parte del stalker, ha provato a convincermi a schierarmi dalla sua parte per...distruggerti." fece una smorfia.

"Continua." dissi imperterrita.

"Beh ovviamente ho rifiutato, ma lui non si è arreso. Mi ha minacciato che avrebbe agito di conseguenza, non ha specificato cosa avrebbe fatto, ma comunque non ho ceduto. Per questo poi ha contattato Nora per farle fare quelle cose e poi ha aggredito me. Non penso che smetterà finché non avrà ottenuto ciò che desidera." concluse agitato.

"Jason, avrebbe fatto tutto questo nonostante il tuo rifiuto, fidati. Non smetterà finché non avrà finito le mosse o avrà deciso di terminare il gioco." lo rassicurai.

"Ora lui sa che io so, ma forse pensa che io abbia conoscenze sull'argomento uguali a Nora o quasi. Forse non crede che io sappia tutto da mesi ormai." ipotizzò.

"Non ne ho idea, ma almeno ora non ucciderà te o Nora perché io ho detto qualcosa.
In fondo è stato lui a spingervi a chiedermi della situazione, in teoria potrei avervene parlato ora. Lui forse non lo sa." ipotizzai a mia volta.

Ad un tratto entrò un dottore all'interno della stanza ed io scattai in piedi.
Furono fatti degli accertamenti sulla salute di Jason e per fortuna ogni esame risultava essere negativo, perciò nulla di insolito.

Dopo che il mio ragazzo ebbe firmato i documenti per essere dimesso, ci avviammo al loft.
Durante il viaggio riuscii a giungere alla conclusione di dover raccontare tutto a Nora, avremmo impiegato molto tempo, ma ciò era necessario.

Anche lei doveva essere avvisata dei pericoli che tutti quanti correvamo a causa dello stalker.

Fallen In FloridaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora