25. (PARTE SECONDA)

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George Town era la stessa di due anni prima

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George Town era la stessa di due anni prima. Harbour Drive, che si snodava fino all'incrocio in cui incontrava Fort Street – formando il luogo dove sorgeva il Forte –, era costeggiata da alcuni alberi di Coccoloba uvifera, i cui frutti gli abitanti locali avevano raccolto quasi del tutto.

Avery ne staccò uno, una bacca porpora, e la mise in bocca. Ormai sapeva che erano commestibili. Lusia li coglieva per portarli a casa, li raggruppava nel grembiule, diceva che i bianchi non li apprezzavano. Ne faceva marmellate e liquori.

Avery considerò che lei non sarebbe stata felice in Inghilterra, voleva convincersi che sarebbe rimasta spaesata, vittima della malinconia che ogni abitante originario dei Caraibi e del Sudamerica soffriva quando veniva catturato. Morivano in molti, era la malattia del distacco. Forse avrebbe dovuto lasciarla dove stava e tornare da lei in qualità di marito ogni volta che il dovere lo imponeva. Non avrebbe fatto adirare la sirena. L'avevano avvertito in ogni modo possibile di non farle un torto: il nume tutelare dell'arcipelago vedeva e ascoltava tutto e di certo aveva udito che il capitano inglese Brayden Avery si sarebbe portato via una donna delle Cayman. A volte aveva riso al pensiero di dover chiedere permesso a una divinità in cui non credeva, chiedere permesso come l'avrebbe chiesto un uomo al padre della sposa.

Una tartaruga attraversò la strada polverosa, avanzava sulle zampe storte. Avery vide che aveva delle date incise sul carapace. Si chinò, la tartaruga smise di procedere e infilò la testa sotto lo scudo nucale. 1785. 1812. Catturata due volte e due volte rilasciata perché qualcun altro apponesse la sua firma su di lei. Marinai, senza dubbio. Solo due di loro si sono spinti oltre il terrore per andare al bordello di Madame. Forse anche lui sarebbe passato per allentare la tensione, c'erano un paio di samoane con cui gli sarebbe piaciuto passare la notte. Una, in particolare, ventenne portata dal Pacifico all'Atlantico da chissà quale nave, aveva il corpo sodo decorato di tatuaggi.

Avery era accosciato davanti la tartaruga quando un'ombra dai contorni irregolari si proiettò su di lui. Sollevò il viso vide che era una coppia, lui con la giacca rossa e lei con un parasole di pizzo.

«Capitano, mi ero rallegrato di non avere più a che fare con voi» esordì Lennox, e non fu scherzoso.

Avery provò una strana sensazione di fronte al viso arrossato, lentigginoso e inglese di un omuncolo che nei suoi pensieri aveva assunto le fattezze di un nemico inarrestabile. La realtà lo ridimensionava a lusingatore, uno che in sé non aveva alcuna qualità. Quasi nessuna qualità, si corresse nello spostare lo sguardo sulla giovane che il Comandante dei fanti teneva a braccetto.

Lenore aveva la stessa espressione dell'ultimo giorno, dell'ultimo minuto in cui l'aveva disprezzata: le labbra tirate e l'impudenza femminile che aberrava nelle donne dell'alta società. Nella sua durezza, Avery non vide lo spavento, il dispiacere, il tumulto e la gioia della giovane di trovarsi di nuovo di fronte a lui.

«Signor Lennox.»

«Conoscete Lenore, la figlia del signor King?»

Lenore allungò la mano inerte, Avery la prese e sfiorò il dorso con il mento. Nonostante l'offesa, la giovane allungò le dita e gli toccò il pomo d'Adamo.

«È la mia fidanzata. A proposito, com'è andato il viaggio? Il clima non pare favorevole alla navigazione, quest'anno.»

«Se sono qui vuol dire che ho capacità nautiche sottovalutate.»

«Presumo verrete al Forte coi dispacci. Avete rovistato nel sacco della posta?»

«Abbiamo smistato le missive per Bodden Town e West Bay. Ora consegneremo le lettere per George Town.»

«Ne avete trovate a nome Rupert Lennox?»

«Dovreste chiedere al signor Blight. Se ve ne sono vi raggiungeranno.»

«Attendo il documento che attesta la mia rendita. Mi auguro che non abbiano fatto confusione. Immagino sappiate quante scartoffie bisogna presentare e compilare per un matrimonio in regola.»

«Avete portato vostra moglie in questo viaggio?» intervenne Lenore.

Lennox impallidì e lei sentì che la stretta sul braccio si intensificava.

Avery non aveva cambiato espressione. Un tempo aveva avviato pratiche simili e il Comandante dei fanti gliel'aveva ricordato. Gli avrebbe chiesto soddisfazione se fosse stato certo della malafede, sarebbe stato facile. Ma Lennox era uno sciocco. Sì. No. Forse. Faceva lo sciocco. Forse era più intelligente e lungimirante di lui. E anche Lenore. «Non lo sapete?»

«Cosa dovremmo sapere? L'unico che porta notizie dalla patria siete voi, capitano. Ci parlerete di una nuova società? Di una nuova chiesa? Di delfini?»

Dovrei frustarla, dovrebbe patire il graticcio, pensò Avery e rispose: «Pare che la Opal sia affondata al largo delle Azzorre.»

Lennox e Lenore rimasero sotto il sole e nella brezza leggera ad ascoltare il capitano, con gli indigeni che camminavano per la strada polverosa, con una carrozza scoperta che transitava e con la tartaruga arrivata dall'altro lato che entrava fra le frasche di un giardino.

«Me ne rammarico. Le mie più sentite condoglianze» fece Lennox.

Lenore si mordeva la parete interna viscida della guancia per non gridare di giubilo e di sconfitta insieme. Il viso di Avery le dava la misura del sentimento che lui nutriva per un cadavere insepolto, e la sua mente, la sua mente svelta di donna, le disse che era tornato con la speranza di trovarla da qualche parte. La speranza che gli avrebbe fatto rivoltare l'isola, se qualcuno gli avesse indicato una pista, vera o falsa che fosse. Voltò lo sguardo, negli occhi era iniziata la fase di marea montante delle lacrime.

«Mi scuserete se non mi trattengo oltre. Devo andare alla Biblioteca.»

«Verrete al Forte o farete consegnare la posta da uno dei vostri?»

«Se sbrigo in fretta le incombenze verrò io a fare una chiacchierata.»

Lennox era rosso per il caldo, ma il sangue gli affluì alla fronte e la colorò. Sembrava un'aragosta della fanteria.

«Buon pomeriggio, futura signora Lennox.» Avery s'inchinò.

Lenore, quando il capitano le sfilò accanto, avvertì lo strappo dell'aria intorno a sé quasi vi fosse un enorme retino che li aveva avvolti e che adesso si era lacerato lasciando fuggire l'esemplare più ambito.

E qui, se magari a qualcuno interessa sapere da chi prendo spunto per i visi dei protagonisti (come ho fatto qualche capitolo fa) potete trovare l'ispirazione per il Comandante dei Fanti e per Lenore.

E qui, se magari a qualcuno interessa sapere da chi prendo spunto per i visi dei protagonisti (come ho fatto qualche capitolo fa) potete trovare l'ispirazione per il Comandante dei Fanti e per Lenore

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