50. (PARTE SECONDA)

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All'interno del Forte George, fuori della stanza degli incontri ufficiali, Kozlov pensava alla circolarità delle situazioni nel silenzio inerte che gravava per il corridoio deserto

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All'interno del Forte George, fuori della stanza degli incontri ufficiali, Kozlov pensava alla circolarità delle situazioni nel silenzio inerte che gravava per il corridoio deserto. Non si udivano le risate dei fanti che giocavano a carte o commentavano le rare notizie dell'isola, né gli spari alle bottiglie. Quando era entrato, la maggior parte dei soldati era riunita in un salone con addosso la mestizia delle ore tribolate, e alcuni ingannavano il tempo facendo manutenzione al proprio fucile.

Aveva lasciato i suoi uomini da basso con i fanti e adesso, seduto su una sedia, gli toccava di nuovo di essere l'orecchio – altrove era stato l'occhio – di un avvenimento spiacevole. Poco distante da lui, una ragazzina indigena guardava il mare e fischiettava un motivo sconosciuto dalla finestra senza vetro con l'anta spalancata.

Dentro la stanza, Lennox ascoltava una Lenore vestita di nero che continuava a toccarsi il mento con i guanti, e pensava ai tempi che sarebbero venuti.

«Siete un brav'uomo e voglio essere corretta. Non posso sposarvi, Rupert. Ho cercato, ho cercato sempre e comunque. Ma voi volete molto e io vi do poco, troppo poco.» Guarda il segno, come sei ottuso! Possibile che quest'uomo non sappia nulla del linguaggio fra fidanzati?

Lennox ignorava ogni comunicazione indiretta. Si era distaccato senza accorgersene dalla società inglese ed aveva perduto, se mai le avesse avute, le astuzie dei coetanei sulla seduzione e sugli innumerevoli gesti che coinvolgevano ventagli, guanti e posture. Continuò a pensare: Non andava bene affatto. Ho voluto crederlo e convincermi che mi ricambiasse. Come può un uomo che ha conosciuto l'estasi riuscire a privarsene d'improvviso? Ho chiesto troppo, sapevo che non era cosa da farsi. Eccoti servito, depravato. Non sono un depravato, sono un uomo sanguigno, l'ha detto un medico. Forse ho solo bisogno di una donna che sia come me. No, non posso pensare di trasformare una donna rispettabile in una scostumata. Se penso a cosa avrei potuto fare, ringrazio Dio che mi ha fermato. Un uomo come me non può fare certe cose, altrimenti sarei come Fuller, e io non voglio essere così.

Per un attimo la mente si zittì e Lennox contemplò Lenore con lo spasimo per le cose appena perdute. Parte di lui voleva mercanteggiare perché sapeva di non poter reggere lo strappo, il corpo già si rivoltava nel desiderio di interrompere il discorso, lo avvertiva nel tramenio dello stomaco, nell'incessante pensiero di come fare, quali gesti consoni opporre per non trasformarsi in una larva supplichevole.

Mi guarda con gli occhi rugiadosi di una vacca. La odio. Non posso averla e conosco il motivo. Non voglio non voglio non voglio non voglio.

«Vorrei rompere il fidanzamento, Rupert.»

Sono l'ennesimo cornuto. Fintanto che non ho mai avuto nessuna potevo trarre un vantaggio sugli altri, li guardavo mentre si compromettevano, diventavano larve inappetenti e svogliate, e li potevo giudicare, lindo e retto. Adesso tocca a me passarci attraverso. E non voglio. Dovrò bruciare le scartoffie del matrimonio e ricominciare daccapo.

Lennox si accorse che Lenore aveva smesso di blaterare. Stava appoggiata alla sedia dirimpetto il tavolo, le mani serrate in grembo, gli occhi vacui alla luce della lampada che doveva rischiarare una stanza sbiadita senza il sole dei Caraibi. Si chiese cosa potesse replicare, adesso che si sentiva vuoto di ogni felicità, oppresso da un pianto senza contorno che sentiva premergli dentro.

Sono un soldato. Se mi è rimasta della dignità non domanderò l'ovvio.

«Lenore, se lo desideri, ti lascerò libera. Conto che tu ci abbia pensato bene.»

«Non è per denaro, Rupert, né c'è stata alcuna ostruzione dalla mia famiglia.»

«Lo ripeto. Se è questa la tua decisione, la accetto.»

Il vuoto delle cose a cui, d'ora in avanti, avrebbe dovuto rinunciare fece precipitare Lennox. Invece di annullargli i pensieri in una smemoratezza ottusa, lasciandolo a fissare la parete o un oggetto scelto a caso per minuti, gli intasò la mente di immagini. Due anni e quasi tre mesi – il periodo in cui erano stati innamorati o lei si era finta tale – di serate seduto ad ascoltarla suonare, di passeggiate con il parasole di lei a ripararlo, il giorno della dichiarazione sotto una pioggia che stillava sull'acciottolato nel cortile interno della villa e il colloquio con il signor King, che era avvenuto per via formale solo pochi giorni prima.

Come può rompere il fidanzamento adesso che i suoi parenti lasciano l'isola? Andrà con loro?

L'incombenza frenò la deriva.

«Intendi seguire i tuoi genitori in Inghilterra?» Andrò anch'io. Ho espiato abbastanza. Mi troverò un'altra moglie in patria.

«No, Rupert. Vogliono che sfugga all'uragano andando alla Costa... ah, non ricordo il nome intero, e poi mio padre e mia madre troveranno un trasporto e io rientrerò alla villa. Non voglio lasciare l'isola.»

Rimarrà sola. Esiste qualcun altro a scaldarle il letto. Possibile che io debba pensare solo alla natura carnale dell'unione? Che razza di uomo sono diventato su quest'isola di libertini.

Nell'oppressione condivisa della fine della relazione, i due udirono uno schianto lontano di alberi abbattuti e grida, un mucchio di strilli che si accavallavano, e Lenore guardò indietro verso la porta chiusa mentre Lennox saltò via dalla sedia per affacciarsi alla finestra ad esaminare il mare.

Colpi ripetuti alla porta costrinsero il Comandante dei fanti a sfilare accanto a Lenore, muta e gravida di domande, e a spalancare l'anta per vedere correre dentro, al pari di un animaletto spaventato dal temporale, la ragazzina indigena che accompagnava la padrona.

«Signorina! Avete sentito?»

«Che cosa succede?» Lenore mosse l'abito ingombrante e nero in un crepitare di fuoco.

«Non lo so, ma ho paura. Ho paura!»

Lennox guardò per il corridoio e vide la sedia vuota accostata alla parete e alcuni fanti che sbucavano dalla curva.

«Cosa succede?»

«È la Oblivion, Comandante, ha sparato una bordata alternata contro la spiaggia.»

Di Pesce e di UccelloDove le storie prendono vita. Scoprilo ora