29. (PARTE TERZA)

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La foresta non era una giungla, ma ne aveva le medesime caratteristiche asfittiche e smarrenti

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La foresta non era una giungla, ma ne aveva le medesime caratteristiche asfittiche e smarrenti. Uno dei due caribo accompagnava Young e Avery nelle svolte.

Gli uomini percorrevano una passerella di legno, stretta, precaria, scivolosa, costruita dagli schiavi per evitare i pericoli degli acquitrini. Il percorso aveva l'aspetto di un cunicolo e Avery riconosceva la voce dell'acqua, quando scorreva e quando era strozzata da un restringimento. I ciottoli bianchi e la terra umida scricchiolavano e cedevano alternativamente sotto gli stivali quando la passerella si interrompeva.

«Quest'anno è piovuto poco e in alcuni tratti, dove non giunge la marea, la terra è secca e si può camminare» disse Young. «Il clima è matto. L'anno scorso qui era tutto sott'acqua, tre piedi di mare.»

A volte il giovane caribo agitava il coltello e recideva i rami penzolanti che ostruivano il passaggio.

Avery aveva la sensazione di essere seguito e si attardava a osservare i giochi di ombre nel bagliore offuscato o sul pelo dell'acqua. Rane rosa o dal dorso maculato producevano rumori balbettanti fra le radici delle mangrovie.

Dopo diverso tempo, la foresta cedette alle wetland dove il sentiero si perdeva e diventava invisibile.

«Fate attenzione, capitano, guardatevi i piedi. Potremmo trovare serpenti sia sulla terra che negli stagni.»

«Pensavo ai coccodrilli. Serpenti? Sono velenosi?»

«Alcuni dicono di sì, altri di no. Nessun naturalista li ha ancora catalogati. Magari lo farà quello che è arrivato sull'isola a luglio.»

«Signor Young, stiamo camminando da un'ora» disse Avery. Aveva guardato l'orologio e lo stava rimettendo nella tasca della giacca. Pensava a Lennox e ai suoi marinai. Non aveva incontrato nessuno di loro. Temeva, sperava e imprecava in silenzio seguito da stormi di insetti.

«Mi auguro che non si siano perduti. È difficile muoversi nella zona umida centrale per chi non c'è mai stato. Lo state vedendo da voi. Inoltre gli uragani alterano la topografia dell'isola, e ogni anno successivo alla tempesta dobbiamo ripristinare o cambiare i percorsi.»

«Il Comandante dei Fanti ha assicurato di conoscere una via, la usò per un'esercitazione.» Quando i soldati del Forte non erano topi grassi da cambusa.

Il sentiero costeggiò uno stagno da cui fuoriuscivano tronchi spezzati di alberi morti. Avery stritolò una zanzara nel pugno. Di fronte s'ammassò un'altra foresta.

«Vedete laggiù in fondo a sinistra? È una delle mie piantagioni di caffè, l'unica delle tre che è stata risparmiata, e questo è il sentiero per arrivarci. I lavoratori passano di qui e là dentro hanno trovato il cadavere.»

Entrarono nella foresta di mogani e bottonwood e proseguirono fino a che scorsero tre o quattro figure. Il signor Young fermò l'avanzata e disse al giovane caribo di andare a sincerarsi dell'identità delle figure. «Io e voi nascondiamoci nei cespugli.»

Avery attese accosciato fra le felci, recuperando un'ora che aveva scordato in una marcita spagnola con una graziosa ragazzetta e suo fratello il pescador. Era un allievo intraprendente che non badava alle barriere linguistiche. La ragazzetta voleva mostrargli un nido di anitre selvatiche, chissà perché aveva pensato che un giovane marinaio inglese potesse trovarlo interessante. Ma l'unica cosa che voleva fare Avery era sollevarle la gonna sulle gambe abbronzate e selvatiche. Scosse la testa.

Il caribo tornò accompagnato da Markin, che sul viso aveva la patina lucida del pianto.

«Signore, è Sullivan.»

Avery chiuse gli occhi e si trasse in piedi. Respirò a lungo, quasi che il suo stesso fiato gli fosse di conforto. Procedette con Markin, e più si accostava più divenivano chiari la giubba rossa di Lennox e i tratti di Babcock e Fuller.

Il cadavere era stato coperto con un telo. A vegliarlo era rimasto un negro scuro, uno degli africani di prima generazione importati sull'isola come cavalli o tè.

Avery si chinò, abbassò il telo con il garbo con cui avrebbe tirato indietro un lenzuolo e osservò lo scempio che la sirena aveva fatto di un viso una volta umano, non attraente ma comunque umano, di cui aveva annientato l'identità. «Come sapete che è lui?»

«Il dito indice, signore. Ha il tatuaggio dell'àncora e sul braccio il nome della moglie» disse Markin.

Al pari degli altri, a Sullivan era stato frugato il ventre e il cadavere lasciato aperto per le formiche che, sebbene scacciate in continuazione, l'avrebbero percorso e smontato fino a quando non fosse stato sepolto.

Avery recitò una preghiera per i defunti, stralci dei funerali che ricordava di aver celebrato in mare, e si rivolse a Lennox che, con lo sguardo grave rivolto a terra, non parlava. «Avete trovato altro?»

«Fuller.»

Il fante fece un passo avanti e mostrò ad Avery la tela strappata della fiamma inglese sporca di terriccio e sangue. «Era vicina al corpo. Lui», indicò l'africano, «ci ha detto che non l'hanno toccata, temevano un feticcio maledetto.»

«Intendo riportarlo sulla nave e seppellirlo in mare, signor Young.»

«Come volete, capitano.»

«Signore, c'è dell'altro» continuò Fuller. «Nel tratto di foresta esaminato – abbiamo notato dei rami spezzati e delle foglie verdi che pensiamo non siano cadute naturalmente – abbiamo rinvenuto delle borre.»

«Non capisco.»

«Mio padre è un ornitologo, signore, mi ha insegnato a distinguere le feci e le borre dei diversi uccelli. Una borra è lo scarto non digerito di un rapace.»

«State dicendo che è merda di sirena?»

«No, signore, esce dalla bocca. È... come posso dire? Vomito.»

«Un rigurgito solido?»

«Per quanto incredibile possa essere è così.»

Avery si stropicciò la bocca. «Markin, Babcock, prendete Sullivan. Torniamo alla nave, dovremo rivedere i piani. Signor Young, dica ai suoi cari e ai lavoratori di non uscire nei prossimi giorni.» Si attendeva proteste, le rimostranze meschine di un proprietario terriero a cui piaceva passare in rassegna le monete, e rimase stupito dall'arrendevolezza del rappresentante del North Side.

«Diramerò un comunicato, capitano. Grazie.»

Di Pesce e di UccelloDove le storie prendono vita. Scoprilo ora