Grand Cayman, giugno 1847. Durante la ricostruzione successiva all'ennesimo uragano, sull'isola giunge una straniera che ben presto diverrà la nemica contro la quale la Sirena del Mar dei Caraibi dovrà combattere per difendere se stessa e l'arcipela...
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«Vieni fuori, so che sei nascosta qui.» La Sirena sondò ogni direzione separando i fili d'erba dalle foglie, i petali dai dorsi degli uccelli e dalle ali delle farfalle. «Come ti sei permessa di attaccare una nave? Avevi promesso di non scavalcare la mia autorità, ma sei una mentitrice! Avevo ragione dal principio. Vattene dalla mia isola.»
Un grattare di artigli sul legno le comunicò dove la nemica si nascondeva. La vide nel nido sull'albero a baciarsi il petto, no, a leccarsi il liquido della ferita procuratale dalla conchiglia spinosa dal ventre rosato. Non si accorse che, dove il fluido cadeva, il terreno diventava nero.
Non è invulnerabile. La conchiglia l'ha penetrata. Perché una conchiglia e non un proiettile? Perché quei due uomini non sono rimasti vittime della sua voce? Hanno obbedito a me. La Sirena si toccò il fianco e rammentò di aver lasciato il sacchetto vicino alla porta della Stanza. L'involucro di un mollusco marino la taglia.
La Sirena Alata continuava a spulciarsi il petto.
Deve dolerle. La Sirena strisciò nella terra secca e si immerse nello stagno.
«Ho dovuto farlo» disse Kyriake. Aveva smesso di rovistarsi il petto. Lasciò cadere dal becco una spina biancastra.
«E quale ragione opponi al divieto? Sei tu a voler scatenare una guerra.»
«Sono i britannici, gli uomini che mi hanno bandita da Zante e hanno messo una taglia sulla mia testa.»
«Non immagini quanti navigli passino dai Caraibi e battano la bandiera inglese.»
«Ho guardato bene i visi prima di planare. Uno dei loro ufficiali – sai almeno distinguere il grado dalla loro uniforme? – si chiama MacMourrog, porta i capelli lunghi, il famoso codino.» Kyriake l'aveva visto pattugliare la collina dove erano appesi i prigionieri e poi lasciare il posto a un'altra sentinella per andare a scaldarsi con una ragazza greca del villaggio di Bochali. «E c'è un greco di nome Casambus, pescatore di molluschi che lavorò nel mar Egeo prima di essere arruolato di forza, e un altro, Sullivan, che è giaciuto con una donna che ha il dono di produrre il malaugurio. Erano a Zante in principio d'anno. Sono venuti a prendermi per uccidermi.»
«Non dire sciocchezze.»
«Quanto sei stupida! Non hai notato l'arma che la nave a vapore porta sulla prua? Ti assicuro che sono venuti a riscuotere la mia taglia. Devo difendermi.»
La Sirena Pesce tacque. Il demone meridiano che assetava gli alberi la intorpidiva. Maledetto tempo e maledetta coda. Disse: «Possiedi poteri che sterminerebbero un esercito. Potresti ammazzare legioni di uomini con un gorgheggio. Difendersi non significa assassinare. Se gli umani non ti cagionano danno devi dimenticarti che esistono. Non sono né più né meno di insetti che brulicano.»
«Sono formiche, termiti che lasciate agire estinguono.»
«Pensala come vuoi, ma ti impedisco di toccare quella nave e i suoi mercantili.»
Kyriake osservò il viso della Sirena. L'imposizione aveva in sé un sentimento, non era ripicca né il capriccio della supremazia. «D'accordo, Sirena. Però vorrei insegnarti una cosa, che mia madre disse a me quando smisi di essere un'implume e mi venne il pensiero. Le sirene non hanno padroni. Sono libere, delle azioni devono rispondere a loro stesse. Se qualcuno ti ha detto che devi essere grata a lui o a lei per essere nata non è vero, e non devi ringraziare se ti hanno dato un mare o un'isola di cui occuparti, perché era quello che gli dèi avevano deciso per te. Il corpo di mia madre fu un mezzo, io ero già incarnata nell'intenzione del destino. E ricorda che noi siamo frutto di una maledizione. Non so cosa ti abbia detto Nettuno, ma le Sirene dei tempi antichi furono castigate per un errore, siamo i mostri di quell'errore. Ho udito dal Vento che leggi i libri. Leggerai che ti ho detto la verità. Da allora le sirene e i naviganti sono nemici.»
