27. (PARTE SECONDA)

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Il mercoledì, la nave salpò da George Town in una silenziosità catacombale

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Il mercoledì, la nave salpò da George Town in una silenziosità catacombale. Avery, in coperta con Lennox al fianco, alzava e abbassava il braccio, girava il pugno in aria e metteva in atto la danza gesticolante con cui governava la pirocorvetta. Dovette ammettere che i suoi erano buoni marinai e persino i nuovi maldestri si stavano abituando.

Lennox, con i tappi nelle orecchie, studiava i soldati nelle divise scarlatte, quaranta occhi che fissavano l'orizzonte e gli comunicavano smarrimento.

A pranzo nei pressi di West Bay, Avery, toltosi i tappi di cera, suggerì al Comandante dei fanti nel quadrato: «Dovreste insegnare ai soldati qualche comando muto.»

Lennox pensava alle difficoltà della missione, al discorso sulla cosa alata e la collegava al suo risveglio sulla via del Forte quando, sorretto da due indigeni del signor King, non si era capacitato di dove fosse, l'ultimo ricordo legato alla mano che frugava fra le gambe di Lenore durante la passeggiata. Lenore che aveva voluto incontrarlo il sabato notte – doveva aver saputo dal padre che lui sarebbe partito –, che si era spogliata in fretta al pari di una prostituta e gli aveva ficcato in bocca il seno, l'aveva fatto sdraiare sul terreno scomodo della piantagione di canna da zucchero da tagliare e si era ingegnata intorno al suo corpo, maldestra e agitata, come avrebbe trafficato con un pony da montare. Il Comandante dei Fanti dovette ammettere che non si era compromesso. Nemmeno si era fatto onore, però, ed era rimasto abbastanza disgustato dallo spruzzo sanguinolento che gli aveva imbrattato le gambe.

«Avete capito cosa ho detto?»

«Sì, ma avreste dovuto avvertirmi prima» rispose Lennox. Pareva che i pensieri si fossero risvegliati di colpo e lo infastidissero, un nugolo di mosche cavalline. Non credeva di essere un uomo impetuoso, eppure i fatti confutavano la sicurezza. Domenica è andata meglio, pensò, se le donne gridano vuole dire che va bene.

«Signor Lennox, vi farò una domanda scomoda a cui spero risponderete.»

«Dite.»

«Che voi sappiate, qualcuno dei vostri uomini ha...», Avery perdette qualche secondo nello scartare i vocaboli offensivi, «disprezza le donne?»

Sulla fronte di Lennox si formò una ruga profonda e ondulata. «Chiunque disprezzerebbe una femmina che rifiuta la corte in un certo modo, e fra i miei uomini ce ne sono alcuni a cui è andato a monte il matrimonio.»

Avery provò il desiderio di batterlo. Era uno zuccone ingenuo, quell'inglese della brughiera. «Mi costringete a parlare da zotico. Voglio sapere, se lo sapete, se fra loro vi è qualche pederasta.»

Lennox impallidì e in seguito arrossì con violenza.

«Conoscete il mito di Odisseo e il passaggio in cui venne legato all'albero perché voleva ascoltare il canto delle sirene senza esserne attratto? Fra noi, due marinai hanno resistito al sortilegio e sono pederasti.»

Lennox avrebbe voluto chiedere se Avery fosse serio. Risparmiò la mortificazione dopo averlo guardato. «Uno, forse. Ma non mi piace parlare... non mi piace. Diciamo che a volte s'intrattiene con i giovani del villaggio. È l'addetto alla prigione, forse lo ricordate. Vi accompagnò in cella e vi portò i pasti.»

«Bene. Potete dirmi il nome?»

«Thaddeus Fuller.»

«È fra gli uomini scelti? Potreste comunicargli di tenersi a disposizione? Vorrei utilizzarlo per una ricognizione insieme a Babcock e Markin.»

