A metà della distanza che separava la spiaggia dalla pirocorvetta – una forma nera nella luce liquorosa –Avery comandò ad Abel di portarlo all'allevamento dei pesci cartilaginei.
Abel temeva il buio; la luce del tramonto gli agitava l'animo dal giorno infantile in cui suo padre l'aveva castigato chiudendolo in una cassa per le bottiglie di rhum e ce l'aveva lasciato una notte. Ma non poteva esimersi. Condusse la lancia in un'andatura fluida al reticolato.
Gli aiutanti del signor Connolly stavano con l'acqua alle ginocchia a sistemare le boe di legno di cedro. Avery si tolse le scarpe, le calze, la giacca e il tricorno. Rimase coi calzoni blu dalle bande dorate e la camicia bianca, saltò dalla scialuppa, atterrò nel fresco delle onde e si sentì bene a contatto con il mare. Salutò gli aiutanti, chiese dove potesse trovare il suo amico e venne indirizzato alla spiaggia. Camminò nella resistenza naturale che l'acqua esercitava e si accorse che era disabituato e gli dolevano le gambe.
Connolly, i cui capelli e favoriti adesso bianchi e spumosi permettevano di riconoscerlo a distanza, era in piedi e fissava la zona in cui le mante si riproducevano. Quando i pesci cartilaginei raggiungevano la maturità sessuale, intorno ai cinque anni, li metteva in un bacino a parte, piuttosto ampio per via del rituale di corteggiamento che prevedeva un caccia veloce da parte del maschio finché la femmina rallentava e si concedeva. Poi la femmina attendeva un secondo maschio. Se il processo andava a buon fine, tredici mesi dopo nascevano i piccoli, espulsi dal ventre. Le razze, invece, in un altro bacino, deponevano uova incapsulate dentro le quali si sviluppavano più embrioni.
Connolly trascorreva ore a osservarli, in pace con sé stesso e col suo ruolo. Non si era mai pentito di aver interrotto la carriera navale e la scelta gli impediva di provare invidia per gli ambiziosi. Ma quella sera avvertì il disagio della seccatura quando vide il capitano che procedeva verso di lui.
«Signor Connolly!» Avery lo chiamò due volte.
Il vecchio si allontanò con il passo che gli avevano insegnato in marina. Avery raggiunse la spiaggia dove poteva correre.
È come il rumore di una tartaruga che avanza nella sabbia, pensò il vecchio.
«Signor Connolly.»
Il vecchio si volse e considerò il capitano nel modo in cui avrebbe esaminato un estraneo. Persino la fregata, il tipo di uccello che gli rubava i pesci volanti, gli era più gradita di quel giovane uomo che un tempo aveva pensato di considerare amico.
«Che cosa è successo?»
Il cielo si stava vuotando dei volatili e la quiete che tanto angosciava Abel amplificava il disagio. Il vecchio continuava a fissare il capitano in silenzio.
«È evidente che ce l'avete con me. Ci eravamo lasciati in buoni termini.»
Il silenzio di ogni istante ispessiva l'aria intorno.
«Bene, siccome vi considero uno della mia razza, un marinaio che mi ha insegnato delle cose e mi ha dato buoni consigli, lo dirò senza edulcorarlo. È per la sirena. Pensate che le disgrazie occorse all'isola le abbia procurate io col mio atteggiamento.»
«Se così sentite così è.»
«Non ho niente da rimproverarmi. Sono stato corretto.»
