50. (PARTE PRIMA)

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Verso sera il vento rafforzò, assumendo le voci di animali che gli indigeni non avevano mai visto, a volte ululando altre ruggendo altre ancora miagolando

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Verso sera il vento rafforzò, assumendo le voci di animali che gli indigeni non avevano mai visto, a volte ululando altre ruggendo altre ancora miagolando. E in quel coacervo di lupi, leoni e lonze, la pirocorvetta imbarcava gli uomini che intendevano ascoltare un consiglio. Per la maggior parte erano bianchi, e fra essi il rappresentante del distretto di George Town e la sua famiglia, composta da moglie e otto figli, e Bodden arrivato da Bodden Town con la sua.

Gli indigeni, di contro, ascoltavano l'avviso elargito dal palco del Tribunale dallo stregone che, agitando le braccia, mostrava il disegno e chiedeva a tutti di chiudersi nelle baracche.

Dopo averlo rivolto in ogni possibile direzione, lo stregone chiese a Sambo le spine che aveva raccolto strada facendo e inchiodò il disegno alla bacheca di legno dei bianchi. «Guardate la sacrificata che la Signora dei Caraibi ha scelto per placare l'uragano!»

Ed essi rividero, dopo mesi, il volto dell'uccello che terrorizzava le notti.

Dal tetto della chiesa, la Sirena Alata guardò la pirocorvetta su cui salivano, in fila ordinata, figure bianche che le ricordarono i cortei della festa di Antesterione.

Ignari di cosa stesse succedendo nell'East End e nel North Side, gli indigeni udirono la Sirena Alata intonare un canto lugubre che non impediva loro di muoversi. La voce si spinse nelle orecchie, si allungò attraversando il canale uditivo e rimbalzò sulla membrana timpanica, si divise e penetrò ad acuire i sensi; non parlava l'idioma dell'arcipelago, usava la comunicazione universale delle immagini che suscitava nelle menti.

Kyriake mostrò agli abitanti di Grand Cayman secoli di soprusi: campi di battaglia su cui onde di falangi informi avanzavano e indietreggiavano per lasciare a terra i detriti; uomini imprigionati coi ceppi, frustati e smembrati, uccisi e appesi in gabbie di ferro. Masse di greci, macedoni, tebani, spartani, romani, bizantini, ottomani, re e comandanti, soldati, schiavi, barbari; i falò di polemos* continue, non appena se ne estingueva uno se ne riaccendeva un altro, sciarade indistricabili.

Lei era figlia della dannazione che pervadeva la storia ellenica, un accanirsi continuo, il coraggio della resistenza. Con il canto funebre, che sostituiva immagini alle parole, avvelenava gli animi dei discendenti di quell'Africa che non distava molto dalla Grecia e ne plasmava la volontà secondo i dettami della statis**.

Gli indigeni erano coppe in cui lei versò il nettare fino a farlo debordare. Allora, come era accaduto ore prima nell'East End e nel North Side, i caribi e i negri che guardavano i bianchi fuggire senza pensare di loro alcunché, li videro nelle spoglie di nemici naturali che li avevano comandati fin dal loro arrivo e si erano presi ogni vitalità dai corpi e la linfa della terra, li avevano privati di tutto ciò che era loro secondo un patto mai siglato né sottoscritto.

Gli indigeni si scoprirono intelligenti e pieni dell'ardore che la Sirena Alata aveva insufflato, lo stesso degli antichi guerrieri sepolti e scordati e dei nuovi rivoluzionari di cui lei aveva divorato gli intestini.

Di Pesce e di UccelloDove le storie prendono vita. Scoprilo ora