Capitolo 27

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Uscimmo rapidamente dai dormitori e ci incamminammo verso il parcheggio per arrivare alla macchina di Lucas.

"È sicuramente un errore, com'è possibile?" si alterò il mio amico.
"Io non riesco a capire." disse a bassa voce.

"Lucas stai calmo, avranno sbagliato. Siete ancora troppo giovani per esservi sposati." affermai convinta.

Se lui non era a conoscenza di ciò, sicuramente nemmeno Jill lo era e inoltre loro si conoscevano da poco tempo. Non era possibile che fossero sposati e soprattutto non era possibile che non ci fosse stato un malinteso.

"Più che altro dovremmo preoccuparci di ciò che è accaduto, perché sono in una centrale di polizia?" chiesi preoccupata "Lo sapevo che sarebbe accaduto qualcosa! Io odio queste stupide feste, non è possibile che non ci si possa mai divertire senza che vada a finire male!" affermai esasperata.

"Spero che non sia nulla di grave..." disse Lucas a bassa voce e nel buio lo guardai storto "Lo so Nicole, mi dispiace. Io combino sempre troppi casini, ma questa volta io non c'entro niente."

Il viaggio in macchina non fu molto lungo, ma rimanemmo in silenzio tutto il tempo, ognuno con le proprie preoccupazioni.

Un pensiero fisso tormentava la mia mente, mi chiedevo se nemmeno Jason fosse abbastanza responsabile da gestire una situazione e riuscire a non complicarla.

Ma in fondo come potevo dubitare subito di lui? Sapevo che non adorava le feste e che ad esse non si divertiva come facevano gli altri.
Sapevo che mi aveva salvata, ma sapevo anche che quella sera era sparito.
Ma cosa era accaduto realmente quella notte? Dov'erano i miei amici quando avevo avuto bisogno di loro?

Una volta giunti alla caserma indicataci dal poliziotto, entrammo con una velocità disarmante, ognuno per trovare risposta alla propria domanda principale.

Varcata la soglia, notai una scrivania grigia sulla sinistra dove accanto vi era seduto un poliziotto. Sopra di lui si trovava un orologio su cui lessi che erano le undici e mezzo passate.
Sospirai al pensiero che il giorno dopo mi sarei dovuta svegliare presto.

Le pareti bianche e le luci fredde rendevano quell'entrata orribile, inoltre vi era molto silenzio, solo quell'uomo sembrava trovarsi lì quella notte.

Alla nostra destra, invece, vi era una cella provvisoria a vista dalle sbarre bianche. In essa vidi rinchiusi Nora, Jill e Jason che notai stessero parlando a voce sommessa.

Vidi Jason gesticolare frustrato, mentre Jill si distanziava da lui, camminando furiosa. Il tutto accadeva sotto lo sguardo di Nora che per lo più rimaneva impassibile, lanciando qualche parola ogni tanto per farli calmare.

In quel momento pensai a come i loro ruoli si fossero invertiti.

"Come posso aiutarvi?" una voce maschile, la stessa che avevo udito attraverso il telefono, mi distrasse dall'osservare quella scena.

Con la coda dell'occhio vidi le mie amiche e Jason girarsi improvvisamente verso di noi e udii la voce di Nora dire: "Sono arrivati."

"Lei ci ha detto di venire qui." affermò Lucas con una certa disapprovazione nella voce.

L'uomo aveva un aspetto rozzo e la sua voce ed il suo modo di parlare lo dimostravano.
Nonostante fosse più che robusto, la sua altezza era notevole.

"Ah siete voi due." disse il poliziotto distrattamente, mentre lanciava un'occhiata alla cella "Vedete, i vostri amici dovranno rimanere qui tutta la notte, è la procedura. Nonostante ciò, mi hanno chiesto di chiamarvi e se volete potete parlare per un po' con loro." affermò, masticando sgarbatamente una gomma.

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