«Corretto con una donna che avete abbandonato dopo esservi intrattenuto con lei per pomeriggi interi? Dopo averla svergognata preferendole un'indigena? Corretto con i vostri uomini, forzati a obbedire a un satiro? A scherzare si finisce col piangere, capitano. Le isole sono mondi circoscritti, hanno qualcosa di definito e definitivo. Grand Cayman non fa eccezione, è un salotto londinese. Vedete quel giovane laggiù?» Connolly indicò un ragazzo basso, i capelli scuri e un viso come l'acqua. «È uno dei soldati del Forte, viene a darmi aiuto, gli piacciono i pesci e li rispetta. So cos'avete fatto col vostro equipaggio, l'attacco al Forte, le minacce per liberare la sacrificata. Non pensate che io sia d'accordo con gli usi di un'isola che mi ha adottato. Li rispetto. Il rispetto, capitano. Vi avevo detto di non burlarvi della Sirena.»
«L'avete vista? Avete mai visto la Sirena?»
«No, però rispetto la sua esistenza o l'idea della sua esistenza. Non ho mai visto nemmeno Dio, ma non bestemmio contro di lui. Non sono voi; se fossi voi avrei la capacità di subire il biasimo. Non cercherei di discolparmi come farebbe un bambino o un idiota.»
«Non sono venuto per farmi insultare.»
«Non sono qui per rispondere alle vostre domande. Avete deciso tempo fa quello che volevate fare. Ora vivete la vita conseguente alla decisione. Non tollero i piagnistei, altrimenti mi sarei sposato.»
«Voi l'avete vista.»
I toni accesi avevano distolto gli aiutanti, che da lontano spiavano la conversazione.
«Vi prego.»
«No, ma so che c'è qualcosa. Qualcosa riporta le razze e le mante quando l'uragano si ritira, qualcosa mi permette di prelevarle dal sito in cui si radunano e di portarle nel reticolato. Non a tutti è dato godere di un dono simile. So di pescatori traversati sulle barche con gli arponi e le lance per aver osato pescare dov'è proibito.»
«Kozlov dice di averla vista e io gli credo.»
«Il vostro ufficiale russo?»
«Sapete delle uccisioni?»
Connolly annuì.
«Stamattina la nave è stata attaccata da una sirena che era un uccello con il volto di donna. Ci ha immobilizzati con la voce, intendeva schiantare la nave sulla barriera. Eravamo impotenti.»
«E pensate sia stata lei. Non vi è sufficiente? Cosa volete?»
«Due anni fa toccò a Lusia. Non posso pensare che sia stato un caso. L'ho voluto credere e adesso so che non è così. L'anno scorso rifiutai l'incarico, c'era un sospetto che mi divorava, mi divora anche adesso, e l'uragano fu ancora più letale. Stamattina uno dei miei uomini ha visto una donna che corrisponde alla descrizione della vostra sirena. Questa donna ci ha salvato. Ha fatto virare la nave, le mante la trascinavano e l'hanno condotta al largo.» Avery voltò la testa verso la zona dove vedeva vagare alcuni raiformi. «Cosa succede su quest'isola? Di quante sirene parliamo?»
Imitando il capitano, Connolly tornò a guardare le mante che stavano distese sul fondale.
«Gli uomini hanno riferito che Kozlov, in seguito a un incidente in mare, è stato portato alla nave da una frotta di squali nutrice che l'ha sostenuto sul dorso.»
Connolly mostrava brevi movimenti del viso, un raggrinzo seguito da una distensione. «Vi ricordate quando vi dissi che le eravate divenuto caro?»
«Signor Connolly, una o due non fa differenza. S'è presa l'amore della mia vita e voglio ucciderla.»
Avery lo disse e tornarono i tormenti della terraferma, le preghiere urlate sulle ginocchia, le fastidiose circonlocuzioni dei marinai, il romitaggio in Scozia, i giorni a guardare i piccoli dei salmoni senza vederli realmente crescere, le stagioni secche dei Caraibi, i pianti lunghi e lontani e vicini.
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Di Pesce e di Uccello
AdventureGrand Cayman, giugno 1847. Durante la ricostruzione successiva all'ennesimo uragano, sull'isola giunge una straniera che ben presto diverrà la nemica contro la quale la Sirena del Mar dei Caraibi dovrà combattere per difendere se stessa e l'arcipela...