35. (PARTE TERZA)

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Le variazioni dei canti degli uccelli che entravano dalle finestre contribuivano alla piacevolezza del sonno mattutino

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Le variazioni dei canti degli uccelli che entravano dalle finestre contribuivano alla piacevolezza del sonno mattutino.

Kozlov rifece il letto, badando a non disturbare i compagni, versò l'acqua nel catino e si lavò il viso. L'agitazione l'aveva ridestato presto, non poteva fare niente contro le ansie del corpo. Indossò una camicia, una giacca, calzoni neri e scarpe, ed ebbe di nuovo l'aspetto di un inglese. Si pettinò i capelli e giudicò il suo volto in uno specchio quadrato, i baffi e la barba di un convalescente aggiustati con le forbici. Li avrebbe tolti esaurito il compito o sarebbe morto con quel sembiante.

Quando il dentista arrivò per il primo giro di visite, il russo era seduto sul bordo del letto con indosso le scarpe. Cobb corrugò la fronte e si avvicinò. «Uscite anche oggi.»

Kozlov non si sentì in dovere di rispondere.

«Vorrei vedere la ferita. Perché non avete atteso che arrivassi per vestirvi? In questi giorni pare che abbiate il diavolo alle calcagna.»

Kozlov aveva slacciato i bottoni ai calzoni e al panciotto e sollevato la camicia senza togliersi la giacca. Cobb, con fatica, senza osare dirlo a parole, disfece le fasce, guardò, annusò, medicò e disse al paziente di rivestirsi.

«Vorrei che faceste colazione prima di andare.»

L'ultimo pasto. Non c'era verso di allontanare la sensazione. Era annidata ovunque, in ogni commento, rimprovero, gesto.

Cobb osservò il paziente mangiare e pensò che c'entrasse una donna. Kozlov era inesperto quando si trattava di nascondere il sentimento agli occhi di chi vedeva lungo, e il dentista provò la soddisfazione di essere migliore, almeno in quello che credeva l'ambito fondamentale della vita.

Alle dieci, con largo anticipo, Kozlov lasciò l'ospedale. Avery non era ancora arrivato. Il russo rimase per qualche minuto sulla soglia della porta d'entrata; studiò ogni particolare della natura intorno a sé con una chiarezza scevra di giudizio o fretta, la scoperta della prima volta. Ammirò le foglie paripennate delle palme, la forma degli alberi di Maclura tinctoria, i cespugli di sarsaparilla, i fiori dai colori tenui, gli insetti, gli uccelli.

Trasse dal taschino del panciotto l'orologio, controllò l'ora e si decise a percorrere il sentiero. Scelse di girovagare per George Town. Non sarebbe tornato per pranzo.

Passò un'ora a guardare i costruttori al lavoro su una rampa per gli schooner, un'attività fiorente legata alle grandi quantità di mogano presenti sulle isole; osservò l'andirivieni di pescatori e gli scambi che ogni giorno avvenivano in un sito chiamato dagli abitanti "mercato", un palco di legno identico al gemello di fronte al Tribunale, dove i pesci venivano rovesciati in mucchi perché la gente scegliesse quale comprare.

Passò davanti alla chiesa, una costruzione in canniccio e intonaco rovinato, ma non entrò.

Dopo aver di nuovo guardato l'ora, si recò all'allevamento a prendere il cavallo. La bestia era sellata e strigliata e Kozlov provò a cavalcare sotto gli occhi dell'addestratore per riprendere dimestichezza con gli equini. A cavallo, appurato che fosse un esemplare di buon carattere, scese di nuovo in città.

A dispetto di ciò che pensava, alle undici e trenta il suo stomaco marinaro gli intimò di soddisfarlo. Cercò una taverna e la trovò in una via dove sorgeva una sola casa bassa. Legò il cavallo al palo dell'abbeveratoio ed entrò. I proprietari erano una coppia inglese che gli servì un piatto caraibico di pesce e limoni della Giamaica.

Mezz'ora dopo, il secondo ufficiale era fuori nella calura. Riprese il cavallo e si avviò.

Giunse nei pressi della Stanza dopo aver recuperato la scatola con l'abito e la cappelliera. Lasciò il cavallo dove il terreno era meno accidentato e a piedi si accostò alla prigione per notare che lei era lì, seduta con la coda di squame verdazzurre piegata di fianco, e lo attendeva. 

Di Pesce e di UccelloDove le storie prendono vita. Scoprilo ora