51. (PARTE PRIMA)

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Avery si accorse della presenza di Lenore quando Lennox discese le scale

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Avery si accorse della presenza di Lenore quando Lennox discese le scale. Notò il pallore accentuato del Comandante dei fanti e un'aria sperduta che cercava di coprire con la smorfia del comando.

«Capitano Avery, vi hanno colpito?»

«No, signor Lennox. Lungo la strada ho incontrato alcuni feriti e mi sono fermato a soccorrerli, per quanto potevo. E mi scuso per aver sparso piume, non sono mie.»

«Sono stato aggiornato.»

Ha un tono strano. Non va bene, non adesso che avremmo bisogno di lui.

Avery volse la testa verso Lenore e la serva. Dulcina stava attaccata al braccio della padrona che, vestita di nero, non si scomodava nemmeno a rassicurarla, tenendo il braccio piegato per avere le mani unite in grembo, l'ennesima dimostrazione della superiorità posturale dei ricchi.

Le donne non azzeccano mai il momento opportuno. Che bisogno aveva di dirglielo? Maledizione, che bisogno c'è di urlare al mondo intero?

«Signor Lennox, siamo sotto assedio di centinaia di uccelli e qualcuno dei vostri fanti ha visto da una cannoniera la Sirena Alata che dirigeva qui. Ho ordinato di chiudere finestre e buchi con qualsiasi cosa.»

«Bene. Avete fatto bene. Venite dalla città?»

«Sì, e la situazione non è buona.» Avery guardò Lenore e tacque, non avrebbe sopportato l'isteria. «Ho visto che avete le palle di cannone nelle rastrelliere.» La maggior parte sporche in maniera indecente.

«Sì, le ho fatte preparare la settimana scorsa.»

«Ho qualcosa sul viso, signor Lennox?» Avery si toccò le basette nere che si congiungevano con un filo di barba.

«Volete sparare con i cannoni del Forte?» replicò Lennox con la voce di un'ottava troppo alta. «Non avete che da scegliere. Ne abbiamo tre.»

«Tre? Non dovevano essere otto? Parlate di quelli qui dentro? Gli altri sono nel cortile?»

«Quelli che sparano sono tre. Uno da quattro e due da sei libbre.»

«Quattro e sei libbre? Non potete dire sul serio! Che razza di cannoni sarebbero?»

«Ascoltatemi bene, capitano. Dovete ringraziare il Signore Onnipotente e me se abbiamo tre cannoni! Gli otto che dovevano esserci, sapete, non c'erano proprio quando arrivai. Capite? E lo volete sapere dove stavano fintanto che c'era il mio predecessore? Fuori, nelle mura esterne, quelle ridicole mura alte cinque piedi e mezzo! Erano così rovinati che ho dovuto pagare di tasca mia le riparazioni e poi li ho fatti installare nel Forte. Vedete questo Forte ridicolo, fatto di corallo come una collana? All'epoca era una baracca in costruzione, il mio predecessore nemmeno ci dormiva. Era un covo di ratti e serpenti, ma voi non c'eravate per vedere, quindi vi toccherà credermi.»

Il viso di Lennox era diventato violaceo, in contrasto con il collo bianco stretto nella cravatta. Anderson stentò a riconoscere il superiore in un uomo che gesticolava e sputava.

«E vi dovrete accontentare come mi sono accontentato io di questa dannata isola! Tre cannoni, sissignore, prendete quello che volete e andate al diavolo!»

Avery si avvicinò al Comandante dei fanti e i presenti – marinai e soldati – scommisero su un pestaggio. Il capitano prese Lennox per un gomito e lo trascinò nella guardiola.

«Adesso tirate il fiato o vi verrà una sincope. Siete voi quello calmo, non io. Ho bisogno della vostra intelligenza. E non m'importa se i cannoni sono tre o cinque o otto, faremo quello che potremo. Non c'è dell'acqua?»

Lennox respirava con affanno, il cuore gli pulsava in bocca.

Avery sparpagliò le carte sulla scrivania della guardiola, aprì i cassetti. Non cercava razionalmente un bicchiere o una fiaschetta, la mente era proiettata alla Oblivion, alla baraonda che intasava la città, agli altri distretti, agli attacchi della Sirena Alata e al cannone solitario sulla scogliera.

Una folata fischiante e improvvisa si abbatté sulle mura del Forte, poderosa al punto che i refoli oltrepassarono le spaccature nel corallo e nel calcare, passarono nelle stanze, sbatacchiarono le ante chiuse e i vetri, laddove c'erano, e grattarono i presenti con artigli gelati.

Di Pesce e di UccelloDove le storie prendono vita. Scoprilo ora