«Dovete darmi la custodia e la pistola, Kozlov.»
«Certo.»
Il russo si levò dalla poltrona di rafia per andare a una mensola. Prese una cassetta di legno e la porse al nocchiere, il cui braccio fremeva quando l'afferrò e aprì il coperchio per un controllo sommario.
Bolton vide la pistola, l'estrattore, il calcatoio, il portapolvere, il puliscifocone e un sacchettino. Avrebbe voluto ripetere quanto gli dispiacesse, l'unica frase che gli era uscita attraversata la soglia, a cui aveva pensato nei minuti occorsi dalla spiaggia a una casa che pochi giorni prima i tre ufficiali dividevano in un'atmosfera di serenità.
«Dentro ci sono i proiettili» disse Kozlov, e indicò il sacchettino. «La pistola è scarica. Controllate che sia a posto. Non l'ho toccata. Spero mi crediate.»
«Neanche a dirlo che vi credo.» Bolton aveva cercato di dissuadere il capitano dall'istante successivo alla fine della comunicazione.
Aveva avuto gli occhi altrove, Avery, e la voce non aveva contenuto appigli. Il silenzio del quadrato aveva accresciuto lo sgomento dei presenti, si sentivano divorati dall'interno da una volontà invisibile che schiacciava, torceva e faceva pulsare i visceri.
È spaventoso come la vita cambi in un niente, pensò il nocchiere. Rivide i suoi figli e sua figlia e le sere d'estate in cui cenavano insieme, le finestre aperte sul giardino e la cancellata ricoperta di clematidi. Gran Cayman era e sarebbe sempre stata un'isola che chiedeva più di quanto avrebbe mai dato. Gli inglesi avrebbero dovuto lasciarla agli spagnoli o a chi diavolo l'avesse voluta.
Kozlov notò che il nocchiere aveva gli occhi lustri. Non poteva dirgli di non angustiarsi, non sarebbe stato corretto e non avrebbe insufflato nella frase la giusta dose di emozione. Si era ritirato dentro uno spazio che aveva vuotato da ogni collera, ripensamento, rammarico e tristezza e aveva deciso di restarci fino al giorno stabilito. «Mi farete da secondo? So che non ho il diritto di chiedervelo. Non so nemmeno se il capitano ha avanzato la proposta prima di me.»
«In realtà non parliamo, a parte gli ordini inerenti al governo della nave.» Il nocchiere fece vagare lo sguardo per trovare una sedia e Kozlov gli lasciò la sua per gentilezza, quella cortesia a cui mai avrebbe mancato. «Siamo una ciurma di ammutinati. Non l'ha espresso chiaramente, ma so che è così.»
«Non si può biasimare.»
Il Vento leggero da est entrò dalla finestra e i due ufficiali si volsero.
«Ha comunque deciso con chi si presenterà?»
«Prima che ancorassimo a West Bay, ho visto il signor Lennox andare e venire dalla cabina. Credo che l'abbia domandato a lui.»
Il Vento si sparse per la casa senza gettare a terra alcunché.
Bolton si asciugò il viso dall'umidità di marzo passandosi il fazzoletto sugli occhi in un gesto naturale. «Avete deciso dove volete che avvenga?»
«Mi è stato lasciato l'onore, come da consuetudine.»
«Allora perché avete permesso a lui di scegliere l'arma? Era un vostro diritto.»
Kozlov prese dal tavolino una busta. «Ho optato per Smith Barcadere.»
«Potrei sapere il motivo?»
«È un luogo deserto e c'è una foresta molto bella.»
«Nessuno verrà a interrompervi. Ditemi, avete scelto Smith Barcadere per la Sirena?»
Le labbra di Kozlov si tirarono in un sorriso lieve.
«Vorrei poter invertire quello che abbiamo cominciato. So che non servirebbe, era inevitabile. Eppure se vi guardo, se guardo il capitano, due giovani di valore e uno di voi...» La voce di Bolton si spense.
Kozlov non aveva cambiato espressione, impediva al significato delle parole di diventare altro che suono nelle orecchie. Il nocchiere parlava con lui come centinaia di volte aveva fatto, con un tono didascalico e piacevole. Un grande meteorologo, un uomo debole e giusto.
«Sono andato da un notaio dell'isola per il testamento. Vorrei che lo conservaste, e se dovessi essere io, fatelo consegnare alla mia famiglia. Ho scritto l'indirizzo sulla busta.»
Bolton aveva assistito a un altro duello in gioventù e il destino si era preso il suo amico. Un valente studioso di idrografia. Maledisse le canaglie che vivevano cent'anni. Sapeva quali fossero le regole di un duello d'onore, il comportamento da tenere, ma un tale peso! Avrebbe voluto batterli, quei due giovani, nel modo in cui sculacciava i suoi ragazzi. «Vorrei non rispettare la vostra autorità. Mi permetterei di chiamare i Magistrati dell'isola e mettervi in prigione, se potessi fermarvi. Ma so che trovereste altre vie illegali per morire.»
«Per favore, Bolton.»
Il nocchiere si alzò ed ebbe un capogiro. Si sorresse al bracciolo, tossicchiò e tese la mano al russo. «A dopodomani.» Avrebbe voluto gridare a Kozlov di fuggire, che era l'isola a intossicare le menti. Lo avrebbe aiutato, ospitato, coperto. Guardò il sorriso vacuo sospeso sulle labbra del secondo ufficiale e lo lasciò solo in una casa vuota.
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Di Pesce e di Uccello
AvventuraGrand Cayman, giugno 1847. Durante la ricostruzione successiva all'ennesimo uragano, sull'isola giunge una straniera che ben presto diverrà la nemica contro la quale la Sirena del Mar dei Caraibi dovrà combattere per difendere se stessa e l'arcipela...