40. (PARTE QUARTA)

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Kyriake si appollaiò sopra un abbaino, una forma scura nella luce rossa del tramonto

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Kyriake si appollaiò sopra un abbaino, una forma scura nella luce rossa del tramonto. Con gli occhi umani socchiusi, si imbeveva del calore che il sole dei Caraibi infondeva alle piume. Guardò giù verso la facciata, che di giorno era bianca e di notte azzurra, formata da fasci di legno resistente, benedetta dalle preghiere di chi si riuniva dentro, maestri laici ed ecclesiastici impegnati nella scolarizzazione e nella carità. Adesso la facciata e i muri avevano assunto la sfumatura sanguigna che precedeva il crepuscolo.

Mi manca Zante. Se avesse potuto tornare, Kyriake forse l'avrebbe fatto, ma negli ultimi giorni, con le anime che accrescevano il potere, aveva iniziato a riflettere sulla possibilità di spodestare la Sirena con un Colpo di Stato e prendere per sé i sacrifici.

Agli uomini era stato detto di badare al pericolo insito nel cielo, ma nessuno guardava in alto. Kyriake stava lì, sull'abbaino, da diversi minuti ad attendere che qualcuno urlasse. Gli esseri umani si affrettavano a rientrare, a ritirare gli animali dagli spiazzi incustoditi, a vuotare le bancarelle del mercato stanziale dove qualcuno frugava fra i pesci che nessuno aveva comprato per trovare una cena commestibile, in lotta con gli uccelli.

Da qualunque parte guardasse, la Sirena Alata vedeva la sopraffazione. Era l'ultima notte in cui si sarebbe nutrita prima di tornare nel letargo trimestrale. Aveva preso possesso di un luogo appartato al nord, una grotta umida dove nessuno andava, a parte i pipistrelli frugivori. Spalancò le ali e rimase in attesa.

Finalmente un uomo guardò su; s'immobilizzò dopo aver fissato quella che sulle prime gli parve una statua o uno stemma o qualcosa che i bianchi portavano talvolta dalla terra che chiamavano patria.

«Il mostro!»

Come un'eco che tocca diverse campane e ne fa muovere il batacchio in una sinfonia fessa e rugginosa, lo spavento travolse la popolazione di Grand Cayman e la spinse a divergere e convergere seguendo le scie di formiche e termiti.

La Sirena Alata ascoltava le grida e pensava al batacchio invisibile che suonava a lutto, nient'altro che un pendolo a colpire le pareti e a parlare la lingua delle campane, avvisando la popolazione di ciò che stava per succedere. Di tutti i luoghi che aveva visitato – in futuro intendeva trasferirsi su Little Cayman – Bodden Town era la città che odiava di più per via della Missione. Con uno stridio chiamò a raccolta gli uccelli, che non potevano sottrarsi per la minaccia esalata dal becco della divinità, e comandò loro di gettarsi sugli uomini per spaventarli, pungolarli e strappare i capelli, gli abiti, la pelle.

Una nuvola scura si raggrumò in cielo quando lei diresse verso George Town a prendersi un regalo per la Sirena acquatica, per placarla e confonderla prima di acquisire il suo regno.

Su Bodden Town si scatenò la tempesta degli uccelli che provenivano da ogni parte dell'isola e gonfiavano, con un arrivo rapido, la nuvola che si allungava dentro le strade e contro le finestre di ogni baracca o magione: le tortore dei Caraibi si muovevano all'unisono con le tortore di Zenaide; i pappagalli dalla gola rosa si aggregarono ai tangari testastriata e alle elenie, e i picchi, che avevano una volontà forte, provarono a disobbedire limitandosi a martellare fori nel legno.

Di Pesce e di UccelloDove le storie prendono vita. Scoprilo ora