Avery dormì il sonno del laudano. Oramai era avvezzo a umiliarsi, conscio che dopo la prima volta le altre venivano con facilità, abbattuto l'ostacolo la strada scendeva sgombra. Chiese di essere esentato dalla guardia notturna e gli ufficiali rimasero sconcertati dal dovergli accordare un favore che in veste di ordine avrebbero considerato naturale.
L'alba aveva schiarito il cielo quando il capitano trovò la lucidità per abbandonare un letto troppo soffice. Decise che per i giorni seguenti avrebbe lasciato la cabina a Lennox e avrebbe appeso una branda. Lusia non esisteva più perché il letto servisse alle arcane delizie del sollazzo.
Si sbarbò, accettò di mangiare la colazione che il cuoco gli servì di persona – caffè, uova fresche di gallina, prosciutto e una bistecca – e indossò la vecchia uniforme, utile per il lavoro a cui intendeva dedicarsi in giornata. Era diretto in infermeria quando Bolton lo chiamò e gli porse un biglietto che proveniva dal Comandante dei fanti. Nel messaggio gli si comunicava che i venti uomini scelti sarebbero saliti a bordo il mercoledì seguente.
«Passate parola per il carpentiere. Ho bisogno di parlargli non appena tornerò dalla visita agli ammalati, dovremo spostare qualche paratia.» Avery tacque, assalito dall'immagine di lui che parlava col nocchiere e gli diceva che bisognava sistemare la cabina per la moglie che avrebbe portato a bordo.
«Ci sono cambiamenti in vista, signore?»
«Ne parlerò in coperta. Per cortesia, dite a MacMourrog di radunare gli uomini.»
«Lo sanno, signore. Oggi è domenica e dovreste officiare la funzione.»
«Me n'ero scordato. Non fateli cambiare, dite di continuare a indossare gli abiti da lavoro. E spiegate che sarà una funzione breve. Abbiamo questioni più urgenti.»
«Aye.»
Avery seguì il nocchiere con gli occhi, la figura piena che saliva la scaletta. Quando Bolton sparì dalla visuale, il capitano si volse e s'incamminò.
L'infermeria era occupata da tre malati. Kozlov; un marinaio nuovo di cui Avery aveva chiesto il nome tre volte e che aveva deciso di nominare "Jimmy sifilitico", e un altro che era caduto da una sartia e si era sbeccato una costola.
Kozlov sedeva sulla cuccetta. Guardava fisso davanti a sé con l'aspetto grave di quando era concentrato. Lui e Avery si salutarono con amabilità, ma la lingua di entrambi preparava altre parole. Siccome la priorità spettava al capitano, il secondo ufficiale stette a sentire.
«Mercoledì partiremo per Turtle Fence. Ho ricevuto l'ordine di stanare e uccidere il capo dei ribelli, ammesso che esista, e non ne sono affatto sicuro. Quello che so è che qualsiasi cosa troveremo, se non è umana o amichevole, verrà abbattuta.» Avery attese per scrutare la reazione.
«Naturalmente, signore.»
«E vi vorrei con noi, sono sincero, ma siete ferito in modo serio e se dovesse succedere d'incontrare di nuovo la sirena non voglio che vi dissangui. Vi lascerò a terra con gli altri malati e vi darò un paio di uomini per scorta. No, attendete che abbia finito.» Il capitano fissò il russo. «Ho bisogno di avere spazio di manovra, se capite cosa intendo. Vi porteranno in quello che chiamano ospedale, baderanno a voi per qualsiasi cosa. Vi farò visitare dal dottore per essere sicuro e con voi resterà il suo aiutante. Patterson no, se ci sarà da combattere avremo bisogno di lui. Confido che capiate.»
«Capisco.»
«Non obiettate?»
«No, signore.»
«Da quando siete diventato fatalista?»
Avery restò in attesa guardando Kozlov. Gli parve sofferente. «Avete ammesso di aver visto la sirena. Suppongo sia lei ad avervi fatto lo squarcio sul ventre.»
«Non sono in me quando sono costretto a bere oppio.»
Il capitano non insistette. «Bene, c'è qualcosa che volete chiedermi?»
