Grand Cayman, giugno 1847. Durante la ricostruzione successiva all'ennesimo uragano, sull'isola giunge una straniera che ben presto diverrà la nemica contro la quale la Sirena del Mar dei Caraibi dovrà combattere per difendere se stessa e l'arcipela...
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«E questa è la situazione, capitano.»
Bolton depositò i fogli di dati, gli schemi con il mare e il volto del vento disegnati dalla mano destra, sul tavolo della cabina.
Avery aveva insistito per provare la pirocorvetta con un vento che si era rafforzato e faceva gemere i nuovi alberi.
Kozlov, in coperta con Blight, annotava i miglioramenti. Non erano tali da rendere la pirocorvetta una nave manovrabile, solo meno capricciosa. Al gran lasco e di traverso rispondeva; gli alberi del galeone, meno robusti e più alti di quelli voluti da Fourcade, sostenevano le vele quadre quando il vento le gonfiava e la pirocorvetta veniva sospinta in avanti senza rollio ed eccessivo beccheggio. Di contro, di bolina era difficile che stringesse il vento e non manteneva l'angolo perfetto fra i 60 e i 37 gradi.
«Portanza insufficiente, signore» fece Blight, mentre sotto di lui, nella cabina, Avery sollevava piano il viso dalle carte e lo indirizzava al nocchiere in piedi, dritto, le mani dietro la schiena e il corpo che accompagnava le oscillazioni conseguenti le virate della nave.
«Quindi si formerà un uragano, come l'avete chiamato? Straordinario?»
«Aye, signore. Sono sicuro. Ho ricontrollato i miei calcoli decine e decine di volte. Li ho persino sognati.»
Avery sorrise. Bolton non capì la natura del ghigno e irrigidì il collo e le spalle.
«Sognate i numeri? L'importante è che li diate con sufficiente ragionevolezza. A volte i sogni portano delle epifanie.»
Kozlov guardò le vele, chiese ai gabbieri – di cui vedeva le camicie gonfiate dal vento, colombacci bianchi – di aggiustarle e ai marinai sul ponte di regolare gli stralli. Poi, a Cristoforo comandò: «Stringete il vento, ora di bolina stretta!»
«Con rispetto, non mi pare che siate preoccupato» disse il nocchiere.
«Lo sono, invece. E cosa consigliate di fare?»
«Portare ogni nave in cale riparate dove l'uragano non le maltratterà troppo. Ce n'è una usata dalle balene. Dovremmo prendere esempio dagli animali, capitano.»
«Il bordo sopravvento della tela non si tende in modo ottimale» comunicò Blight al secondo ufficiale.
La nave deviò dalla rotta.
«Di bolina larga» ordinò Kozlov.
«D'accordo» disse il capitano. «Ma siete consapevole che se vi lascerò comunicare ai cinque rappresentanti la notizia dell'appressarsi dell'uragano, gli abitanti sacrificheranno l'ennesima donna?»
«Magari quest'anno non succederà. L'anno scorso la Sirena non prese le sacrificate.»
Markin bussò alla porta della cabina e disse: «Signore, il signor Kozlov vi vuole sul ponte. Dice che questa la dovete proprio vedere. Sarebbe che siamo...»
«Capisco anche da qui che la nave sbanda di bolina. Ma al gran lasco è migliorata.»
«No, signore, è quello che scende dal cielo che è spaventoso.»
Avery e Bolton seguirono il marinaio. Sbucarono dal boccaporto per vedere un cielo quasi bianco, in cui resisteva uno spiazzo d'azzurro a ovest, che sputava fiocchi soffici della forma di piume irregolari. I bioccoli si depositavano sul ponte, sulle mani di chi osava accoglierli, sui pennoni e sulle spalline degli ufficiali.