Quando la scialuppa guidata da Abel grattò il fondo sabbioso e si arrestò, Avery si accorse che Kozlov lo attendeva. Era stato puntuale, ma il russo anticipava le sue mosse. Era lo svantaggio che l'avrebbe condannato.
Sbarcò con le scarpe scure che affondavano nella sabbia, seguito dal signor Lennox nell'alta uniforme della Fanteria della Marina e da Fourcade nel ruolo di arbitro con le pistole nella cassetta. Lennox indossava l'unico colore acceso nell'alba dimessa e si trovò a pensare d'aver errato, che era fuori luogo vestire un tessuto che richiamava il sangue.
Avery guardò Bolton, Kozlov e Patterson. Erano corvi neri e contegnosi. Lui aveva fissato il suo riflesso nello specchio della cabina e aveva coscienza di essere identico. Non ne avevano parlato, ma ciascuno sapeva bene cosa fosse giusto fare. Gli parve che Kozlov avesse il volto di un assiderato nella giacca nera abbottonata. Si chiese se sudasse, lui sentiva le ascelle fradice contro la stoffa di una camicia di seta leggera, non abbastanza comunque per il clima della stagione secca dell'arcipelago.
«Buongiorno signori.»
«Buongiorno a voi, capitano.»
Abel rimase silente a guardare i sei allontanarsi, tartarughe che lasciavano impronte nella sabbia, diretti alla foresta. Sollevò il cappello di paglia con il nome della pirocorvetta, esaminò il cielo. Poi gli sovvenne che aveva in tasca i tappi per le orecchie e li infilò senza tentennare.
Avery e Lennox sopravanzavano Patterson, Bolton e Kozlov. In ultimo, Fourcade. I testimoni avevano scelto uno spiazzo abbastanza largo, che si distendeva nella forma di un ovale, nel quale filtrava un bagliore fioco per permettere di vedere dove mirare. Dietro i duellanti sorgevano alberi, nessuno dei due aveva il vantaggio di un punto di riferimento.
Avery trasse la cipolla dal taschino della giacca, l'aprì e lesse l'ora. Mancavano sei minuti circa alle sei e mezza.
I due gruppi si separarono, uno rimase a sinistra e l'altro si posizionò a destra.
Fourcade analizzò di nuovo il terreno secco per cercare la linea che i testimoni avevano scavato il giorno prima, facendo scricchiolare il sale sotto i piedi. Ah, pensò, allora questo è uno di quei posti che si allaga nella stagione umida. Di ritorno, appoggiò la cassetta in cui aveva posizionato le due pistole e l'aprì: l'arma di Avery aveva l'impugnatura rivolta a destra, quella di Kozlov a sinistra. Le porse ai duellanti perché le caricassero con la polvere sotto gli occhi dei testimoni, poi le riprese e controllò che avessero lo stesso peso, la stessa forma, boccatura e lunghezza. Come da regolamento, erano stati scelti i proiettili di Avery, che il progettista aveva esaminato.
I duellanti provarono a sparare un colpo a vuoto in aria per vedere se le pistole funzionavano.
Fourcade attese che i due si liberassero della giacca. Non era regolare che lo facessero, però ritenne che la calura potesse creare problemi di salute e invalidare il duello.
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Di Pesce e di Uccello
AventureGrand Cayman, giugno 1847. Durante la ricostruzione successiva all'ennesimo uragano, sull'isola giunge una straniera che ben presto diverrà la nemica contro la quale la Sirena del Mar dei Caraibi dovrà combattere per difendere se stessa e l'arcipela...