«Vi faccio i migliori auguri affinché la spedizione vada a buon fine.»
«Porterò via la vostra attrezzatura da immersione. Non voglio che ci riproviate.»
«Lo scafandro è danneggiato. Non potrei nemmeno se lo volessi.»
Avery tese la mano e Kozlov la strinse.
Il capitano lasciò l'infermeria dopo aver offerto parole di conforto agli altri due malati, con la pesantezza dello sguardo del russo su di lui. In coperta tenne un breve discorso di fronte ai marinai radunati, spiegò la delicatezza della situazione e lesse per Messa i versetti dal 15 al 26 degli Atti degli Apostoli. Gli uomini ascoltarono il prezzo del delitto di Giuda e con l'animo dei cospiratori sussultarono al nominare del "Campo di Sangue".
«Ora, prego il signor Bolton di consegnare a ciascuno di voi un paio di tappi di cera per le orecchie. Non smarriteli né scambiateli per una tazza di grog, per comprarli ho usato la mia paga. Non importa se sono fastidiosi, da domani in avanti li indosserete sempre. Quando siete svegli e quando dormite.»
Mentre Blight passava a mettere nei palmi l'oggetto, i marinai si guardavano l'un l'altro confusi e inorriditi.
«Non ancora, Josiah» disse Avery al marinaio dalla pelle scura che se li stava infilando. «Oggi e nei prossimi giorni stabiliremo pochi comandi che ciascuno di voi imparerà a memoria. Prima di arrivare nel North Sound dovrete essere in grado di eseguire le operazioni sulle vele e tenere la rotta senza poter udire gli ordini. Stabilirò un gesto per ciascun comando e voi eseguirete. Se dovessimo avere la sventura di incontrare di nuovo la sirena, nessuno di noi deve ascoltare la sua voce.»
Babcock e Markin ricevettero i loro senza obiettare.
Al suono ripetuto della campana – i marinai erano gente semplice a cui bisognava impartire lezioni semplici – l'equipaggio cominciò in silenzio le manovre di partenza e attracco, l'aggiustatura delle vele, abbattere, alare, agguantare, dar volta, bozzare, acceppare l'àncora e spedarla e tutte le minuzie utili a far funzionare correttamente la patria galleggiante che era la pirocorvetta.
«Signor Fourcade, è inutile che imprechiate alla sfortuna. Piuttosto imparate i segnali per l'accensione e lo spegnimento delle caldaie.» Il progettista si aggirava nell'imitazione di un'anima in pena e si aggiustava di continuo i tappi di cera.
«Non sarà facile, signore. La nave non ha mai risposto bene» disse Bolton durante una pausa. Aveva appoggiato i tappi al giornale di chiesuola e si tergeva il viso e le braccia con un fazzoletto.
Avery fissava i nuovi dispositivi montati ai lati della colonna che ospitava la bussola navale: Fourcade aveva spiegato che lo scafo rivestito, a differenza delle vecchie chiglie in legno, influenzava l'ago magnetico. «La prospettiva peggiore è morire. Vi rende ansioso? Eppure sono anni che navigate. È per la vostra famiglia? Ho sempre pensato che gli uomini con prole siano frenati, in qualche modo, durante le azioni.»
«Penso sia vero, signore. Ma non provo una paura eccessiva, quella se ne è andata anni fa. I miei figli sono grandi, dei tre maschi due sono in marina, il terzo è un bottegaio e la femmina è sposata.»
«Quattro figli.»
«Sarebbero molti di più senza gli aborti.»
Avery contemplò Grand Cayman che giaceva sotto il sole, placida e colorata. Non aveva mai pensato ai figli con Lusia, alla loro condizione di mezzi bianchi e mezzi negri in un mondo dove non esisteva un luogo di mezzo dove accoglierli. «Siete certo di volerlo fare?»
«Lo voglio, signore. Canterò io per attrarla.»
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Di Pesce e di Uccello
PrzygodoweGrand Cayman, giugno 1847. Durante la ricostruzione successiva all'ennesimo uragano, sull'isola giunge una straniera che ben presto diverrà la nemica contro la quale la Sirena del Mar dei Caraibi dovrà combattere per difendere se stessa e l'arcipela...