Avery gettò il sacco con le conchiglie e il filo di perle sulla scrivania della cabina. Uno dei soldati di Lennox, addetto all'accensione delle lanterne, era passato a sistemare i lumi che rischiaravano il ripiano in un odore fra pino e cipresso tipico del canfene.
Il capitano riprese la collana rotta e, sgranandola come un rosario, sedette vicino alla vetrata di poppa e scrutò i suoi lineamenti ispessiti dalla tribolazione nel vetro lucido. La notte non permetteva di vedere al di là.
Era ormai certo che le sirene fossero due, ben distinte, e che gli abitanti delle Cayman non badavano alle sottigliezze. Lo stregone non è altro che un ciarlatano e può imbrogliare i buoni a nulla della risma di Lennox.
Bussarono alla porta. Entrò Blight con il viso tirato. «Signore, i compagni di Sullivan vogliono sapere cosa ne devono fare delle sue cose.»
Avery inghiottì una bestemmia. «Hanno già iniziato? Non sappiamo niente.»
«Nell'ipotesi peggiore vogliono mettere da parte le cose da spedire alla moglie e dividerle da quelle che verranno messe all'asta.»
Avery si sfregò la fronte. Odio certe consuetudini. Perché non possono lasciare in pace i morti per almeno mezza giornata? Sciacalli. Poi una voce scomoda ribatté: Tu non li lasci in pace, altrimenti non staresti combattendo. «Dite loro di riempire la cassa con gli oggetti per la moglie e di ammonticchiare gli altri in un barile. Non voglio saperne di aste o spartizioni finché non lo recupereremo, o riprenderemo i resti.»
Blight restò impalato a smembrare dentro di sé la parola "resti". Rivide i compagni di Sullivan in lacrime –gli irlandesi avevano incominciato la veglia – che ficcavano le mani fra i suoi averi. Non parlavano ma le espressioni dicevano: Questo rasoio è mio, me l'ha promesso; l'armonica è di... quest'altro è di...
«C'è altro?» Avery avvertì la mancanza di Kozlov. Ci avrebbe pensato il secondo ufficiale a redarguire l'equipaggio per le usanze spregevoli. Il secondo ufficiale era una rete filtrante, un ottimo ascoltatore, un marinaio eccellente. Aveva l'inverno dentro necessario al ruolo.
«Sì, signore. Volete scendere a terra a cercare Sullivan?»
«Ci andrò di persona con Babcock, Markin e Fuller.»
«Se permettete vorrei andare io» disse Lennox. Fuoriuscì dall'oscurità del corridoio. «La nave non può permettersi di perdere il capitano adesso che il signor Kozlov non c'è.»
«Non fidate in MacMourrog?»
«È un ottimo ufficiale, ma è giovane.»
«Siamo tutti giovani per morire. Quanti anni avete voi?»
«Trentatré. Ma intendevo dire che è impreparato.»
«State per sposarvi.»
«Sono il rappresentante dell'esercito di Sua Maestà alle Cayman, vorrei non lo dimenticaste.»
Non è male come pensavo. «Quando?»
«Domani. Le speranze diminuiscono con l'avanzare delle ore.» Lennox strinse l'elsa della spada che portava al fianco.
«I tappi di cera sono inutili. Cosa contate di fare se la sirena inizia a cantare?»
«I vostri uomini e Fuller mi aiuteranno. Avete detto che sono immuni.»
Avery si alzò e andò alla scrivania, depose il filo di perle e aprì il sacco, scelse cinque conchiglie e le allungò verso il Comandante dei fanti, che le prese fra le mani senza contestare.
«Con il vostro permesso vorrei ritirarmi.»
«Prendete il letto, signor Lennox. Io userò la cuccetta di Kozlov e dormirò nel quadrato. Se avete bisogno sapete dove trovarmi, anche se sarò sveglio alla diana.»
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Di Pesce e di Uccello
AdventureGrand Cayman, giugno 1847. Durante la ricostruzione successiva all'ennesimo uragano, sull'isola giunge una straniera che ben presto diverrà la nemica contro la quale la Sirena del Mar dei Caraibi dovrà combattere per difendere se stessa e l'arcipela...