I presenti riuniti nella stanza, pregna di tabacco da pipa e legno lucidato dalla cera, guardavano il capitano Avery che, abbigliato di nero e con i capelli tagliati di fresco, attendeva la decisione.
«Centocinquanta sterline» fece il Contrammiraglio.
I mercanti, sei per altrettante navi – tre in più della scorta abituale – stavano calcolando con gli abachi della mente la cifra da versare al capitano per far scortare le loro bagnarole verso lo zucchero di canna, il caffè, il cotone, il mogano e le corde di palma d'argento accatastati nei magazzini di Grand Cayman.
Avery li scrutava e avrebbe voluto sputare loro in faccia. Nello stato d'animo in cui era poteva permettersi di dettare condizioni e uscire dalla porta con la stessa alterigia. Non aveva scordato la sua genuflessione di mesi prima né il rifiuto protratto della commissione di dare a un uomo il conforto.
Era stata l'opposizione a trasformargli l'animo: non gli importava né di come lo vedessero né di come lo giudicassero, non gli interessava se l'Ammiragliato gli avesse tolto la possibilità di fare carriera e cento altre cose futili per cui una volta avrebbe negoziato. Adesso avrebbe stipulato accordi per la trasgressione volontaria di un precetto divino e aveva abbastanza denaro da parte per farla avverare senza alcun permesso. Stava mettendo alla prova i grandi vecchi per un capriccio personale.
«Siete disposti a contribuire?» domandò il Primo Lord dell'Ammiragliato, e passò in rassegna i volti dei mercanti.
«Mettiamolo ai voti» propose il signor Smith.
Il signor Deadman ebbe l'impulso di batterlo. Si votò e quattro voti su sei dettero la vittoria alle richieste.
«Intendete occuparvi di persona di acquistare il necessario e imbarcarlo?»
«Sì, my Lord. Appena avrò il denaro.»
I mercanti si riunirono per firmare gli ordini di pagamento. Uno dopo l'altro siglarono l'accordo con una stretta di mano ad Avery, energica da parte di Smith.
«Abbiate cura di salvare il carico questa volta.»
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Avery uscì di malumore – Smith aveva premuto sulla ferita – e trovò Parker in piedi ad attenderlo. Il marinaio vestiva la giacca corta, i calzoni candidi, le scarpe di tela e la paglietta con il nastro blu ricamato del nome della pirocorvetta, Oblivion.
«Bentornato, signore.»
«Sei dei nostri, Parker.»
«Onorato di esserlo.» E di aver fottuto la Marina ed essermi salvato.
«E il pappagallo?»
«Bene anche lui, signore, grazie. Amaro sta nella stanza, giù alla locanda. Londra è troppo chiassosa, lo fa ammattire.»
«Come mi hai trovato?»
«Sarebbe che vi ho visto mentre entravate dentro l'Ammiragliato e ho detto perché non attendere il capitano, cosicché lo portò subito a vedere la nave.»
Inseguimento, pensò Avery. «Devo passare alla banca per ritirare del denaro. Domani dovrò recarmi a Devonport per un acquisto e starò via qualche giorno.»
«Capisco, signore.» In realtà, Parker non aveva inteso ma non poteva avanzare chiarimenti.
«Dal momento che sono in città, gradirei vedere questo nuovo prodotto della rivoluzione industriale. Mi hanno detto che è una corvetta a vapore. Li ha i cannoni?»
«Ne ho visto uno di caccia, signore, e so che il signor Bolton è andato all'Arsenale a chiederne dieci. Pare che la batteria coperta non può superare un certo peso altrimenti la nave si traversa.»
«Mi sembra un azzardo. Dieci, hai detto?»
«Cinque per lato, signore.» E non sono nemmeno belli.
«Non dirmi che sono carronate.»
Il marinaio scosse la testa.
«Trenta libbre?»
«Ventiquattro.»
«Lo sanno che una corvetta necessita di almeno venti bocche da fuoco per scongiurare la peggiore eventualità? Il cannone di caccia?»
«Nove libbre, in bronzo, nemmeno male, signore.»
«In ogni caso bisognerà smontarlo e lasciarlo a terra. Ho in mente una modifica al progetto iniziale. A proposito, mi hanno detto che il progettista ha copiato la struttura delle corvette francesi della guerra per dare maggiore velocità di manovra. L'hanno già messa in mare?»
«No, signore. Sta là al dock della Thames legata come un cappone. Dicono che la vareranno al principio di agosto, così potremo partire il più presto che possiamo.» E ci stanno facendo su delle cose strane, legni diversi e il castello e il cassero dove di solito non ce ne sono. Lee può dire quello che gli pare, che è la copia della Rattlesnake dei merluzzi americani, con il cassero e il castello collegati dalle passerelle, ma a me che sono nato con le braghe non la fanno.
Avery esaminò il cielo e si sforzò di sovrapporre al biancore gli azzurri intensi dei Caraibi. Adesso ne sapeva abbastanza da poter zittire Bolton e dire la sua sui venti e sul clima. Sarebbe partito alla fine di settembre, di modo da arrivare a novembre, nella stagione secca, ed evitare qualsiasi coda di uragano.
«Signore, e il signor Kozlov?»
«Ci raggiungerà più tardi. Mi ha chiesto un permesso per recarsi in un negozio a ritirare un aggeggio che aveva ordinato da tempo.»
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Di Pesce e di Uccello
AdventureGrand Cayman, giugno 1847. Durante la ricostruzione successiva all'ennesimo uragano, sull'isola giunge una straniera che ben presto diverrà la nemica contro la quale la Sirena del Mar dei Caraibi dovrà combattere per difendere se stessa e l'arcipela...