Capitolo 59

148 10 0
                                    

"N-nicole." sentii la voce di mio padre.

Era sorpreso del fatto che io avessi risposto.

"Papà...avevo preso una decisione, perché non vuoi rispettarla?" chiesi infastidita.

Non volevo più sentire i miei genitori, almeno fino a quando questa storia dello stalker non si sarebbe conclusa, non potevo soffrire anche a causa loro.
Chissà, magari non avrebbero più avuto modo di parlarmi neanche dopo la fine dei giochi.

"Nicole, io..." lo sentii sospirare "...tu dove sei in questo momento?" concluse.

Era chiaramente frustrato ed inizialmente non ne capii il motivo.
Pensavo solo che parlare con me lo mettesse in difficoltà a causa del nostro litigio.

"È tutto quello che hai da dire? Sono meravigliata da questo approccio, pensavo fossi più umano." affermai seccata.

Ero basita: non aveva nemmeno chiesto scusa, in più stava evitando l'argomento.
Come riusciva a comportarsi in questo modo senza provare un minimo senso di colpa o sofferenza?

"Per favore, ora non è il momento, dimmi dove sei." respirava velocemente.

"Non ti riguarda." scandii ogni parola duramente "Non puoi fare il genitore a metà ed io sono un'adulta già da molto tempo ormai."

I tre mi stavano fissando in silenzio, ma in quel momento loro erano l'ultimo dei miei pensieri, non gli avevo rivolto nemmeno uno sguardo.
Mio padre aveva la mia completa attenzione.

"Sei a casa?" chiese ignorando le mie parole.

"È l'ultima notte dell'anno, pensi che io sia a casa?" chiesi retorica.

"Okay..." sospirò nervoso "Se non sei a casa allora dove sei?"

"Mi spieghi che diavolo ti prende?" mi alterai.

"Non ora Nicole, voglio solo sapere dove ti trovi." affermò ed io sospirai arrabbiata.

"Papà vai a festeggiare con la mamma, vi ho detto che non mi dovete più contattare o farvi veder-" mi interruppe.

"Devo venirti a prendere, dammi l'indirizzo." rimasi qualche istante in silenzio confusa.

"Aspetta...tu piuttosto dove sei? A Orlando con la mamma vero?" il cuore cominciò a battermi forte.

"La mamma è a Orlando." affermò.

"Non mi hai risposto." ribattei acida.

"Sono appena sceso dall'aereo, sono a Londra." a quella risposta rimasi bloccata.

Ero senza parole, non sapevo cosa dire.
Nella mente mi apparve solo un grande 'Perché?', non stavo capendo nulla di questa situazione.

"Io non capisco." parlai con voce più flebile.

"Lo capirai, devo parlarti di persona, per questo devo raggiungerti." mi spiegò.

"No...no papà, me lo spieghi ora, cazzo." imprecai nervosa.

"È...complicato, ne parliamo di persona." insistette.

"Senti, vaffanculo." esclamai in preda alla rabbia "Nessuno può rovinarmi la serata. Vorrà dire che aspetterai domani, anche io ho il diritto di dimenticare tutto per una sera, ma tu a quanto pare non hai voluto capire che avevo e ho bisogno di te e della mamma. Ora questo sarebbe tutto finito, ma se non ti importa di me, allora dovrai aspettare. Ciao papà." attaccai arrabbiata.

Lanciai il telefono sul tavolino e afferrai il mio bicchiere, terminando il Long Island.
Successivamente presi il bicchiere di Clare, quello che le era stato offerto da un ragazzo, e cominciai a berne il contenuto molto velocemente.

Fallen In FloridaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora