Grand Cayman, giugno 1847. Durante la ricostruzione successiva all'ennesimo uragano, sull'isola giunge una straniera che ben presto diverrà la nemica contro la quale la Sirena del Mar dei Caraibi dovrà combattere per difendere se stessa e l'arcipela...
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Gli uomini osservavano la vestizione di Kozlov in silenzio, stanchi delle stranezze del viaggio: prima la nave, poi l'assenza dell'aliseo, poi il signor Middleton e adesso il secondo ufficiale che diceva di volersi calare nelle profondità del Mar dei Caraibi con un elmo e un abito di gomma impermeabile.
«Kozlov, datemi retta. Il capitano non sarà lieto di sapere che in sua assenza vi trastullate con la vostra attrezzatura.»
«A questo punto che lui lo sappia o no non fa una gran differenza.» Il russo fissò Bolton con gli occhi resi trasparenti dal chiarore della giornata tersa.
I marinai si scambiarono cenni di sottecchi.
«Questo viaggio non è nato sotto buoni auspici. Temo per la vostra vita.»
«So quello che faccio, Bolton. Siete stato voi a parlarmi, una volta, della campana di Halley. Non potevo permettermi di portare un marchingegno del genere, ma i Deane, Siebe e Mackintosh hanno ovviato all'impedimento.»
Bolton guardò con lo scetticismo di un padre lo scafandro elastico perfezionato da Siebe in uso nella Marina Britannica. Il suo, di padre, conservava i ritagli di vecchi quotidiani con notizie sensazionali, e il nocchiere aveva riletto molte volte del recupero da parte dei palombari dei cannoni del vascello Royal George, il cui incidente rimaneva il più stupido e sconvolgente esempio di negligenza della storia inglese con i suoi novecento morti.
I nuovi giovani dell'equipaggio aiutavano il secondo ufficiale con l'attrezzatura: gli si muovevano intorno come scimmie eccitate. Markin collegò la manichetta dell'aria alla pompa, Hier trafficò con le valvole.
Kozlov indossava le scarpe zavorrate. Abel gli porse con deferenza il coltello da fissare al cinturone.
«Cercate di non bucarvi, signore, o la preparazione sarà inutile» disse Blight, fregandosi le mani. «Markin, hai legato tutto come da istruzioni? Hier, hai controllato che non ci fossero buchi sul bordo gommato o altrove?»
«Sedete, Blight, o sverrete» disse Kozlov. Strisciò i piedi su un ponte di cui non avvertiva il calore. Stava provando la mobilità e non era l'ideale. Anche se aveva indossato il nuovo scafandro nel negozio e il venditore l'aveva rassicurato sulla tenuta una volta calatosi nel "mondo sommerso", sperava che fosse più leggero. La tela gommata gli premeva sulle membra, sfregava sulla maglia e sulle brache, e le scarpe... bè, quelle facevano eccome il loro dovere ancorandolo al suolo. Si rese conto di non aver allenato abbastanza le gambe.
Cristoforo stava a braccia conserte, il sudore che faceva rilucere la pelle bronzea. «Signore, non dovreste.»
«Come ti permetti?» quasi gridò Blight.
«Il signor Kozlov è un brav'uomo, ma non dovrebbe disturbare la Sirena.»
«Ho promesso che avrei recuperato quanto possibile del carico dei mercantili affondati. Non posso esimermi, Cristoforo.»