57. (PARTE QUARTA)

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«So perché l'hai fatto, Sirena» disse il Vento quando chiuse il Pellegrinaggio del Cristiano

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«So perché l'hai fatto, Sirena» disse il Vento quando chiuse il Pellegrinaggio del Cristiano. Lo restituiva.

«Anch'io.»

«Stai forse usando l'ironia?»

«Adesso sa che può trovarla qui e tornerà. A meno che decida di vivere sull'isola. Potrebbe comprare la casa dove ha alloggiato.»

«La qual cosa ti renderebbe felice.»

Una manta si accostò alla Grotta e nuotò sul pelo dell'acqua per avvertire la padrona della presenza del capitano nei pressi della Stanza.

«Gli uomini ne abusano quando accettano un vizio, soprattutto se è elargito da una divinità. Cosa credi che voglia?»

«Trapassarmi con l'arpione o parlamentare. Come puoi sentire, penso. Sono certa che abbia a che fare con la fregata. Ho promesso di restituire ciò che ho preso.»

«So che hai nascosto alcuni pezzi del carico in una grotta nel North Side. Spero che tu non intenda portarli nei tuoi luoghi. Non è saggio dare vantaggi al nemico, non se ha le capacità del capitano.»

«Ho intenzione di chiedere agli squali di trasportare il carico con le funi e una barca, una di quelle che presi al galeone.»

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I mercantili si preparavano a partire in un'attività frenetica che nascondeva il poco che avrebbero riportato.

Avery li guardava dal Forte George; attendeva che il sole scendesse oltre il mare. Dalla richiesta a una creatura che era stata ad ascoltarlo all'accordo di segretezza era passato un giorno, che lui aveva occupato a pregare al cimitero.

Adesso attendeva il ritorno del Comandante dei fanti per avere gli ultimi dispacci.

Lennox entrò senza bussare nella sala degli incontri, sapendo di trovare il capitano. «Perdonate il ritardo» esordì.

«Mi avevano detto che eravate in città.»

«Ero dai King.»

«Sono tornati? Non ho più avuto notizie.»

Lennox prese posto, sparpagliò alcune carte e si rialzò, chiedendo il permesso di levarsi la giacca. «Sono tornati cinque giorni fa. Sì. No. Quattro. Si erano nascosti lungo il Path, da un conoscente che ha una cantina sotterranea. Ci sono rimasti per giorni, finché sono durate le provviste. Poi, non udendo nulla, il signor King e il suo amico sono usciti e hanno capito che era tutto finito. Finito» ripeté a se stesso. «Sono tornati a casa irriconoscibili. La moglie è stata portata con una lettiga. Pensavo lo sapeste, hanno preso accordi con uno dei vostri mercantili, il Prudence, per essere riportati in Inghilterra.»

«Non ne sapevo niente. Ma il Prudence è partito, forse voi intendete il Pembroke

«Probabilmente.»

Una domanda muta rimbalzò fra i due uomini e Lennox si risolse a dire: «La figlia resterà qui. Ci sposeremo in novembre, se non accadrà altro. Per cui, vi chiederei di non tornare presto quest'anno, oppure di attraccare dopo il tre. Vi avrei invitato al matrimonio, ma...».

«Non porto fortuna, è meglio non avermi fra i piedi. Vi rinnovo le mie congratulazioni. Se dovessi arrivare in anticipo attenderò prima di sbarcare. Dove vi sposerete?»

«Se resta su, nella chiesa di George Town.» Lennox pensò a Lenore e alla sua voce fiacca, al pallore del corpo nella sedia sulla balconata della camera da letto, alle mani, ai sorrisi senza significato. Era una bambola come ne aveva viste in un negozio di Londra dove era andato ad acquistare un pendolo, prima del duello sciagurato. Il medico di famiglia, l'onnipresente dottor Dunn, ripeteva che era meglio non agitarla portandola in una città sconosciuta e malsana. Fidava che il clima dei Caraibi le ridesse la forza che aveva perduto con le crisi.

Lennox aveva davanti la causa dei mali della futura moglie ed era conscio del giogo che l'avrebbe legata al capitano. Temeva che il legame si sarebbe protratto anche dopo la morte di lui, che gli pareva il più esposto ad un'eventualità del genere.

Non voleva discutere né sfidare il capitano, sebbene uno spasmo dentro lo spronava a punire gli uomini della razza di Avery, che prendevano dove e come volevano e non restituivano, se non in pochi secondi di estasi. Si chiese se la sua fosse gelosia o vero senso di giustizia. Senza saper rispondere, decise di continuare a recitare la parte del gentiluomo e di affidarsi a una frase che aveva udito dal padre del giovane che aveva ucciso e che gli tornava a mente per frenarlo: Non dimenticate che, ovunque andrete, quando riderete o piangerete, state correndo verso lo stesso destino. Lo dissi a mio figlio più d'una volta, ma lui ha sempre vissuto per quell'istante di invincibilità in un corpo vulnerabile.

Lennox si rasserenò, non immaginava quanto di lui fosse simile al clima dei Caraibi. Aprì il cassetto e porse ad Avery le buste dei dispacci con la frase di rito, la sua scaramanzia. «Vi ringrazio per aver scortato i mercantili e averli fatti arrivare interi. Possiate avere un altro viaggio piacevole. Ci vedremo presto, capitano.»

«A presto, signor Lennox.»

I saluti vennero suggellati da una stretta di mano.

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