«Signore» disse Kozlov dirimpetto ad Avery.
Il capitano smise di scartabellare i fogli inerenti al contrabbando e rivolse un sorriso al secondo ufficiale. «Vi concedo la prima comandata libera, oggi.»
«Dovete consegnare delle lettere?»
«Non riguarda me, Borya.»
Kozlov pensò e trovò la ragione, l'obiezione e la resa. «Siete certo di non aver bisogno di niente?»
«La merce è caricata, ho i dispacci in cassaforte. Domani salperemo.»
Il russo si toccò la fronte con la nocca e si congedò. I marinai lo videro scendere con gli abiti civili, una camicia bianca e i calzoni neri e commentarono a mezza voce prima che Blight li richiamasse al dovere. Obbedirono di malavoglia, non capivano perché non potessero festeggiare l'ultimo giorno sulla terraferma. Il nostromo replicò agitando il bastone: non sprecò nessuna parola a dire che erano rimasti abbastanza a terra, quell'anno.
Kozlov entrò nella chiesa in riparazione, recitò una preghiera ortodossa e accese un cero per i morti delle Cayman, per Sullivan e per il fratello. Andò al porto degli schooner e in un negozio di liquori, dove acquistò delle bottiglie di rhum per gli altri ufficiali.
Infine si recò alla prigione spagnola, immersa nell'ombra fresca delle rocce che spiovevano dalla scogliera. Nel cielo transitavano le nuvole. Chinatosi per cercare la chiave, Kozlov si accorse che non c'era. Le patelle aggrappate agli scogli non si mossero.
Sedette su uno scoglio per assistere l'alta marea che alzava spruzzi e gli raffrescava il viso. Una manta fendette la superficie, saltò e tornò in acqua.
Fra poco sarà qui.
La Sirena giunse una decina di minuti più tardi. Aveva sperato che il capitano tornasse a cercarla e si era cullata nella piacevolezza di un pensiero che sapeva irrealizzabile. Nondimeno, si sarebbe accontentata dell'ufficiale russo, l'aveva confessato all'Aliseo.
Ora il Vento tramenava l'acqua, era lui a sospingerla contro gli scogli per mostrare lo sconcerto.
L'ufficiale e la Sirena si salutarono con cordialità. Lui disse che l'indomani sarebbero partiti e lei rispose che l'aveva udito dire.
«Dal vento?»
«Dal Vento.» Dopo un breve silenzio, la Sirena enunciò: «Avrei una proposta da farvi.»
«Avete bisogno di me? Avete sepolto la Sirena Alata?»
«Sì. È con gli altri.»
«Gli altri sacrificati?»
Lei asserì con la testa. Si levò la retina in un gesto lento e la poggiò dov'erano le patelle. Scosse i capelli e li levò dal busto di modo che Kozlov potesse vedere la nudità. «So cosa si dice delle sirene e so cosa pensano i marinai. Vi ho detto delle ustioni, ma se veniste in acqua potreste toccarmi.»
Kozlov respirò di fronte all'invito. Se non avesse voluto si sarebbe trattenuto in una bettola a bere e leggere. Si levò la camicia, tolse gli stivali e i calzoni. Si tuffò lontano da lei, dove l'acqua era alta e fredda, una cosa inusuale, ma fu un pensiero rapido e il russo snidò una ragione che aveva a che fare con la divinità delle Cayman. Nuotò sotto la superficie, dove vedeva la coda con la pinna caudale. Nemmeno se l'avesse desiderato avrebbe potuto farle spuntare le gambe. I libelli insegnavano a ingegnarsi.
Riemerse con il viso bagnato e lei si accostò. Le passò un braccio intorno al busto e con la sinistra le carezzò il collo bianco e le fece ruotare la testa sulla spalla destra, avvertendo che, dopo un iniziale irrigidimento, lei si lasciava plasmare.
Le toccò la schiena e il busto – il seno quasi gli scottò la sinistra. Sentì che non aveva l'ombelico e quando il palmo della mano grattò sulle scaglie dure risalì a muoverle i capelli, quasi sollevasse un grumo di gomene.
La Sirena stava avvolgendo la parte finale della coda alle gambe, Kozlov avvertiva l'affilata pinna caudale sui polpacci. Lei lo baciò, sapeva che lui avrebbe risposto. Con il braccio scese a toccargli le cosce, le ginocchia e ogni meccanismo che permetteva alle gambe di muoversi per tenere a galla il corpo.
Kozlov si immerse di nuovo per bagnarsi e quando tornò su lei gli sorrise con gli occhi neri in cui riverberava una scaglia di luce. La Sirena lo invitò a seguirla e lo portò dove la roccia curvava e avanti c'era la parete di scogliera svettante, e più in là un'apertura.
Lì, lei ricominciò a toccargli le gambe, un gesto lento e inesorabile e poi, avendo studiato l'anatomia di un uomo sul vecchio libro spagnolo di medicina generale, con la mano destra trovò quello che cercava e rimase a guardare Kozlov che respirava contro la sua guancia: dentro l'orecchio le giungeva il freddo del Buran.
Il Vento rimase impressionato dalla naturalezza dei gesti e li lesse come leggeva gli amplessi sulla carta, fossero essi di animali o uomini o creature marine. Non aveva idea di cosa sarebbe successo. La Sirena diceva che il seme dell'uomo avrebbe viaggiato al pari degli organismi marini – piccoli vagabondi –, e le maree l'avrebbero disperso per creare una nuova esistenza.
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Di Pesce e di Uccello
PrzygodoweGrand Cayman, giugno 1847. Durante la ricostruzione successiva all'ennesimo uragano, sull'isola giunge una straniera che ben presto diverrà la nemica contro la quale la Sirena del Mar dei Caraibi dovrà combattere per difendere se stessa e l'arcipela...