Grand Cayman, giugno 1847. Durante la ricostruzione successiva all'ennesimo uragano, sull'isola giunge una straniera che ben presto diverrà la nemica contro la quale la Sirena del Mar dei Caraibi dovrà combattere per difendere se stessa e l'arcipela...
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Kyriake rabbrividì. La neve le si era depositata sul dorso durante il lungo sonnellino diurno. Ne aveva riconosciuto la fibra. Accadeva di rado a Zante, ma nelle innumerevoli epoche vissute era capitato, soprattutto d'inverno quando lei si rifugiava fra le colline.
La Sirena Alata pensò alla sfortuna dei febbrai di ventinove giorni. E subito dopo alla Sirena. Spalancò le ali e decise, un pensiero rapido. Il rito. Nei secoli aveva lasciato perdere i luoghi che le rammentavano le lastre di pietra e si accontentava dei sentieri o della boscaglia, purché non vi fossero fastidi al pasto. L'umano veniva deposto e lei gli apriva il ventre da sinistra a destra usando il bisturi che era il becco, un'incisione pulita. Dopodiché, con i denti afferrava e tirava i visceri, scostava cosa non le era gradito, ad esempio la cistifellea, e masticava, staccando pezzo per pezzo, con il cuore che rendeva caldo il sangue finché continuava a battere. E sotto il diaframma, quando avvicinava il viso, percepiva il soffio dell'anima, uno zefiro lieve, e aprendo la bocca le entrava dentro con docilità. Lei non doveva far altro che trattenere il soffio e inghiottirlo per sentirsi rinfrancata. L'anima dell'uomo non portava con sé il sapore degli atti che il proprietario aveva compiuto, non c'era il marciume del malvivente né l'ambrosia del santo, era l'aria più pura che avesse mai respirato. Sua madre le diceva che si "mangiava", ma per lei era un'inalazione.
Con l'andare del progresso l'inalazione era divenuta difficoltosa. I religiosi frenavano e annullavano i sacrifici umani e persino i greci, che per molto tempo avevano venerato un panteon di divinità, erano ridotti in schiavitù dal cattolicesimo e dall'ortodossia, per non citare i "sottomessi a Dio" che eseguivano le parole di un libro.
Forse, però, rifletté Kyriake scrollandosi la neve di dosso, nelle isole lussureggianti come Grand Cayman poteva resistere il dolce passato, per un poco ancora, sufficiente a non lasciare il mondo in mano agli uomini.
Sollevò gli occhi al cielo e dentro la brezza discerné tre soffi diversi. Due nordici, di cui uno spaventoso, e il resto dell'aliseo che l'aveva condotta lì.
Decollò per cercare l'ennesimo pasto e si accorse che in altitudine i venti si erano serrati in un unico pugno. Sbandava, era difficile volare. Il crepuscolo non appariva azzurro e innocuo, bensì un ammasso ribollente d'acciaio che discendeva sul mare, sfrangiato sugli orli. Le parve di essere puntata da un'altra enorme se stessa, dallo spettro di sua madre morta affamata che la condannava.
Dal Trail discese verso Meagre Bay Pond, dove già una volta aveva trovato nutrimento. Vide la foresta di mangrovie che digradava nelle wetland, e baracche con porte su cui erano inchiodate le conchiglie e finestre chiuse. Aggiustò la rotta barcollando verso est, sorvolò Bodden Town con l'odiosa Missione, la costruzione di St. James, per proseguire verso Southwest Point. Ovunque voltasse la testa non c'era anima sotto di lei, nessuno che camminasse, le strade vuote e spazzolate dai venti.