Capitolo 71

147 10 1
                                        

Ero bloccata contro una delle pareti dell'ascensore, mentre il ragazzo del corso di storia cercava di tenermi ferma.

Come avevo potuto non capire prima chi fosse?
Era così chiaro.

Oggi posso ammettere che, per quanto terrore provassi, quella volta non fu la peggiore. Vissi momenti ancora più terribili di quelli, con il peso improvviso della paura di morire.

"Stai calma..." mormorò, trovandosi un po' in difficoltà.

Mi dimenavo con tutte le forze che avevo in corpo, ma ovviamente non erano sufficienti. Egli era molto più alto di me e decisamente più forte.

Ad un tratto riuscì ad afferrarmi i polsi e bloccarli definitivamente sopra la mia testa, mentre con l'altra mano mi tappò la bocca.
Il suo corpo era schiacciato contro il mio, riuscivo a malapena a respirare.

Nonostante ciò mi ostinavo ad urlare, a farmi sentire da qualcuno che potesse aiutarmi.

"Smettila subito di gridare, non ci metto molto a farti fare la fine di quell'animale, lo sai." mi minacciò, facendo riferimento al coniglio squartato, da lui squartato.

Ovviamente feci silenzio immediatamente, ma non rinunciai a respirare pesantemente e a mugolare dal dolore e dalla paura.

Mantenne un contatto visivo durante quei secondi che mi sembrarono durassero un'eternità. Alternavo lo sguardo tra i suoi occhi scuri, mentre lui non esitava a lasciarmi andare.

Avevo gli occhi sgranati, il sangue mi pulsava con violenza nelle vene, cominciavo a sentire ovattato e mi sentivo morire dentro.
È inutile dire quanto cominciassi a provare caldo.

"Bene, così." disse con un tono rassicurante, chiaramente opposto alla situazione.

Sviai lo sguardo, non potevo sostenere un simile confronto con lo stalker.
Dopo tutto il dolore che mi aveva inflitto ora era lì davanti a me, contro di me per l'ennesima volta.

"Guardami negli occhi quando ti parlo." affermò con tono duro.

Tornai a fissarlo, ma il contatto visivo durò per pochi secondi.
Non potevo riuscirci, non potevo guardarlo senza stare male dentro.

"Ti ho detto di guardarmi negli occhi." scandì bene le parole con un tono da mettere i brividi.

Mi feci prendere dal panico e lo ignorai completamente, il cuore mi stava scoppiando nel petto.

"Cazzo!" imprecò, colpendo con un pugno la parete accanto alla mia testa.

In quel modo potei ricominciare a parlare, ma non lo feci.
Piuttosto sobbalzai per quanto potei, strizzando gli occhi e girando la testa dal lato opposto alla sua mano, tremando con veemenza.

Ad un tratto mi sentii afferrare il viso con violenza in una dura morsa e riportarlo a guardare lo stalker contro la mia volontà.
Provai ad oppormi, ma finii per tornare a guardare quel ragazzo.

"Ora ascoltami bene:" introdusse, mentre io provai a spostare la testa "se non griderai, potremo parlare, altrimenti considerati una donna morta." pronunciò parole affilate.

"Figlio di puttana." affermai, riscoprendo tutto l'odio represso che provavo nei suoi confronti.

Quello rise di gusto mentre lo potevo fissare in tutto il suo orrore.

"È tutto quello che hai da dirmi?
Immaginavo che avresti cominciato in questo modo la conversazione. Non sei cambiata affatto." scandì bene quelle ultime parole.

"Voglio sapere chi cazzo sei." provai a liberarmi da quella morsa, ma lui strinse ancora più forte il mio viso.

"Mi sembra che tu l'abbia capito bene, sei una ragazza sveglia." sorrise malignamente, scrutando ogni particolare del mio volto "Sono colui che ti sta trascinando lentamente all'Inferno." affermò con uno sguardo folle, non rinunciando ad una risata.

"Non credo proprio, sarai tu a bruciare nelle fiamme dell'Inferno." dissi con disprezzo, sputandogli contro.

Quello allentò la morsa che mi aveva inflitto fino a poco prima per asciugarsi con la manica della felpa.

"Sei proprio una puttana." affermò spingendomi ancora di più contro la parete dell'ascensore.

Improvvisamente mi mancò il respiro e cominciai a prendere aria con fatica.

"Vuoi sembrare tanto cazzuta, ma stai tremando dal terrore." avvicinò il suo viso al mio.

Girai ancora la testa di lato, mentre sentivo il suo respiro battere contro la mia pelle.
Dei brividi mi percossero e lui non riuscì a non notarlo, approfittando dell'effetto che aveva su di me.

"Sai Nicole, gli scheletri che hai nell'armadio non passano inosservati.
Ti perseguiterò fino a quando questa tua inutile vita non sarà giunta al termine.
Ti incuterò una paura costante, impazzirai e verrai rinchiusa." ridacchiò e sentii il suo fiato variare.

Provai a trattenere le lacrime che minacciavano di uscire.

"Credi che io non ne sia capace?" sussurrò, avvicinandosi al mio orecchio.

Mi afferrò il volto, costringendomi a guardarlo mentre mi sorrideva malizioso.
Eravamo a pochi centimetri di distanza, non sopportavo di averlo accanto un minuto di più.

"Ti prego..." mormorai mentre ormai le lacrime cominciavano a solcarmi le guance.

"Ora cos'hai? Non volevi parlare con me? Sputarmi contro tutto il tuo odio?"

"Chi diavolo sei? Perché mi stai facendo questo?" domandai disperata quasi gridando.

"Io sono Ray Evans e sono qui per fartela pagare."

Fallen In FloridaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora