Erano passate diverse settimane da quando la Sirena Alata era giunta a Gran Cayman e, come accadeva per le cose inusuali che non la attiravano particolarmente, la Sirena si era quasi scordata di lei. Quell'uccello con il volto umano non aveva niente da offrire che potesse interessarle. Non se ne sarebbe fatta nulla di due zampe di pollo.
Studiava l'anatomia degli arti inferiori umani in un vecchio libro spagnolo, quando udì uno spostamento delle masse marine di profondità, la stessa percezione che prova un uomo quando viene centrato nel petto da una cascata. L'acqua faceva sussultare le fondamenta calcaree della Stanza.
La Sirena chiuse il libro, calcolò quanto tempo avesse, sgusciò fuori dalla porta lasciata aperta, all'indietro nell'imitazione di un paguro, chiuse con la chiave, se la mise al collo e si immerse.
Non era prona agli spaventi immotivati, ma la sensazione generava in lei il terrore misto all'insofferenza di essere portata di nuovo a giudizio. Il carceriere che l'aveva resa schiava del ruolo aveva moltiplicato le visite nell'ultimo anno. Almeno una volta al mese. Non era difficile raggiungere il Mar dei Caraibi per chi poteva spostarsi dal Pacifico con possenti cavalli di spuma, ignorando i vortici del passaggio di Drake quasi fossero massaggi delle correnti.
Il Dio Nettuno riempiva e scuoteva l'alcova, ogni volta con mano più forte della precedente. Rovesciava la specchiera con il cassetto sfondato, che l'acqua tratteneva dal cadere schiantando la lastra riflettente per altri anni di sventura; agitava le colonne di corallo del baldacchino e l'organza; innervosiva i pesci dentro e fuori le gabbie.
Una camelia di stoffa zuppa cadde sul letto e una mano larga e liscia la raccolse.
La Sirena giunse che Lui era lì coi suoi capelli ricciuti e la barba e la coda pesante di un anfibio estinto. Qualcosa, forse il cerchio d'oro che il padre portava su una chioma che si muoveva in onde serpentine, le rammentò la Sirena Alata. Capì di non poter far nulla per evitare il rimprovero.
Nettuno si volse, gigantesco accanto al letto, il tridente steso che lo separava dalla figlia, e vide la chiave che lei portava al collo. «Figlia, non abbandonerai mai l'indegna abitudine di stare in superficie quando il tuo posto è nel mare.»
«Mi hai dato in dono la respirazione. Alcune specie di pesci devono sollevarsi dall'acqua per respirare.»
«L'ossigeno di cui abbisogni è qui.»
«Non mi è sufficiente. Sono ingorda, padre. Non ne ho mai abbastanza.»
Nettuno appoggiò il tridente a un corallo del baldacchino. La punta si perse nella torbida oscurità del fondale. «Ti porto un comando, figlia.»
«L'ennesimo. Non mi stupisce. Di quale atto sono accusata? Siete qui per l'uragano dell'anno passato? La popolazione stava facendosi ardita.»
«Questo mare risponde a te sola, lo so, ma io ho il diritto e la capacità di conoscerne i segreti. So che hai rifiutato il sacrificio delle tre giovani, che hai spaventato ogni creatura nei dintorni e affondato innumerevoli navi. Quest'anno non ci saranno uragani, che quell'uomo torni o no.»
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Di Pesce e di Uccello
AbenteuerGrand Cayman, giugno 1847. Durante la ricostruzione successiva all'ennesimo uragano, sull'isola giunge una straniera che ben presto diverrà la nemica contro la quale la Sirena del Mar dei Caraibi dovrà combattere per difendere se stessa e l'arcipela...