9. (PARTE PRIMA)

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MacMourrog, le mani sui fianchi e una giacca blu per imitare la divisa della Marina Britannica, osservava con il sorriso sulle labbra la grossa nave ormeggiata con molteplici gomene puzzolenti alla banchina del dock della Thames Ironworks and Shipbuilding Company. Gli operai stavano ultimando il ponte, che era stato rialzato di qualche pollice per alloggi più comodi ma soprattutto per dare stabilità in condizioni di brutto tempo – uragani – ed evitare il traversamento dovuto all'accumulo di acqua intrappolata dalle impavesate.

Cristoforo tremava ogni volta che posava gli occhi sullo scafo di lastre di rame e legno e pensava alla parte che conteneva la motrice a vapore Penn & Sons a due caldaie, la propulsione che muoveva l'elica. L'unico particolare a rassicurarlo che fosse una nave e non il parto della mente di un allucinato erano i tre alberi a vele quadre.

La pirocorvetta era più lunga della fregata: la prima volta che il primo ufficiale aveva portato l'equipaggio ridotto a bordo, per capire a che punto fosse lo stato dei lavori, Cristoforo era arrivato all'incirca a metà, nei pressi del fumaiolo, poi le gambe non l'avevano retto ed era corso giù dallo scalandrone per rifugiarsi sulla banchina.

MacMourrog, invece, non riusciva a nascondere la felicità, legata alla riconferma del ruolo e in parte alla pirocorvetta.

Cristoforo gli disse: «Con rispetto, signore, non posso governare una nave del genere.»

«Ci riuscirete, Cristoforo, siete il figlio della nostra gloriosa marina. Figlio adottivo, ma sempre figlio! Ha un timone, non avete forse visto la ruota? Non cambierà nulla. Ci stiamo addestrando per poterla usare al meglio, il progettista non ha dubbi sulla facilità di manovra. Al gran lasco o di bolina andrà veloce la mia piccolina!»

Un uomo giulivo era un uomo pericoloso, Cristoforo ne aveva visti molti come lo scozzese, ubriachi di distillato o soddisfazione non faceva differenza. Gli uomini che perdevano il freno trascinavano chi stava loro vicino. Era successo con il capitano Avery e si era ripetuto con Evans.

Il timoniere si chiese cosa l'avesse trattenuto dal farsi arruolare su una nave vecchia e rassicurante. Dopo notti insonni a rigirarsi in un letto di ferro, l'aveva capito. Il sangue lo chiamava verso Grand Cayman, la sua terra. "Il sangue è una bussola e sa dove portarti", dicevano i suoi antenati.

«Signore, non possiamo acquistare un'altra fregata e annullare il contratto? Ce ne sono di belle nella Marina, nessuno ne avrà a male se il capitano Avery avanza una proposta.»

«Io credo che essere arditi sia un dovere. Ci viene offerta una possibilità irripetibile, provare il futuro. Dobbiamo portare il progresso nel mondo. Anche di fronte alle locomotive vi furono pavidi che si rifiutarono di salire e continuarono a usare le carrozze e a vivere di disagi.»

MacMourrog rivolse gli occhi scuri e lustri alla pirocorvetta, annusò l'odore di vernice e di pece, alle sue narici un olezzo sublime, e accolse nelle orecchie il rumore assordante dei martelli.

Blight, poco discosto, intimò a Cristoforo di tacere nonostante la pensasse come lui. Non fidava nella modernità, non dopo che un suo conoscente era scoppiato mentre provava una carrozza con la caldaia innestata. Nell'iride azzurra già galleggiavano le fiamme che avrebbero avvolto la pirocorvetta prima dell'esplosione fatale che avrebbe scaraventato ufficiali e marinai in aria, pezzi di pane per le oche. Restava solo da decidere il luogo, a nave appena varata nella foce di Bow Creek o magari alle Cayman.

Cristoforo non osò ribattere al divieto del superiore. Pensò al fracasso della nave che avanzava con l'elica propulsiva e si chiese quale punizione la Sirena avrebbe inflitto all'obbrobrio che violava il suo mare.

I tre pensavano a cose diverse, inerenti all'unica preoccupazione attuale, quando Blight intravide Abel, il timoniere della lancia, venire verso di loro con i calzoni della divisa marinara della rivista generale.

«Ci diamo alla vita dissoluta vestito da figurino, eh Abel? Ansioso di tornare sul graticcio?» Il nostromo mosse il mento. «E non pensare che la modernità ci privi di secoli di ottime consuetudini. Il graticcio ti attenderà al solito posto, fra l'albero di trinchetto e di maestra.»

Abel si accostò meno spavaldo e curvo. «No, signore, sarebbe che non faccio proprio la vita ricca. Né io né i compagni. Aspettiamo il capitano che ci porti via da qui. Londra non è una bella città.»

«Lo era finché non avete finito le sterline. Il chirurgo vuoterà le ampolle per curarvi la sifilide papulosa prima d'aver raggiunto le Azzorre.»

«No, signore, con rispetto parlando. Siamo stati attenti. Cappotti inglesi e lavaggi frequenti. Ma ero venuto per voi. Mi manda Parker, che ha visto il signor Kozlov e il capitano Avery alla stazione di London Bridge.»

«Sono arrivati? Vuol dire che l'ha trovato.»

MacMourrog si volse. «Di cosa parlate?»

Blight rispose con deferenza: «Hanno avvistato il capitano alla stazione di London Bridge. Presumo che verrà a vedere la nave nel pomeriggio.» Si rammaricò che sul ponte vi fosse la gazzarra di un cantiere. Detestava quando niente era in ordine, gli veniva la smania di bastonare gli operai a vedere le belle gomene calpestate e sfatte dai mucchi spiraleggianti in cui le aveva abbisciate la prima volta che era salito a bordo. Fortuna che quei bifolchi hanno terminato il calafataggio, e sartie e stralli sono al loro posto, anche se non sono convinto delle manovre correnti in fil di ferro dei fusti.

«Ne sono lieto. Sarà meglio radunare gli uomini, signor Blight.»

«Aye, signore. Dove volete che sia il ritrovo?»

«Qui sulla banchina di Blackwall, mi pare ovvio. L'importante è che siano puliti e in ordine.»

Abel trasecolò e scosse le mani nelle tasche. Alcuni suoi compagni si stavano riprendendo dalla gozzovigliata notturna alla taverna e il gabbiere Burns era andato a farsi rattoppare all'ospedale navale: per sfuggire a un creditore si era chiuso in una botte e lasciato rotolare per una via fintantoché aveva sbattuto contro una casa. Un altro, il marinaio gallese del castello di prua Hier, era nascosto in un bordello: aveva avuto da ridire con alcuni soldati dell'Artiglieria Reale di stanza a Woolwich Common.

«Hai sentito, Abel. Vai dai tuoi compagni e avvertili che il capitano Avery passerà in rassegna l'equipaggio oggi alle... quando, signore?»

MacMourrog si grattò il naso. «Cinque? L'ora del the?»

«Alla terza ora della prima comandata, Abel. Dì loro che chi non si presenterà sarà lasciato a terra. E che chi si presenterà senza la dotazione navale sarà il primo sulla lista.»

Di Pesce e di UccelloDove le storie prendono vita. Scoprilo ora