31. (PARTE PRIMA)

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«Rientrate per la cena, signor Kozlov

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«Rientrate per la cena, signor Kozlov. Prima di mettervi a letto vi cambierò la fasciatura. Abbiate pazienza, camminare con le suture non sarà piacevole.»

L'aiutante di Patterson, Cobb, un giovane dentista, guardò il russo dalla sedia di legno dove trascorreva il pomeriggio, nella stanza che l'ospedale aveva riservato ai malati della pirocorvetta.

In realtà, l'edificio era una casa – con un'ala da ricostruire – e nei corridoi si potevano osservare dipinti antichi. Dal primo piano si godeva una buona visuale della baia: Kozlov, dal lunedì del trasferimento, contava i mercantili e li scrutava. Sapeva che gli equipaggi scendevano a terra con lo stesso sistema in vigore sulla pirocorvetta, e gli effetti della franchigia avevano portato a un'eruzione cutanea, a due scottature, a un accoltellamento e a un uomo che aveva ricevuto un calcio da un cavallo che cercava di far sbarcare.

«Non scopritevi e non grattatevi. Il sole può essere un veleno.»

Kozlov promise. Lasciò il letto con le coperte tirate, indossò una camicia larga e leggera, calzoni scuri e gli stivali. Il luogo dov'era diretto presentava un terreno aspro e irregolare su cui a volte si incontravano conchiglie spezzate.

Di Pesce e di UccelloDove le storie prendono vita. Scoprilo ora