«Capitano, voglio sperare che risparmierete gli uomini se non è necessario.»

Avery chiamò il cuoco, che entrò a portare il pranzo. Lennox svolse il tovagliolo e lo posò sulle cosce. Prima che il cuoco tornasse in coperta a suonare la campana per chiamare gli uomini a mensa e il quadrato accogliesse MacMourrog e Blight – al nocchiere il compito di governare la nave –, il capitano giochicchiò con le posate d'argento, ne scambiò i posti e si rivolse di nuovo al Comandante dei fanti. «Signor Lennox, sabato mi avete narrato una storia interessante.»

«E veritiera.» Lennox incrociò le caviglie.

«Mi avete detto che vivete sull'isola da nove anni.»

«Ma non conosco tutto.»

«Vi sarete fatto un'idea vostra.»

«Di cosa?»

«Della sirena.»

Lennox, i polsi appoggiati al tavolo, sfregò la punta delle dita con i pollici. «Immagino vogliate sapere cosa ne penso. Ve lo dirò. Credo che la sirena sia una sola e che possa trasformarsi per raggiungere la terraferma e spiare gli uomini.»

«È una vostra supposizione oppure è basata su qualche leggenda locale, su qualche avvistamento?»

«Lo sentii da un creolo.» Lennox si rivolse al piatto vuoto. «Lo stregone.»

«L'uomo che stava in piedi vicino alla cella della sacrificata?»

«Lui. È il più vecchio dell'isola ancora in vita, a suo dire. Secondo il suo parere la sirena conosce l'intero Mar dei Caraibi, interno di isole compreso, perché in assenza del vento suo servitore può spostarsi, altrimenti sarebbe confinata all'acqua. È vero che nell'entroterra di Grand Cayman vi sono paludi di mangrovie e pozze e stagni salati, ma fra l'uno e l'altro c'è molta terraferma. Per chi non ha gambe, ed è risaputo che la sirena non le abbia, sarebbe difficoltoso. Mutando il corpo...»

«Se potesse mutare il corpo potrebbe farsi spuntare le gambe come le selkie

«No, lo stregone è stato chiaro sul punto. Le sirene sono esseri ben distinti dall'uomo. Possono mutare in altri animali, sono simili al diavolo. Lo sapete cosa si racconta in Irlanda? Ho una casa dalle parti di Killkee e gli irlandesi sono loquaci, molti dei miei soldati lo sono. Irlandesi, intendo. Beh, si dice che il diavolo talvolta salga sulla terra per giocare a carte con i mortali per prenderne le anime. E che se si guarda sotto al tavolo da gioco si vedano le zampe caprine sbucare dai calzoni. Gli esseri soprannaturali possono camuffarsi, ma esiste un tratto che li tradisce.»

«Pensate dunque che la sirena alata e la sirena acquatica siano la stessa creatura?»

Il sedile si era fatto rovente per Lennox, che non aveva più fame. «Può darsi. Ci tengo però a precisare che in nove anni non ho mai udito di una sirena che volasse. I pescatori l'avrebbero detto. Parlano già di quello che hanno visto.»

«Cos'avrebbero visto?»

«Un mostro appollaiato sull'albero della vostra nave. Sono corsi al Forte per dirmelo e pregare in cortile.»

«E avete atteso che fossi io a raccontarvelo quando...»

«Fuori dei Caraibi la leggenda della sirena non è tramandata con l'intensità che ha qui. Tuttavia, credo che lo stregone dica la verità.»

MacMourrog entrò col sorriso sulle labbra, si tolse i tappi e salutò. Prese il posto che era suo da anni e tenne sul viso un'espressione allegra. Blight, che si era levato il cilindro e lo reggeva fra le mani, chiese permesso e coi suoi modi goffi si accomodò dove di solito sedeva Kozlov.

Di Pesce e di UccelloDove le storie prendono vita. Scoprilo ora