Capitolo 16

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Dopo quella conversazione avvenuta in cucina rimanemmo tutti un po' straniti.

Nel frattempo la villa si era riempita di gente e, al contrario di come avevo sperato, si rivelò una festa come tutte le altre: rumorosa e tossica.
L'aria si era scaldata gradualmente, quindi non soffrivo la temperatura eccessiva che in altre occasioni mi avrebbe reso impossibile respirare. Inizialmente definii la festa sicuramente migliore della precedente, ma ancora non sapevo cosa sarebbe accaduto quella notte.

Fino ad allora avevo vagato da sola nella villa senza una meta ed avevo imparato a conoscere meglio la disposizione delle varie stanze. Non stavo passando del tempo con i miei amici e forse mi sarei sentita più a mio agio con loro, ma preferivo controllare che non accadesse nulla di insolito o pericoloso: avevo notato le quantità di alcool che quella sera erano presenti alla festa e volevo rimanere lucida.

Ero in cucina e stavo buttando i bicchieri abbandonati e le bottiglie vuote nella spazzatura. Mi resi conto del fatto che ogni volta che frequentavo una festa, questa finiva per annoiarmi, anzi non mi divertiva neanche un po'.
Mancava circa un'ora alla mezzanotte e speravo di incontrare uno dei miei amici per conversare anche per pochi minuti, di lì a poco la noia sarebbe stata insopportabile.
Mi chiedevo cosa stessero facendo.

Ad un tratto sentii il cellulare vibrare, così mi allontanai dall'affluenza della massa per arrivare in un luogo più riservato in cui rispondere. Quando afferrai il telefono mi accorsi che in realtà avevo ricevuto un messaggio, lo aprii.
Il mittente era sconosciuto.

Tic tac, tic tac. Il tempo sta per scadere, chi dice che stavolta non sarà Lucas la vittima? Ricorderanno tutti questa festa se non farai qualcosa.

Sentii una scarica di paura attraversarmi il corpo. Non meritavo tutto questo e di sicuro non lo meritava il mio amico.
Non poteva uccidere Lucas, non era umano uccidere qualcuno per soddisfare le proprie vendette.

Cominciai a scaglionare i volti della gente che incontravo nel corridoio di quella villa. Spostavo le persone ed alcune di esse erano già ubriache, ma quasi tutte erano almeno brille, perciò non si rendevano conto del fatto che stessi camminando così velocemente tra la folla. Colpivo continuamente la gente e non ero interessata a quei torti che stavo compiendo nei confronti di quegli sconosciuti.
Le luci soffuse provenienti dal salone rendevano difficile riconoscere tutti i partecipanti alla festa e ciò mi rendeva parecchio nervosa.

Avevo un brutto presentimento e sapevo che il maniaco adorava attaccare quando molte persone mi circondavano. Agiva sotto gli occhi di tutti e nessuno riusciva ad accorgersi di nulla, avevo paura della sua abilità.

Andai in cucina e quando mi sembrò di vedere il mio amico, in realtà dovetti ricredermi. La massa era troppo omogenea per riuscire a trovare Lucas il più presto possibile, infatti era complicato camminare rapidamente e controllare nello stesso tempo i volti di tutti quanti. A mio favore avevo il fatto che i suoi capelli fossero di una sfumatura di un biondo particolare e a mio sfavore avevo tutto, comprese le luci stroboscopiche che alteravano i colori reali.

Il tempo sta passando e a Lucas non ne rimane molto da vivere.

Ricevetti ancora un altro messaggio che non fece altro che aumentare la mia frustrazione. Mi passai nervosamente le mani tra i capelli e feci un respiro profondo prima di fare un mezzo giro su me stessa e tornare nel corridoio. Cercavo di mantenermi lontano dalla sala, infatti la musica era assordante e le persone erano veramente troppe per commettere qualche reato nei confronti di un ragazzo senza passare inosservati. Scartai immediatamente la possibilità che si trovasse lì.

Ad un tratto notai la scala, così cominciai a salire e per poco non scivolai a causa della fretta. Il tappeto che si trovava sugli scalini in legno attutiva il rumore dei miei passi sordi e ad ognuno di esso, sentivo le gambe tremare sempre più. Una volta arrivata in cima, provai ad aprire la porta con cui vi avrei potuto accedere, ma abbassando più volte la maniglia mi resi conto del fatto che fosse bloccata.
Improvvisamente mi accorsi di respirare a scatti e il mio pensiero venne confermato quando guardai le mie mani: tremavano così tanto che per poco non mi cadde il cellulare sul pavimento. Spaventata, le racchiusi tra loro.

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