Alle cinque e mezzo, con una piccola folla radunata nella cala di sabbia rossa da cui si godeva una vista ravvicinata della baleia de pedra, la nave era al completo, ogni marinaio al posto che gli competeva.
Era perlomeno curioso che una stazione di balenieri fosse stata fondata davanti a una pietra della forma di balena. Ironia da baleniere, pensò Avery, sistemandosi sul cassero. Avrebbe scommesso che i balenieri guardassero con scherno l'intera pirocorvetta. Uomini di mare di quella caratura badavano alla sostanza, preferivano navi rapide che macinavano nodi all'inseguimento dei grandi banchi di cetacei a obbrobri per passeggeri.
Per quanto il capitano poteva valutare i balenieri con malignità, il colloquio con loro gli era servito per trarre il massimo vantaggio dalla nuova arma innestata al posto del cannone di caccia. Nel pensarlo, Avery guardò a prua e vide il cannoncino lucido con l'arma spiovente. Non apprezzava gli americani, fatta eccezione per il suo chirurgo, ma dovette ammettere che il tizio da cui l'aveva acquistato, e che importava affari del genere da New Bedford, era un'eminenza nel campo della cattura dei grandi cetacei. Se un arpone esplosivo poteva abbattere esemplari di decine di tonnellate, il danno a una creatura poco più grande di un delfino sarebbe stato grave al punto da non lasciarle una parvenza umana, ammesso che l'avesse.
Per diverso tempo, Avery era rimasto indeciso se catturarla o ucciderla senza patemi, e sebbene anelasse udire la ragione di un rituale barbarico dalla diretta interessata, ammesso che esistesse, preferiva non mettersi in una posizione in cui lei avrebbe avuto la possibilità di restituirgli il tentativo.
Amore e vendetta permettono un'unica possibilità.
«Signore, hanno acceso le caldaie» comunicò MacMourrog, che era in contatto con Fourcade attraverso il portavoce.
Il fumaiolo telescopico eruttava la scia cenerognola di un vulcano. Le caldaie erano alimentate dal combustibile giunto agli sgoccioli del tempo stabilito e fatto caricare da MacMourrog. Il primo ufficiale aveva scoperto che il contatto del progettista era un commerciante transalpino che esportava carbone francese per i portoghesi delle Azzorre. La sua nave era giunta nei pressi di São Miguel una settimana prima, ma era rimasta vittima della mancanza di vento; il pover'uomo, per mantenere l'impegno, si era visto costretto a usare delle imbarcazioni a remi dove aveva stivato il carico sotto teli impermeabili.
«Avvertitemi quando posso spedare l'àncora.» Avery guardò il Pembroke e il Prudence, immobili al largo della roccia basaltica a forma di balena da quando erano stati rimorchiati dal Northern Star e dalle scialuppe. Hulley ha fatto il suo dovere, fra poco toccherà a noi. «Signor Blight, segnalate ai mercantili di tenersi pronti con le gomene. Appena fuori dalla baia si farà come stabilito.» E nella mente gli si formò il vecchio ricordo di uomini in cordata su una montagna spagnola nuda e arsa. Fece pressione sui denti e pensò al futuro: doveva fidare in quel che restava del vento, nell'abilità dei capitani di disporre la velatura, nella potenza moderna delle caldaie e nella clemenza della pirocorvetta.
«Il signor Fourcade dice che potete procedere.» MacMourrog tossì, investito dalla nuvola allungata e nerastra del fumaiolo che svettava fra l'albero di trinchetto e di maestra.
La catena dell'àncora cigolò riavvolgendosi e portando a galla i maleodoranti resti del fondale. Più saliva e lasciava cadere scie d'acqua, più il capitano smaniava. Levare gli ormeggi era una fatica immane. Avery serrò le mani che teneva allacciate dietro la schiena.
Kozlov valutò l'assetto della velatura. Le vele dell'albero di trinchetto, di mezzana e del bompresso erano state arrotolate e legate con i matafioni. «Signore, sarebbe meglio serrare il velaccio, la gabbia volante e la bassa gabbia, anche se non c'è vento. Se dovesse sollevarsi una raffica improvvisa potremmo sbandare.»
