Trascorse poco meno di un giorno prima che rivedessi Ray o Lucas.
Dopo aver discusso con quest'ultimo a proposito di Jill, non avevo più avuto notizie di lui.Mi trovavo nuovamente a far fronte alla fame e alla sete, ma stavolta riuscii ad affrontare meglio la situazione sia fisicamente che psicologicamente.
Le mie ferite stavano guarendo nonostante non fossero state disinfettate e ciò aveva migliorato la mia resistenza fisica rispetto ai giorni precedenti.Supponevo di trovarmi in quel luogo da circa tre giorni, ma in realtà non avevo idea di quanto tempo fosse trascorso dal mio rapimento.
Mi domandavo ardentemente come i miei amici, familiari e conoscenti avessero reagito a quel video.
Doveva apparire veramente terrificante: vedermi in fin di vita non era di certo qualcosa da accettare facilmente.Desideravo solo che non mi abbandonassero subito dopo aver visto il video.
Non dovevano già perdere le speranze, nonostante gli avessi riferito di dimenticarmi e andare avanti se fossi deceduta.
Ma io non ero ancora morta.Ad un tratto entrò Ray e subito mi preparai al peggio, sistemandomi meglio sul posto.
Chiuse la porta alle sue spalle ed accese la luce elettrica, nonostante la stanza fosse abbastanza illuminata.
"Tranquilla non sono qui per torturarti, non ora almeno." affermò, muovendo tra le mani un vassoio.
Sospirai dal sollievo.
"Cosa sta succedendo fuori da qui?" domandai quando si chinò davanti a me.
"L'FBI ti sta cercando, ma non ti preoccupare, non ti troveranno. Tuo padre è rimasto ad Orlando, per ora è ancora vivo." disse sbrigativo.
Egli appoggiò sul pavimento il vassoio e poi si alzò, sparendo dalla mia visuale.
Mi guardai attorno confusa.Dopo qualche istante sentii le braccia e le gambe liberarsi, lasciandomi stranita da quella sensazione.
Abbandonai la scomoda posizione e potei confermare di essere slegata da quella colonna, ma non dalle catene.
Il ragazzo tornò davanti a me, guardandomi dall'alto.
"Cosa significa?" domandai a Ray, massaggiandomi i polsi ed allungando le gambe.
Avevo i muscoli doloranti e intorpiditi.
"Cosa vuoi? Non sei contenta nemmeno ora?" chiese annoiato "Se provi a scappare o a fare qualcosa che non devi, ti spezzo il collo." affermò fissandomi duramente.
Sospirai nervosa.
"Vorrei solo capire..." mormorai esausta.
"Al momento ti conviene mangiare, poi capirai." disse.
"Allora puoi aiutarmi riguardo qualcos'altro?"
Quella volta riuscimmo ad avere la conversazione più civile rispetto alle altre che avevamo e avremmo intrattenuto.
Per un attimo mi resi conto che mi stessi ritrovando a seguire il 'consiglio' di Lucas.Non ricevendo risposta, posi la domanda successiva.
"La notte dell'incendio...io non capisco come abbiate fatto ad organizzare tutto quello. Perché avete ucciso della gente? Come avete fatto a bloccare le comunicazioni e...le porte d'emergenza?" contrassi il volto in una smorfia di dolore solo al ricordo "Vorrei solo sapere cosa sia accaduto realmente." conclusi.
"Sai, è stato tutto molto divertente, ma io non ho intenzione di spiegarti nulla." affermò Ray "Ora mangia." mi intimò e così feci.
Mi avventai sul poco cibo presente sul vassoio e sulla misera bottiglietta d'acqua accanto ad esso.
Nel frattempo Ray aveva recuperato una sedia dalla parte della stanza che non avevo mai visto e si era seduto su di essa a pochi metri di distanza da me.
L'aveva girata al contrario e vi si era posizionato a cavalcioni."Sei stato tu a picchiare Lucas quella sera? Eravate d'accordo?" insistetti dopo aver finito.
"Sì, eravamo d'accordo. Ha deciso lui di farlo, voleva allontanare ipotetici sospetti che lo potessero riguardare." finalmente parlò.
"Poteva morire, è stata un'idea folle." commentai, riuscendo a gesticolare.
Il fatto che non fossi legata mi appariva come qualcosa di strano.
"È stato meglio correre il rischio che permettere che sorgessero dubbi sulla sua credibilità." affermò.
"Perché non vuoi parlarmi di quella notte?" domandai ancora.
"Ho bloccato le porte dall'esterno, mi sono collegato agli impianti antincendio e attivato un oggetto elettronico per isolarvi. Ho gestito quasi tutto in remoto, è stato semplice." rispose sorridendo al ricordo "Soddisfatta?" chiese prima di alzarsi e spingere di lato la sedia con un piede.
Si avvicinò rapidamente a me e in pochi istanti ci ritrovammo ad un paio di passi di distanza.
Ray si abbassò alla mia altezza.Il mio respiro divenne irregolare, avevo paura di lui e in quel momento non avevo idea di quali intenzioni avesse.
"Ora vorrei terminare ciò per cui sono venuto qui. Non ti agitare, non servirà a nulla." affermò con un sorriso maligno in volto.
Fui sul punto di alzarmi per sfuggire dalle sue grinfie, ma non feci in tempo.
I riflessi rallentati, i muscoli intorpiditi e la sofferenza fisica che mi accompagnavano da giorni di certo non si erano volti a mio favore.Egli infilò rapidamente una siringa nel mio collo e poco dopo la potei vedere vuota tra le sue dita.
Non riuscii nemmeno a percepire del dolore per quanto già ne provassi."Volevi capire, giusto?"

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Fallen In Florida
Mystery / Thriller[ COMPLETA ] Nicole, giovane donna di quasi vent'anni, è costretta ad accettare una borsa di studio in un ambito istituto in Florida, a Miami, e ad abbandonare la sua vita a Londra. Lì dovrà ambientarsi nella vita da collegiale, scoprire nuovi amor...