35. (PARTE QUARTA)

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La Sirena era uscita dall'acqua mezz'ora prima dell'orario stabilito

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La Sirena era uscita dall'acqua mezz'ora prima dell'orario stabilito. Le mante si muovevano nel mare di fronte la Stanza e la fregata osservava con interesse dal suo sito in cima alla scogliera.

La Sirena vide appressarsi l'ufficiale caro al capitano e focalizzò l'attenzione sugli oggetti che reggeva fra le braccia. Lo salutò con una voce femminile senza civetteria, fissandolo con occhi consapevoli del terrore che scatenavano.

Kozlov ricambiò il saluto con un inchino formale, si inginocchiò, lasciò sul terreno i doni e tenne lo sguardo posato sulle rocce inanimate di cui individuava ogni imperfezione. L'immagine del busto nudo di lei lo stordiva, più della coda con la pinna caudale omocerca.

La Sirena avanzò strisciando, la locomozione abituale sulla terraferma, afferrò e rigirò la cappelliera. La aprì mentre Kozlov arretrava di un paio di passi e rimaneva in piedi. Tirò fuori un cofano bianco con il bordo semicircolare arruffato da cui penzolavano due nastri. Le piaceva, non era come l'aveva immaginato ma sapeva cosa fosse, l'aveva osservato sulle teste delle britanniche. Il suo balocco. Lo carezzò, fece frusciare il pizzo fra le dita e scrutò i fiori applicati.

«Sono Delphinium» disse, rivolgendosi all'ufficiale.

«Che cosa?»

«Questi.»

«Non lo sapevo.»

«Delphinium, fiori del Nord. Non possono essere coltivati sull'isola. Lo lessi dal libro di un giardiniere. Sono molte le specie che non possono essere coltivate nell'arcipelago per via del clima.»

«Vi piace?»

«Moltissimo.»

La Sirena appoggiò il cappello e si apprestò a svolgere il nastro e aprire la scatola. La reazione di fronte all'abito sembrò tiepida a Kozlov. Il modo in cui lei lo soppesava con le labbra serrate e gli occhi socchiusi gli comunicava scontentezza. Dimenticò di controllarsi e le vide il seno gonfio fra i capelli neri, un baluginare di carne bianca e rosa.

«Per il poco tempo a disposizione, non è stato possibile reperirne uno con le maniche lunghe. Dovrete indossare i guanti.»

La Sirena sorrise e stese l'abito. Aveva imparato da sola ad indossarli; vi strisciava dentro dalla gonna, su fino al corpetto: non poteva stare in piedi se non si fosse afferrata a qualche cosa e comunque non era mai per molto tempo.

«Aspettate» disse Kozlov, e lei rialzò la testa. «Dovete indossare la biancheria.»

La Sirena studiò il contenuto della scatola, la stoffa bianca della camiciola e il corsetto. Nessun libro letto insegnava come vestirsi o almeno lei non ne possedeva.

«Dovrete aiutarmi. Bagnatevi le mani.»

Kozlov guardò prima la Sirena e poi il mare. Camminò fin dove l'acqua lambiva le rocce, si teneva distante da lei. Si accosciò, si sporse e si lavò con scrupolo le mani lasciando che gocciolassero. Quando si voltò vide che la Sirena aveva raccolto i capelli e non sussisteva alcun ostacolo a schermare il busto. Ricevette un pugno d'aria nello stomaco e temette di perdere la ragione; per un lungo istante non fu padrone di sé.

Di Pesce e di UccelloDove le storie prendono vita. Scoprilo ora