Quando aprii gli occhi, notai l'assenza quasi totale di luce. In un primo istante non ricordai cosa fosse accaduto o dove mi trovassi, ma dopo pochi secondi la memoria ritornò con violenza.
Lucas: la prima cosa che ricordavo.
Era lui lo stalker, fin dall'inizio.
Tutto questo era successo a causa sua, un mio grande amico era riuscito a rovinarmi la vita per vendetta, nonostante non sapessi ancora nulla a proposito di essa.Come poteva avermi tradito così? Com'era riuscito a starmi accanto tutto questo tempo?
Dire che avessi il cuore a pezzi è un eufemismo.
Dopo pochi secondi il mio corpo si risvegliò e i sensi si accesero nuovamente. Solo allora notai quando dolore fisico stessi provando.
Avevo un forte mal di testa e il corpo era indolenzito. Provai a muovermi e notai che le braccia e le gambe fossero legate tramite delle catene, mugolai nel sentire il ferro a contatto con i lividi sui polsi. Avevo dello scotch sulla bocca, non potevo parlare.
Inoltre non avevo più in dosso alcuni vestiti: avevo la biancheria intima, una canottiera e dei pantaloni corti che non usavo da molto tempo.
Lucas era tornato al loft per prendermi degli abiti di ricambio?Chiaramente mi feci prendere dal panico.
Cominciai ad agitarmi con le poche forze che mi erano rimaste, ma non potevo spezzare delle catene così robuste. Un intenso tintinnio faceva eco nella stanza o dovunque mi trovassi.Provai a gridare, ma con la bocca chiusa il suono usciva molto meno potente.
Continuai a provare a farmi sentire fino a quando ben presto le corde vocali mi fecero male. Che cosa mi avevano fatto?
Esausta cominciai a strattonare ancora le catene con disperazione, non curandomi di quanto stessi soffrendo. Probabilmente ero stata legata ad una colonna.
"Facendo così, i lividi sui polsi peggioreranno e basta." udii una voce provenire da un angolo buio della camera.
Non riuscivo a vedere quasi nulla. Rimasi ferma ed in silenzio, cercando di capire chi fosse.
"Immagino che tu abbia un forte mal di testa al momento e che soprattutto sia confusa." riuscii ad attribuire la voce a Lucas.
Ad un tratto sentii i suoi passi avvicinarsi, i miei occhi cominciarono ad appannarsi. Dopo poco riuscii a vedere le sue scarpe poco lontane da me, non alzai nemmeno la testa. Non volevo guardarlo, ero troppo delusa e ferita, non volevo credere che lui fosse la causa di tutto questo dolore.
"Che situazione divertente: per una volta sei tu a trovarti in queste condizioni, non io." capii che stesse sorridendo "Sei caduta alla fine, eh?"
Si abbassò per potermi guardare meglio.
"Non stai sognando, Nicole." cantilenò sadicamente mentre sentivo il peso del suo sguardo su di me.
Le lacrime cominciarono a solcarmi le guance lentamente.
"È tutto vero." scandì quelle parole lentamente, prima che avvicinasse la sua mano al mio viso.
"Sai, non ci credo nemmeno io...dopo tutto questo tempo alla fine ce l'ho fatta." affermò strabiliato.
Mi accarezzò una guancia e improvvisamente mi sembrò che la sua mano fosse di carta vetrata.
"Però abbiamo una cosa in comune ora: ci odiamo a vicenda." disse.
Io non odiavo Lucas, odiavo me stessa per essermi fidata di lui. Provavo solo delusione e disprezzo nei suoi confronti, ma nemmeno un minimo di odio. Almeno non ora.
"È tutto merito mio se sei arrivata in Florida, se hai ricevuto una borsa di studio e se i tuoi genitori sono riusciti a trovare un miglioramento del loro lavoro ad Orlando. Nulla è casuale. Sei caduta nella mia trappola senza mai dubitare di nulla."
Ad un tratto provai un dolore lancinante provenire dalla zona intorno alla bocca. Lucas aveva strappato lo scotch dal mio viso.
Restò a guardarmi ancora per qualche secondo.
"Ora non parli più? Non pensi che avresti dovuto assumere questo atteggiamento prima? Ormai è troppo tardi per-" lo interruppi.
"Io non ti odio." affermai con la voce tremolante.
Era la verità e faceva male da morire.
"Cosa?" ridacchiò.
"Io ti voglio ancora bene." ripetei e stavolta riuscii ad avere il coraggio di alzare la testa e guardarlo negli occhi.
Nel buio spiccavano azzurri come sempre, ma stavolta riuscivo a leggere uno strano sentimento nel suo sguardo.
Le lacrime iniziarono a solcarmi le guance, ma non mi vergognavo di farmi vedere in quello stato da lui. Eravamo stati amici per tutto quel tempo...
"Io ti odio da quando sei nata, Nicole." rispose e quell'affermazione mi ferì.
"Come hai fatto a fingere per tutto questo tempo? La nostra amicizia che fine ha fatto?" chiesi piagnucolando.
"La nostra amicizia non esiste, l'hai detto anche tu: ho finto." sorrise furbo.
"E con gli altri? Jill? E...e a scuola?" un milione di domande mi affollarono la mente in modo confuso.
"Non me ne frega un cazzo degli altri, per avvicinarmi a te, avrei fatto qualunque cosa.
Per ferirti, avrei pagato qualunque prezzo." i suoi denti brillavano."Ma chi sei tu?" non seppi cos'altro chiedere, non riuscivo a riconoscerlo più.
Egli si avvicinò ancora di più a me.
Quando appoggiò i palmi delle sue mani sulle mie guance, sobbalzai. Con i pollici mi asciugò le lacrime che scendevano copiose."Io sono Klaus Colbay e per colpa tua sono stato condannato ad una vita del cazzo." affermò, mentre la rabbia gli ribolliva nelle vene.
"No..." mormorai, chiedendo con lo sguardo delle spiegazioni che però non mi diede.
Ad un tratto attaccò nuovamente in modo brusco lo scotch sulla mia bocca, lasciando le domande chiuse nella mia mente.
"Tra poco arriverà Ray, sono sicuro che trascorrerete momenti privi di noia." affermò, toccando i miei polsi legati e pieni di lividi.
Cominciai a tremare involontariamente.
"Molto presto avrai la stessa reazione solo sentendo il mio nome." disse con un filo di voce prima di alzarsi e sparire oltre una porta che prima non avevo notato.

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Fallen In Florida
Misterio / Suspenso[ COMPLETA ] Nicole, giovane donna di quasi vent'anni, è costretta ad accettare una borsa di studio in un ambito istituto in Florida, a Miami, e ad abbandonare la sua vita a Londra. Lì dovrà ambientarsi nella vita da collegiale, scoprire nuovi amor...