Grand Cayman, giugno 1847. Durante la ricostruzione successiva all'ennesimo uragano, sull'isola giunge una straniera che ben presto diverrà la nemica contro la quale la Sirena del Mar dei Caraibi dovrà combattere per difendere se stessa e l'arcipela...
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Dicembre trascorse in una calma isolata. La stagione delle piogge era finita e le otto ore giornaliere di sole, accoppiate a temperature oscillanti fra i 22° e i 26°, allietavano gli abitanti. Non la natura, più esausta del solito, che agognava gli scrosci.
Gli indigeni che andavano a pregare al Forte diradarono le visite all'albero di Ceiba pentandra, soddisfatti che nessun uragano avesse scosso le baracche e sballottato gli uomini. Lennox poté sentirsi sollevato, nonostante la continua attenzione – completa di ronde – rivolta alla Sirena Alata.
La riparazione della pirocorvetta procedeva, meno spedita di quanto Avery volesse. La manovalanza delle isole risentiva dell'allegria climatica e del languore. Gli unici che non si risparmiavano erano i marinai della ciurma, ingolositi dalla realizzazione delle promesse. A ogni avanzamento dei lavori, il capitano permetteva loro di sollazzarsi con le femmine – o i maschi, secondo l'inclinazione – e di assorbire le gioie della terraferma.
I giorni si ammucchiavano fra l'operosità e il piacere. A sera, prima di rientrare nelle casupole, l'equipaggio della Oblivion si riuniva nello spiazzo antistante la casa presa in affitto da Avery e cantava e suonava gighe marinare, ballava, beveva grog e liquori locali, la baraonda sottoposta al controllo degli ufficiali e all'orecchio della Sirena.
La disciplina era blanda, ma non al punto di permettere alla marmaglia di combinare guai con gli abitanti o con il proprio corpo. L'ospedale si riempiva e vuotava in un flusso continuo; Patterson e Cobb potevano comunque ricavare del tempo per i loro passatempi. Il chirurgo era riuscito a partire per una settimana, un giro dell'isola in cerca di tartarughe da collezionare.
A Natale, il capitano e gli ufficiali prepararono diverse tavolate all'aperto dove l'equipaggio festeggiò con carne di gallina e tartaruga, pesce e frutta esotica. La Messa venne tenuta da Avery sul palco antistante il Tribunale e vi parteciparono il rappresentante di distretto, la sua famiglia, e chiunque volle fermarsi ad ascoltare un capitano di vascello in alta uniforme con i fregi dorati che leggeva della nascita del Salvatore.
A Capodanno, un giorno chiaro e caldo al pari del 25 dicembre, gli ufficiali della Oblivion organizzarono una partita a cricket nei pressi di Pedro St. James. Avery costrinse i due gruppi ad amalgamarsi e mise in premio alcune sterline e una bottiglia di rhum. Il campo da gioco fu scelto sopra una bassa scogliera libera dagli arbusti, larga abbastanza per poter delimitare la corsia, piantare i tre paletti, lanciare la palla, correre, ospitare il battitore, il lanciatore, il ricevitore e i fielders.
La partita incominciò alla una e alle tre Avery smise di lanciare. Si sentiva esausto e propose a Kozlov, battitore dell'altra squadra, di scendere a fare una nuotata in mare.
«Voglio darvi una speranza. Lasciamo che i marinai giochino per la bottiglia di rhum. Mi parrebbe volgare riprendermela.»
Kozlov lasciò al signor Bolton, l'arbitro, alcune raccomandazioni e posò la mazza. Si voltò verso Fuller che infilava il guantone da ricevitore e raggiungeva i dieci fielders della sua squadra.