Grand Cayman, giugno 1847. Durante la ricostruzione successiva all'ennesimo uragano, sull'isola giunge una straniera che ben presto diverrà la nemica contro la quale la Sirena del Mar dei Caraibi dovrà combattere per difendere se stessa e l'arcipela...
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La Sirena si accorse che in mare e sulla terraferma di George Town era diminuita la vitalità operosa degli uomini. Una sola imbarcazione in vista, molto al largo, e nessun carro.
Raggiunse la Grotta, era pomeriggio. I bambini non ridevano né schiamazzavano in cima alla scogliera fra i cespugli di Phyllanthus e della Pectis. Non si era resa conto della loro assenza in giorni che per lei erano monotoni. Nuotò nei dintorni per capire se si fossero spostati all'interno. Le voci umane tacevano surclassate dagli strepiti degli uccelli marini.
Maledisse le imposizioni del padre di Etto. All'inizio aveva pensato che conoscendo l'appellativo potesse chiamare il bambino e costringerlo a venire sulla scogliera per la missione che intendeva affidargli. Poi aveva capito che l'avrebbe potuto condurre da lei lo stesso, non conosceva i nomi dei marinai che aveva manovrato eppure li aveva manovrati. Forse era necessario un contatto visivo: si diceva che guardandosi negli occhi si stabilisse una comunione con l'anima.
Chissà se la Sirena Alata fissa le sue vittime.
I bambini erano creature strane: a volte la coercizione era facile, altre invece fuggivano, piccoli anolidi bruni. Etto era un bambino mansueto che l'avrebbe detto al padre appena fosse stato lontano dalla costrizione, avrebbe rivelato che si era intrattenuto con la Signora del Mar dei Caraibi. Il padre credeva e così i suoi amici. Sarebbero venuti sulla riva, centinaia di uomini ansiosi di conoscere il motivo che aveva spinto la Sirena a chiedere un favore a un moccioso. Sarebbero accorsi con le armi, trascinandosi dietro gli ecclesiastici e il Governatore, quell'uomo di grandi sogni e di rare levatacce che adorava l'amaca e i pomeriggi spesi a dormire.
Che idea bislacca affidarsi a un bambino!
La Sirena pensò che nelle epoche trascorse non aveva mai parlato con un bambino, né bianco né indigeno. Li toglieva dal mare quando cadevano o vi erano gettati dalle madri disperate; in silenzio e in fretta li deponeva al sicuro e tornava ai suoi affari. Di alcuni sapeva che erano riusciti a morire in un altro modo, di stenti o percossi, e fino a quel momento non le era importato granché delle conseguenze al di fuori dell'atto con cui li aveva salvati. Non aveva mai pensato a quanto fossero inutili certi salvataggi.
Non aveva nemmeno mai parlato con la prostituta che saziava gli uomini di Oliver Cromwell e si rivolgeva a lei quando era sola, alla finestra della stanza o sulla veranda che dava sul mare. Una donna che le aveva suscitato curiosità, per la quale si era sentita infelice quando era venuta la sua ora, il 30 novembre del 1680, mentre una cometa brillante occupava il cielo dei Caraibi e veniva scoperta per la prima volta da un telescopio.
Però aveva parlato all'ufficiale caro al capitano. Un vuoto le mosse gli organi. Spostò i pensieri sulla cosa a cui non aveva riflettuto: un piccolo umano non poteva portarla dove voleva essere portata. Lo avrebbe costretto a prendere un cavallo, ma l'avrebbe saputo cavalcare? Pareva che gli indigeni non andassero d'accordo con gli equini, preferivano spostarsi a piedi.
Si sentì sciocca e scaricò qualche pugno di frustrazione sulla coda. Una manta le si avvicinò per comunicare.
«L'ufficiale caro al capitano sta avvicinandosi alla Stanza?»
La Sirena era sbalordita dalla temerarietà e dall'incoscienza di un uomo che aveva risparmiato due volte. La seconda l'aveva ripulito dalla malattia delle bolle nel sangue. Ma forse era la regola per chi sfuggiva un pericolo, pensò. Gli si formava dentro un credo fatto di buona sorte, il pensiero che scampati una volta si sarebbe scampati per sempre a qualunque avversità.
Nondimeno poteva essere l'ennesima trappola del capitano, la mossa del re contro la regina dell'altro colore, mandare in avanscoperta la torre fidata perché, come una manta, riportasse quali erano i luoghi che lei amava per incendiarli con le fiamme che stavano producendo o raderli al suolo coi cannoni.
La Sirena s'adirò con l'ufficiale, con Kyriake e con il capitano. Li castigherò tutti. Poi pensò al Vento, a quando le suggeriva di calmarsi e valutare con attenzione, lei che aveva il vantaggio di un tempo interminabile.
Sorrise, gli occhi neri rischiarati dal riverbero del sole sull'acqua.