42. (PARTE PRIMA)

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Dicembre trascorse in una calma isolata

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Dicembre trascorse in una calma isolata. La stagione delle piogge era finita e le otto ore giornaliere di sole, accoppiate a temperature oscillanti fra i 22° e i 26°, allietavano gli abitanti. Non la natura, più esausta del solito, che agognava gli scrosci.

Gli indigeni che andavano a pregare al Forte diradarono le visite all'albero di Ceiba pentandra, soddisfatti che nessun uragano avesse scosso le baracche e sballottato gli uomini. Lennox poté sentirsi sollevato, nonostante la continua attenzione – completa di ronde – rivolta alla Sirena Alata.

La riparazione della pirocorvetta procedeva, meno spedita di quanto Avery volesse. La manovalanza delle isole risentiva dell'allegria climatica e del languore. Gli unici che non si risparmiavano erano i marinai della ciurma, ingolositi dalla realizzazione delle promesse. A ogni avanzamento dei lavori, il capitano permetteva loro di sollazzarsi con le femmine – o i maschi, secondo l'inclinazione – e di assorbire le gioie della terraferma.

I giorni si ammucchiavano fra l'operosità e il piacere. A sera, prima di rientrare nelle casupole, l'equipaggio della Oblivion si riuniva nello spiazzo antistante la casa presa in affitto da Avery e cantava e suonava gighe marinare, ballava, beveva grog e liquori locali, la baraonda sottoposta al controllo degli ufficiali e all'orecchio della Sirena.

La disciplina era blanda, ma non al punto di permettere alla marmaglia di combinare guai con gli abitanti o con il proprio corpo. L'ospedale si riempiva e vuotava in un flusso continuo; Patterson e Cobb potevano comunque ricavare del tempo per i loro passatempi. Il chirurgo era riuscito a partire per una settimana, un giro dell'isola in cerca di tartarughe da collezionare.

A Natale, il capitano e gli ufficiali prepararono diverse tavolate all'aperto dove l'equipaggio festeggiò con carne di gallina e tartaruga, pesce e frutta esotica. La Messa venne tenuta da Avery sul palco antistante il Tribunale e vi parteciparono il rappresentante di distretto, la sua famiglia, e chiunque volle fermarsi ad ascoltare un capitano di vascello in alta uniforme con i fregi dorati che leggeva della nascita del Salvatore.

A Capodanno, un giorno chiaro e caldo al pari del 25 dicembre, gli ufficiali della Oblivion organizzarono una partita a cricket nei pressi di Pedro St. James. Avery costrinse i due gruppi ad amalgamarsi e mise in premio alcune sterline e una bottiglia di rhum. Il campo da gioco fu scelto sopra una bassa scogliera libera dagli arbusti, larga abbastanza per poter delimitare la corsia, piantare i tre paletti, lanciare la palla, correre, ospitare il battitore, il lanciatore, il ricevitore e i fielders.

La partita incominciò alla una e alle tre Avery smise di lanciare. Si sentiva esausto e propose a Kozlov, battitore dell'altra squadra, di scendere a fare una nuotata in mare.

«Voglio darvi una speranza. Lasciamo che i marinai giochino per la bottiglia di rhum. Mi parrebbe volgare riprendermela.»

Kozlov lasciò al signor Bolton, l'arbitro, alcune raccomandazioni e posò la mazza. Si voltò verso Fuller che infilava il guantone da ricevitore e raggiungeva i dieci fielders della sua squadra.

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