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La Sirena dovette attendere che la mente accettasse l'irrisione, la smembrasse perché le fosse comprensibile e la rivomitasse. «Mentitrice!»

«Non dico affatto menzogne. Rispondo alla domanda che hai formulato.»

«Io sono una Sirena. Saprò bene quello che sono.»

«Se sei tu a dirlo. Comunque non cambia il fatto che anch'io sono una Sirena.»

Il Vento soffiò per scostare i rami, di modo che si potesse vedere bene la creatura nella luce diurna. Gli occhi avevano un aspetto umano, erano pupilla e iride e sclera, dissimili dallo sguardo della Sirena che lui aveva sempre conosciuto.

«Ti ha generato Nettuno?»

«So chi è il Dio del Mare. No, io appartengo a mia madre, che fu come me e mi fece uovo nell'isola di Zante. Ai tempi in cui nacqui la mia isola non aveva nome né collocazione certa.»

«Sei nata dove soffia il Greco, ecco perché ne conoscevi la fama» disse il Vento.

La creatura agitò le ali, che avevano una discreta apertura.

«Se non ti ha generata il Dio del Mare non puoi essere una sirena. Sarai qualcosa d'altro, e di certo sei una ladra che ha rubato il mio nome.»

La Sirena Alata aprì e chiuse le tre dita con gli artigli, graffiando il ramo su cui era posata. «Non avevo idea della tua esistenza, fino a oggi. Eppure tu esistevi. Anch'io esisto e sull'isola di Zante è quello il mio appellativo.»

«Perché sei venuta nei Caraibi?» chiese il Vento, e osservò la coda della Sirena che batteva un ritmo marziale dentro l'acqua.

«Gli uomini mi danno la caccia. Hanno decapitato le statue funerarie col mio volto dopo che mi sono cibata dei visceri dei prigionieri che i britannici avevano appeso nelle gabbie di ferro. Uno di loro mi ha vista mentre faceva la ronda al crepuscolo e ha pensato di spargere il verbo. Gli abitanti locali continuano a venerarmi, sono lo stemma della rivoluzione, ma i britannici hanno messo una taglia.»

«Una taglia?»

«Sì, Sirena pesce. Pagano i cacciatori che mi cattureranno. Valgo dieci lepta da cinque.»

«E non hai un nome che io possa pronunciare?»

«È uso, nella mia isola, che gli stranieri si presentino se vogliono delle risposte.»

«Sei tu l'invasore» gridò la Sirena, e lo strepito giunse alle piantagioni di canna da zucchero e caffè nei pressi di Turtle Fence, dove le imbarcazioni facevano carena. «Come ti permetti di venire a Grand Cayman e comportarti da padrona?»

La Sirena uccello aprì la bocca e la Sirena pesce vide incisivi affilati con cui l'intrusa si lisciò le piume sul petto. Doveva avere un qualche muscolo particolare nel collo o vertebre cervicali flessibili che le permettevano di abbassare la testa e ruotarla. Era spaventoso guardare mentre si spulciava con la testa capovolta e gli occhi mobili a controllare le mosse del mondo intorno a sé.

Di Pesce e di UccelloDove le storie prendono vita. Scoprilo ora