«Sono d'accordo. Procedete.»
I gabbieri, pronti sui marciapiedi, serrarono le tre vele. Rimase la sola maestra floscia.
«Caldaie in pressione» vociò MacMourrog.
«Cristoforo, due quarte a babordo, andatura in poppa. Teniamo la poca brezza a fil di ruota.»
Il timoniere, con le mani strette sulle caviglie, annuì e girò la ruota verso sinistra, portandosi dietro la barra del timone e facendo gemere gli agugliotti sulle femminelle. La nave avanzò; fendeva l'acqua della baia con la prua.
Le caldaie facevano ruotare l'elica in modo vertiginoso e ben presto Avery si accorse che la Oblivion filava veloce, troppo veloce per gli ostacoli che puntellavano la visuale. Di là dalle masche vedeva due moriceiros e alcune barche da pesca e gli parvero muoversi lente, lente, lentissime. Un groppo gli serrò la gola. «Cristoforo! A babordo!»
Kozlov corse all'impavesata per capire cosa stesse spaventando il capitano, vide le barche da pesca a un tiro di schioppo dalla chiglia ed ebbe la premonizione della futura collisione. Senza emettere un fiato corse alla ruota. I marinai svelti di mente rabbrividirono e più d'uno toccò il legno che riusciva a raggiungere.
«Parvalhão, parvalhão, filho da puta» gridavano i portoghesi sulle barche da pesca, sbracciandosi, le bocche aperte, gli occhi spalancati, le mani che agitavano i remi.
Bolton, chino sopra il giornale di chiesuola, mise la mano nella tasca della giacca e strinse l'osso di tricheco portafortuna.
«Vira!» gridò Avery. Udiva le urla dalla spiaggia, consigli in inglese, in portoghese e in una lingua che al momento non riconobbe.
Kozlov prese le caviglie della ruota per aiutare Cristoforo a girarla. Inclinati tutti e due per lo sforzo, avevano i muscoli tesi allo strappo, i piedi piantati.
«Vira, dannazione! A due quarte! MacMourrog, dite a quelli di sotto di... smettere di gettar carbone o di fare in modo di rallentare!»
La pirocorvetta strambò; compì una leggerissima curva dalla parte opposta che le permise di acchiappare una letale bava di vento e la spinse ancor più verso la baleia de pedra.
«Черт, la vela di maestra!» disse Kozlov. «Serratela!»
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Sottocoperta, nel locale caldaia a mezza nave, Fourcade grondava sudore insieme ai due marinai che gettavano carbone in alternanza dentro la fornace. Con gli occhi fissi sulla lancetta del manometro del bollitore, il progettista inveiva contro i tubi delle due caldaie e invocava la motrice alternativa con i cilindri oscillanti.
«Trasmettilo all'asse portaelica! Motrice à vapeur de la putain!»
La voce di MacMourrog arrivò attraverso il portavoce. «Basta carbone! Non governiamo!»
Avery scese dal cassero quando la roccia si appressò a dritta, la polena indirizzata. Considerò, per un istante, di usare il rampone per far esplodere il fianco della balena di pietra, di modo da avere lo spazio per evitare lo scontro. Era nei pressi dell'albero di trinchetto quando la nave virò subitanea a babordo e il capitano fu costretto a saltellare in avanti e a pararsi con le mani dall'urto contro l'impavesata.
«Ci siamo! Vira!» gridò Kozlov.
La roccia a forma di balena si allontanò con una lentezza snervante, e la pirocorvetta, seguita dal rumore dell'elica che spezzava l'acqua, si immise per una linea retta, qualche grado in meno della rotta stabilita.
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Di Pesce e di Uccello
AdventureGrand Cayman, giugno 1847. Durante la ricostruzione successiva all'ennesimo uragano, sull'isola giunge una straniera che ben presto diverrà la nemica contro la quale la Sirena del Mar dei Caraibi dovrà combattere per difendere se stessa e l'arcipela...