Capitolo 42

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Durante il tragitto che facemmo io e Jason per giungere al mare mi sentivo inquieta e, in un certo senso, anche in colpa.

Sapevo che non rispondendo mi sarei solo sottratta alle mie responsabilità, mettendo in pericolo i miei amici, ma avevo paura e non volevo consegnare allo stalker le uniche prove che avevo contro di lui.

Inoltre se fossi riuscita ad incastrarlo, tutti ci saremmo liberati di questa oppressione continua.

Non avevo idea nè di cosa fare nè di cosa pensare.
Mi serviva solo qualcosa che mi spingesse ad una decisione, ma nel frattempo avrei cercato di guadagnare tempo.

"Hey Nicole ma ci sei?" una mano sventolata davanti al mio viso mi risvegliò.

"Hem...sì, cosa stavi dicendo?"

"Niente, lascia stare." affermò Jason con un'aria sconsolata e un po' infastidita.

"No dimmi, mi ero solo distratta un attimo." affermai.

"Nulla di importante," disse "ultimamente mi sembrate tutti così strani..." commentò, sbuffando lievemente.

"Cosa intendi?" domandai perplessa.

Camminavamo lentamente lungo un marciapiede rovente con una luce accecante che ci costringeva ad indossare degli occhiali da sole.
Avevamo cambiato i nostri abiti e avevamo in dosso solo indumenti leggeri.

In quel momento desideravo solo fare un bagno nell'acqua fresca e salata.

"Mi sembrate tutti così assenti, come se foste continuamente impegnati a litigare con i vostri pensieri."

"Beh...ognuno ha i propri problemi." dissi con un'agitazione ben velata.

Le strade erano praticamente deserte a quell'ora, considerando di trovarci a Miami.
Passavano poche macchine e subito potemmo attraversare.

Una volta giunti sul marciapiede opposto, Jason parlò ancora.

"Problemi che non vi fanno neanche dormire la notte, però."

'Problemi da togliere il fiato', avrei aggiunto io.

"Ma tu precisamente a chi ti riferisci?" domandai infine.

"Tu, Jill, Lucas...forse anche un po' Nora."

Aprii la bocca per parlare, ma non sapendo cos'altro dire, la richiusi sospirando.

"Che cosa avete tutti? Perché non volete coinvolgermi?" chiese un po' agitato.

"Sinceramente non so cos'abbiano gli altri, se è per questo allora nemmeno io sono coinvolta." cercai di rassicurarlo.

Dopo la mia affermazione ci apprestammo ad attraversare la strada che ci avrebbe condotti direttamente alla spiaggia.

Eravamo praticamente arrivati, quando ad un tratto sentii il rombo di un motore potente provenire dalla mia destra.

Era sempre più vicino a noi, ma non feci in tempo a girarmi e a capire cosa stesse accadendo che sentii solo uno spostamento d'aria e poi un tonfo.

Pensai che la macchina si fosse schiantata, ma non era quello il rumore che si sarebbe udito.
Il rombo ripartì più forte di prima e sparì allontanandosi.

Appena mi girai, rimasi terrorizzata.

Jason era immobile, sdraiato sulle strisce pedonali.

"Oh mio Dio, Jason!" gridai correndo verso di lui.

Mi buttai letteralmente sull'asfalto e lo girai verso di me, dato che si trovava su un fianco.

"Jason apri gli occhi, dimmi che stai bene." quasi sussurrai.

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