Capitolo 46

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Stavo uscendo da sola dal dormitorio, avevo con me l'ultimo scatolone.

Sì, proprio così, ero tornata lì dentro a recuperare la mia roba.

L'ala dell'edificio dove alloggiavo era agibile e avevano permesso a tutti gli studenti di prendere i propri oggetti e andare via da quella struttura.

Nessuno sano di mente ci sarebbe più tornato dopo quel che era accaduto.
Ma io, come tutti gli altri, avevo bisogno di prendere i miei averi.

Il cielo era odiosamente limpido, non sopportavo più quell'atmosfera gioiosa che quel luogo sprizzava continuamente.
Era un momento di lutto per tutto l'istituto e per le famiglie dei ragazzi morti.

Quella mattina ci sarebbe stata una cerimonia nel giardino della scuola in ricordo di quelle vite ormai andate perse.
Sapevo che sarebbe stato toccante e che io in particolare avrei dovuto partecipare, ma non potevo riuscirci.

Per me sarebbe stato troppo da sopportare, i sensi di colpa erano un qualcosa di irrimediabile per me.
Erano da sempre il mio punto debole: il non poter rimediare in alcun modo ad un errore del passato.

Avrebbero sicuramente detto qualche parola anche per Lucas che ormai si era svegliato.
Erano passati tre giorni da quella notte.

In molti avevano dormito in ospedale in attesa di una postazione.
La maggior parte delle persone era sotto shock ed era tenuta in osservazione, venivano somministrati antidepressivi o ansiolitici.

Quando arrivai alla macchina misi lo scatolone nel bagagliaio e andai a sedermi accanto alla postazione del guidatore.

"Ora dove andranno a finire tutti quanti?" sospirai mentre Jason non aveva ancora acceso il motore.

"Non ne ho idea, spero che troveranno una sistemazione anche per loro." disse.

Senza il rombo del motore il silenzio era quasi assoluto.

"Nicole, stai tranquilla. Finirà tutto per il meglio. Anche loro troveranno un modo per organizzarsi, lo sai che da noi non c'è abbastanza spazio."

"Sì...lo so." avevo gli occhi chiusi e mi massaggiavo le meningi mentre respiravo pesantemente.

Il giorno successivo all'incendio, Jason era riuscito a trovare un loft in affitto e ad ottenere un accordo quasi subito.
Erano stati molto comprensivi e ci avevano dato la precedenza rispetto ad altre persone in attesa di poter comprare o affittare case.

Entro la notte eravamo riusciti a trasferirci lì tutti e cinque.
Ci eravamo adattati alle condizioni del luogo: c'erano un letto matrimoniale, un divano letto e un divano molto piccolo.

Ovviamente avevamo ceduto a Lucas il letto e insieme a lui aveva dormito Jason.
Io e Nora avevano dormito sul divano letto, mentre a Jill avevamo riservato il divanetto dato che era la più bassa e che si adattava facilmente.

"Sicura di non voler partecipare alla commemorazione?" domandò premuroso.

"Per nulla al mondo vorrei presentarmi lì. Mi sentirei in colpa e in un certo senso anche...strana." guardai Jason negli occhi "Che sensazione proveresti a vedere le famiglie dei quattordici ragazzi? Il dormitorio che sta cadendo a pezzi, il parco in cui abbiamo passato così tanto tempo...ho pianto già troppo..."

"Lo so Nicole, ma forse potevamo dire addio alle vittime in questo modo. Ci saremmo potuti buttare alle spalle questo capitolo della nostra vita e saremmo andati avanti." provò a consolarmi, ma non ci riuscì affatto.

Noi saremmo andati avanti, ma quei quattordici ragazzi no.
Gli avremmo detto addio in quel modo? Lanciando dei palloncini colorati in aria e sotterrandoli in delle bare ermetiche di legno?
Un po' contraddittorio e ipocrita.

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