Avery strinse la mano a Sommer in segno di ringraziamento. Si trovavano in uno dei magazzini del porto degli shooner, il fante aveva appena riconsegnato il cannone di caccia con l'arpone.
«Ho fatto il possibile, ho aumentato la mescola dell'innesco cercando di stabilizzarla. Quando ho aperto il proiettile ci ho trovato dentro della robaccia, signore, tenuta insieme da talco minerale e melassa. Una vergogna! Ma non sentitevi imbrogliato, gli impestati che inventano nuove cose lo fanno spesso. Sono prototipi nel vero senso del termine. Spesso uccidono persino chi li inventa e non funzionano al primo tentativo.»
«Non le mandate a dire e non siete rassicurante, ma apprezzo la vostra onestà. È merce rara.»
«Mi auguro che funzioni. Non l'ho provato, non volevo sprecare le poche munizioni che avete.»
«Lo spero anch'io. Potreste farmi un ultimo favore?» chiese Avery, traendo di tasca un gruzzolo di sterline in un sacchetto di pelle.
«Ah, no, signore. L'ho fatto volentieri. Non dovete pagarmi.»
«Non protestate, è la giusta ricompensa.»
«Signore, insisto. Potrete pagarmi se funzionerà.»
«Perché sono costretto a patteggiare fino a sfinirmi? Comincio a detestare il ruolo. D'accordo. Limitatevi al favore. Chiamate il direttore dell'arsenale e alcuni suoi aiuti con le braccia buone. Ho bisogno che spostino il cannone in un altro posto.»
Sommer aggrottò le sopracciglia, aveva inteso che avrebbe dovuto aiutare il capitano Avery a riportare il cannone a bordo, quando e se avesse finito di lavorarci su. Non disse niente, l'espressione dell'uomo che aveva davanti era strana, pur dietro la cordialità e la sicurezza.
Avery accompagnò il cannone nel nuovo sito, seguendo gli aiutanti messi a disposizione dal direttore dell'arsenale. Si ripresentò alla pirocorvetta, che aveva fatto ancorare dalla parte del mare dove sorgeva il Forte George, fuori dalla barriera corallina. Chiamò il timoniere, scelse Babcock come scorta e tornò sull'isola.
Dopo aver lasciato la nuova lancia sulla sabbia ed essere entrato a passo svelto nella fortificazione in compagnia di Babcock, sgomitando la folla che gremiva il cortile, sedeva adesso nella stanza degli incontri ufficiali con Lennox.
«Per cui mi sono permesso di agire senza chiedervi prima cosa ne pensavate.»
«Non posso fare altro che applaudire la vostra lungimiranza. Ma ne siete sicuro?»
«Sì. Di rado Bolton sbaglia. Non ha sbagliato l'altra volta e non credo succederà adesso. Avete assistito anche voi alla nevicata di stamattina.»
«Mai vista una cosa del genere ai Caraibi.»
«Penso che a quest'ora i messaggeri abbiano consegnato le comunicazioni.»
«Credo. E, scusate, vorrei lo ripeteste, quando succederà?»
«Dopodomani.»
Lennox rimpianse di aver pregato per la pioggia ogni volta che si inginocchiava davanti al letto. Lo faceva da anni e nessuno l'aveva mai ascoltato, per cui per lui era divenuta un'abitudine come contare le palle di cannone nel deposito ogni fine d'anno. Doveva saperlo che prima o poi, molto poi, in verità, sarebbe accaduto un prodigio. A suo discapito.
«Credete che a breve comparirà lo stregone con il fiore di ibisco?»
«Oh, lo sapete anche voi.» Lennox guardò l'appressarsi della notte fuori dalla finestra ed ebbe paura. Voglio lasciare questo posto. Al diavolo la Fanteria. «È probabile.»
«Potreste avvertirmi qualora succedesse?»
«Capitano» disse Lennox con la voce dura e indicò la spalla di Avery.
«Vi chiedo un favore personale.»
«Cosa intendete fare?»
«Ho fatto sistemare il cannone con il rampone in cima alla scogliera rivolta agli Scogli del Sacrificio.»
Lennox tenne fermi le dita e i piedi. Scrollò la testa con la bocca chiusa.
«Potete scegliere di allontanarvi con le corvette. Ne avete abbastanza per portare in salvo ogni abitante. Quanti sono?»
«All'ultimo censimento più o meno milleottocento persone.»
«Non staranno comodi.»
«Non ho l'arca di Noè e non intendo dar vita a una diaspora biblica. E dove pensate possa fuggire con quei disgraziati?»
«Gli uragani, mi è stato detto, seguono più o meno una rotta fissa, formandosi quasi nello stesso punto. Di solito al largo delle Piccole Antille, e procedono verso nord-ovest poiché l'aliseo soffia da nord-est, essendo un vento costante. Avete un foglio e una penna?» Avery si mise a disegnare una strada che cominciava dove aveva scritto Oceano Atlantico e saliva verso forme abbozzate su cui aveva scribacchiato – memorizzate in anni di studi di carte nautiche – V. Islands, Porto-Rico, Santo Domingo, Cuba, Giamaica e Cayman. La strada passò su molte isole nella corsa verso nord e risalì le coste orientali dell'America del Nord.
«Pertanto, se vi dirigeste a sud, verso la Costa dei Mosquito, lo schivereste. Posso darvi la pirocorvetta con Kozlov.»
«E voi?»
«Questa volta sarò il primo ad abbandonare la nave.»
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«Avete udito cosa vuole fare?» Bolton batté le mani contro la paratia nell'unico scoppio di collera da molti ragionevoli anni a quella parte, quasi facendosi scoppiare il cuore nello sforzo.
Kozlov e il dottor Patterson, gli ultimi due ufficiali rimasti, non contando Blight a cui era affidata la guardia in coperta, tacevano.
«Dove si trova l'arpone? Non l'ha fatto caricare» fece il dottore. Si alzò dalla sedia e prese Bolton per il gomito. «Sedete, i parossismi d'ira non giovano a un uomo della vostra età.» Gli mise due dita sul polso e contò.
«È al porto dove costruiscono gli schooner» disse Kozlov. «E là deve restare. È possibile chiedere ai nostri uomini di farlo sparire fino a quando il mostro sarà morto?»
«Sempre che si possa uccidere una divinità.»
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Di Pesce e di Uccello
AventuraGrand Cayman, giugno 1847. Durante la ricostruzione successiva all'ennesimo uragano, sull'isola giunge una straniera che ben presto diverrà la nemica contro la quale la Sirena del Mar dei Caraibi dovrà combattere per difendere se stessa e l'arcipela...