Sotto la pioggia soprannaturale, il missionario cattolico con indosso il saio aveva raggiunto il palco davanti al Tribunale e aveva iniziato a predicare. «Come sta scritto nella Bibbia, il Signore ha mitigato l'arsura con l'ombra di una nube! Fedeli, fratelli, è il segno che il Signore Misericordioso non ci ha abbandonato. Venite, confessatevi con quest'acqua, io sarò per voi il Battista.»
Alcuni indigeni si fermarono; lo facevano ogni volta che odoravano il sentore di gesta strambe e adesso volevano ascoltare il delirio del bianco con l'abito dello stesso colore delle piume di una sterna stolida bruna. Lo guardavano coi visi inespressivi, lo guardavano gesticolare con una collana di tante pietruzze legata alla vita e la croce che oscillava. Tuttavia, i più lo graziarono di un attimo di attenzione prima di proseguire, sordi a qualsiasi proclama. Molti ricordavano il discorso del Governatore Sligo, e nella loro intelligenza selvatica avevano capito che la parola di ogni predicatore, per quanto affascinante, non aveva significato. La vita era appesa ai fatti. Che venisse la pioggia senza tante storie.
«Viviamo nella tristezza e vi esorto a pregare per i morti che ci hanno lasciato, a pregare gli uni per gli altri. Non disperate, il Signore manderà un segno della sua Divina Clemenza sulle isole e verremo liberati dall'assassino. Gesù stesso disse: "In verità, in verità io vi dico: viene l'ora – ed è questa – in cui i morti udranno la voce del Figlio di Dio e quelli che l'avranno ascoltata, vivranno!"»
Pareva agli indigeni raccolti sotto una pioggia di vapore, di quelle che s'aggirano talvolta nelle foreste tropicali, che la voce del missionario fosse il vento che passava fra i banani o i mogani.
Patel e Kozlov, che tornavano alla corvetta con le ultime scorte, rimasero immobili sulla strada.
«Vorrei avere il conforto della fede, signore» disse il marinaio.
«Io prego che venga il segno» ribatté Kozlov.
«Signore, perdonate la sfacciataggine, ma non sarebbe meglio per la patria ritirarsi da queste isole maledette?»
«In verità» disse Kozlov senza staccare gli occhi dal missionario, che gli sembrava disperato, stanco di essere solo e considerato matto, «sarebbe saggio lasciare l'inferno. Però le isole sono importanti, lo è ogni colonia tropicale. Dobbiamo difenderle con ogni mezzo.»
Patel aveva udito i compagni eruditi, che sapevano leggere qualche libro, discorrere dei prodotti enumerati, del Navigation System e della montagna di quattrini che l'Inghilterra investiva nelle isole che marchiava con il monopolio. «Mio padre, un giorno, mi disse una cosa che ricordo ancora. Se fossi arrivato ai vent'anni avrei dovuto esser ricco altrimenti... beh, signore, mi diede una boccetta di veleno per topi. E mi sa, signore, che aveva ragione. Con gli scellini che guadagno non ci compro neanche una moglie.»
«Andiamo, ha terminato.»
I due si avviarono alla scialuppa guidata da Abel, che sarebbe andato con loro, uno degli uomini scelti da Avery. Il capitano aveva dato a Kozlov alcuni fustigati riottosi per liberarsene ed evitare di fomentare una futura rivolta, e il russo li aveva accettati con l'ineluttabilità del ruolo. Al secondo ufficiale non sarebbe dispiaciuto frustare uomini colpevoli e quelli avevano in fronte il marchio del peccato.
Patel e Abel si scambiarono un cenno, che Kozlov registrò.
Il russo aveva esercitato l'attitudine alla scaltrezza e ogni segno sul volto o nella postura dei marinai gli comunicava il significato vero di parole vuote. Sapeva da chi doversi guardare e di chi fidarsi. Patel e Abel si conoscevano da prima di conoscere lui, vittime entrambi dell'inettitudine a un lavoro onesto e dei desideri, condannati alle navi caserma dove avevano viaggiato distesi uno sull'altro fra lerciume e parassiti. Erano così spaventati da giurare di diventare uomini nuovi se fossero riusciti a vedere la luce fuori dalla stiva, cosa che Abel agognava prima di perdere la ragione. Entrambi, adesso che si erano sistemati sulla nave del capitano Avery, non avrebbero barattato i privilegi di cui godevano, e se talvolta avevano l'ambizione pungolante di disertare la sopprimevano.
«Scosta.»
Sulla scialuppa erano ammassate verdura fresca e frutta. Kozlov ne aveva acquistate in quantità maggiori del necessario, non intendeva sbarcare a Gun Bay a meno che fosse inevitabile. La baia era famosa per il Wreck of The Ten Sails.
Seduto a poppa, il russo voltò il busto ed esaminò, una volta ancora, la nave che Avery gli aveva affidato. La corvetta è giovane e maltrattata. Ogni veliero portato dall'Inghilterra restava alla fonda nei pressi del Forte George o delle altre fortificazioni sparse per Grand Cayman, e nell'identico modo di ogni albero o abitazione o scoglio subiva la tortura degli uragani. Persino la barriera corallina non ne era immune e quell'anno Bolton aveva fatto notare a Kozlov che in alcuni punti era stata spazzata via e, volendo, una nave che pescava poco poteva avvicinarsi alla spiaggia come nessuno aveva mai fatto prima.
Spostando lo sguardo, il secondo ufficiale vide i bastioni formati dalle rocce ammassate dai maremoti, grigi in quell'aria particolare. Era una pioggia impalpabile e senza vita. Comunque, notò che il livello del mare si era alzato e pensò con sollievo ai mangrovieti allagati. Una volta a bordo, si sistemò vicino alla ruota.
Uno dei nuovi, robusto e scaltro, era stato insignito del ruolo di nostromo e fischiò per chiamare gli uomini a riva.
«Per cortesia, sparate un colpo di cannone per avvisare la Oblivion» disse Kozlov.
Bolton annuì e ripeté l'ordine con la sua voce d'Opera. Da un boccaporto vedeva la divisa scarlatta dei fanti imbarcati che si affrettavano con la carica e lo scovolo.
La detonazione rese isterici alcuni uccelli, che svolazzarono in un movimento erratico.
Avery rispose con un'altra cannonata e issò le bandiere che auguravano buona fortuna. Teneva il russo nella lente del cannocchiale, che dopo poco spostò per leggere la risposta nella fila di bandiere.
La corvetta prese il largo e indirizzò la prua verso est.
Avery abbassò il cannocchiale. Disprezzò la gelosia che gli stava facendo sacrificare gli uomini.
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Di Pesce e di Uccello
AventuraGrand Cayman, giugno 1847. Durante la ricostruzione successiva all'ennesimo uragano, sull'isola giunge una straniera che ben presto diverrà la nemica contro la quale la Sirena del Mar dei Caraibi dovrà combattere per difendere se stessa e l'arcipela...