28. (PARTE SESTA)

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Dovettero passare cinque minuti di smarrimento prima che l'equipaggio tornasse in sé

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Dovettero passare cinque minuti di smarrimento prima che l'equipaggio tornasse in sé. Il sole era calato, il cielo aveva assunto un colore violaceo e il vento debole non asciugava il sudore.

Alcuni marinai si pulivano le orecchie dalla cera sciolta, altri guardavano l'alberetto con gli stralli recisi e la vela di controvelaccino attaccata. Tittensor e Hier avevano spento il prurito versandosi addosso acqua di mare presa dai secchi e, nudi, guardavano la pelle scoperta dove il liquido scintillante l'aveva bagnata. Lennox e i fanti, ammutoliti, esaminavano le armi che stringevano.

Avery si mosse in mezzo ai marinai e lasciò vagare poche parole di conforto. «Il conto, per favore. Blight?» Dovette tirare su di peso il nostromo. «Nessuno che sappia dirmi se ci sono morti o feriti?»

«La pelle è come quando ho toccato l'ortica» disse Hier, e si sfregò il collo.

«Stiamo bene, signore» rispose Burns appeso alle sartie.

«Eccetto Sullivan» disse Markin.

I marinai che erano rimasti sottocoperta in attesa formicolarono fuori dai boccaporti per sincerarsi dello stato di salute dei compagni.

«Signore» azzardò MacMourrog. «L'avete colpita. Nemmeno i fanti, i loro fucili...»

«Credo che avere fede in Dio e non in una divinità isolana abbia avuto un peso. Feci benedire cannone e arpone prima di portarli a bordo.» Avery indicò al primo ufficiale la culatta con la croce protestante incisa.

MacMourrog annuì, ma non disse più niente. Ne aveva abbastanza per quella giornata.

«Recuperate l'arpone, per cortesia» gli comandò Avery. Pensò che ormai non sarebbe esploso. Maledetto prototipo, si è comportato al pari della nave. Con il viso rivolto al mare disse: «Signor Bergrem? Passate parola per il carpentiere.»

Bergrem, danese naturalizzato britannico, sostituiva il precedente carpentiere arruolatosi su un altro veliero. Era giovane, svelto e capace. Uscì dalla folla per valutare senza gemiti il danno all'alberetto.

MacMourrog aveva fatto due passi appena per raggiungere la fune legata all'arpone, quando un sacchetto di tela piombò sul ponte in un rumore fradicio e scoppiettante.

I marinai vicini all'impavesata udirono un guizzo nell'acqua, ma nessuno osò affacciarsi.

«Non toccatelo!» gridò il capitano al primo ufficiale che si era chinato. «Scostatevi! Lennox, passatemi il fucile.» La canna del Brunswick tamburellò e agitò il contenuto nascosto del sacco.

«È di batista» disse Lee, l'addetto al bucato, allungando il collo.

«Cosa dici?»

«È di tela batista, signore. Il sacco, parlo del sacco. E mi sembra francese, è del tipo che si vende a Cambresis. Quando fui catturato dai francesi, in prigione si usavano tovaglie per la tavolata ed erano come quel sacco lì.»

Avery si chinò e aprì il sacco, che era serrato da un filo di perle, una collana con la chiusura rotta. Rovesciò il contenuto sul legno del ponte: conchiglie di diversa forma e grandezza. Nel mezzo, un quadrato di tela cerata ripiegato a busta. Dentro, la pagina consumata di un libro, un capoverso quasi illeggibile e sotto, nello spazio bianco della fine del capitolo, un messaggio in inglese.

La Sirena Alata teme le conchiglie.

Di Pesce e di UccelloDove le storie prendono vita. Scoprilo ora